IL SISTEMA DI POTERE DI VENEZIA STA CROLLANDO, IL SINDACO DELLA CITTÀ LAGUNARE, LUIGI BRUGNARO, SI PARAGONA A CRISTO: “SONO PRONTO ALLA MIA VIA CRUCIS, QUALCUNO STASERA GRIDERÀ BARABBA”
IL PRIMO CITTADINO È INDAGATO PER LA TRATTATIVA SULL’AREA DEI PILI, DI SUA PROPRIETÀ, AL MAGNATE DI SINGAPORE CHING CHIAT KWONG, ANCHE LUI ISCRITTO NEL REGISTRO… IL MILIARDARIO AVREBBE PAGATO 73MILA EURO DI CONSULENZE INESISTENTI ALL’ASSESSORE BORASO (CHE SI È DIMESSO) PER L’ACQUISTO DI PALAZZO PAPADOPOLI
“Sono pronto alla mia Via Crucis”. Così ha affermato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, con indiretto riferimento all’inchiesta per corruzione in cui è indagato, aprendo stamane il Consiglio della città Metropolitana, convocato a Ca’ Corner.
Il magnate di Singapore, l’uomo nuovo di Venezia, il grande investitore che voleva conquistare la città passando dal progetto avveniristico dei Pili, l’area di proprietà del sindaco Luigi Brugnaro, è finito nel registro degli indagati della Procura di Venezia. A Ching Chiat Kwong contestano la somma di 73 mila euro che è stata versata sui conti della società dell’assessore Renato Boraso per l’acquisto di Palazzo Papadopoli.
Somma giustificata da fatture per consulenze che gli inquirenti ritengono inesistenti. «Veniva corrisposta a Boraso da Claudio Vanin (il grande accusatore, ndr), su indicazione di Lotti (Luis Lotti, il manager italiano di Kwong, ndr)», scrive il gip nell’ordinanza che ha portato in carcere Boraso e un imprenditore e altri sette ai domiciliari.
Nel frattempo Boraso ha rassegnato le proprie dimissioni da assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, come aveva anticipato il suo legale Umberto Pauro. E oggi, all’interrogatorio di garanzia (non sarà presente il gip di Venezia Alberto Scaramuzza, ma un giudice di Padova) l’ormai ex amministratore pare intenzionato ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Come pure gli altri indagati che saranno sentiti in giornata.
A partire dall’imprenditore Fabrizio Ormenese, in carcere a Venezia. Proseguendo con Daniele Brichese, legale rappresentante della Tecnofon, l’azienda che si era aggiudicata gli appalti per l’efficientamento energetico delle scuole della Città metropolitana e che, in cambio degli aiuti di Boraso, avrebbe versato diecimila euro l’anno e il 4 per cento di ogni gara vinta. Sempre oggi sarà sentita Alessandra Bolognin, la funzionaria della società pubblica Ive, ai domiciliari perché avrebbe favorito gli imprenditori «amici» dell’assessore, pur nutrendo forti dubbi, come avrebbe riferito dopo aver assistito a una richiesta di pagamento di 40 mila euro in due trance.
«Boraso è assessore alla Mobilità ma fa il mediatore immobiliare di fatto», dice intercettata spiegando di avergli espresso la sua contrarietà. «Ma Renato, non puoi, gli ho detto», si confida al telefono. Anche lei dovrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Anche perché non ha avuto il tempo materiale di leggere gli atti dell’inchiesta
(da Corriere della Sera)
Leave a Reply