IMMINENTI LE DIMISSIONI DI SCAJOLA: BERLUSCONI HA FRETTA E PENSA GIA’ ALLA SOSTITUZIONE
PER IL PREMIER “LA SITUAZIONE E’ DIVENTATA DIFFICILE”, ANCHE “IL GIORNALE” SCARICA IL MINISTRO…SUL SITO DEL PDL, LO SFOGO DEI MILITANTI: “E’ TEMPO DI FARE PULIZIA, SE NE VADA”… I FINIANI INCALZANO, TREMONTI GONGOLA….I NOMI DEI SUCCESSORI
“La situazione è diventata difficile: la casa è un bene che colpisce molto l’immaginazione della gente”: il premier in queste ore, probabilmente con i sondaggi in mano, sta orientandosi per “accettare” le dimissioni di Claudio Scajola, coinvolto nello scandalo dell’acquisto dell’appartamento romano.
Vi sono segnali precisi in tal senso: i titoli de “il Giornale” e di “Libero” di stamane, dove si invita bruscamente Scajola “a chiarire o a dimettersi”, i colloqui riservati di Berlusconi con i potenziali sostituti, il popolo del web di “Spazio azzurro” dove trovano sempre più eco gli inviti: “si dimetta e si faccia processare, non si possono accettare posizioni equivoche”, le pressioni dell’opposizione, ma anche quella dei finiani, la presa di distanza dei leghisti, il silenzio di Tremonti e di molti ambienti pidiellini.
Lo stesso Scajola oggi non presenzierà a Genova,a fianco di Napolitano, alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ma avrà un faccia a faccia con il premier a Roma, dopo essere rientrato dalla Tunisia.
A poco è servita la dichiarazione di Anemone di ieri: “non ho pagato nessuno”, per una semplice ragione: fino ad oggi, nonostante una montagna di accuse per i lavori del G8, Anemone ha sempre negato tutto, anche l’evidenza, rientra nella sua linea difensiva.
In compenso sono cinque i testimoni che, con dichiarazioni convergenti persino nei dettagli e formulate in tempi diversi, sostengono la tesi dell’esistenza degli ottanti assegni per 900.000 euro versati a titolo gratuito a Scajola, per l’acquisto dell’appartamento di via del Fagutale.
Ieri infatti si è aggiunta la conferma della presenza di Luca Trentini, direttore della filiale della Deutsche bank di Largo Argentina al momento della firma dell’atto.
Si tratta della Banca dove sono stati emessi gli 80 assegni: che altro senso avrebbe avuto la sua partecipazione all’atto notarile, visto che il mutuo “ufficiale” di 600.000 euro del ministro era stato acceso con San Paolo Imi ? Di fronte a queste precise e documentate contestazioni (sono stati pubblicati persino le fotocopie degli assegni), Scajola vorrebbe rinviare le sue spiegazioni al 14 maggio, dopo essere stato ascoltato dal giudice.
Ma Berlusconi non si può permettere altri 10 giorni di questo clima di accuse e il ministro non pare in grado di fornire una spiegazione plausibile.
Poi il premier è sotto pressione non solo dall’opposizione: i finiani incalzano sul decreto anti-corruzione, i leghisti sono seccati, molti pidiellini sono sconcertati.
Per non parlare dell’avversario storico di Scajola, Giulio Tremonti, che non rilascia certo attestati di solidarietà .
C’è chi ha pure insinuato che la Guardia di Finanza che ha scoperchiato il caso, dipende non a caso da Giulio Tremonti.
Siamo al “redde rationem”, insomma, e già si fanno i nomi dei successori: in pole position Paolo Romani, uomo di fiducia del premier e attuale sottosegretario allo sviluppo economico, ma anche Guido Possa, amico d’infanzia di Berlusconi, docente in controllo dei reattori nucleari al Politecnico di Milano, e pure Giovanni Cantoni, presidente della Fondazione Fiera di MIlano e attuale senatore.
La vicenda Scajola pare ormai arrivata all’ultimo capitolo: non si può aspettare che da “persona informata sui fatti”, tra dieci giorni Scajola si ritrovi ad essere imputato.
L’elettorato del Pdl non capirebbe il ritardo, necessita una decisione.
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