I “BAMBOCCIONI” SONO 7.144.000: RESTARE CON PAPA’ E’ UN LUSSO O UNA DISGRAZIA?
SIAMO IL PRIMO PAESE EUROPEO CON IL PIU’ ALTO NUMERO DI FIGLI MAGGIORENNI CHE VIVONO ANCORA IN FAMIGLIA….IL 47,4% LAVORA, IL 31,6% STUDIA , IL 18,2% E’ DISOCCUPATO… SONO IL 65% DEI GIOVANI TRA I 18 E I 34 ANNI AL SUD E IL 54,1% AL NORD…IL PROBLEMA DEL LAVORO PRECARIO E DELLA CASA
E’ di qualche giorno fa la sentenza di un giudice di Padova che ha “sfrattato” di casa una donna di 38 anni, con un lavoro part time, dando ragione ai pensionati genitori veneziani che non ne potevano più di una convivenza forzata, puntellata di continue liti ed incomprensioni, con una figlia più che maggiorenne.
La “bambocciona” giustificava la permanenza in casa con il magro guadagno che non le permetteva certo un affitto.
Alla fine il giudice ha fatto valere l’art. 342 del codice civile che parla di fatti che “pregiudicano gravemente libertà o integrità fisico-morale di uno dei membri del nucleo familiare”.
Secondo un legale esperto in questo genere di cause, “i genitori non sopportano più questi figli che passano da un lavoro precario all’altro, ciondolando il resto del giorno per casa e creando una situazione di profondo disagio che va esasperandosi fino a non tollerare più la presenza reciproca”. Ma quanti sono i “bamboccioni” in Italia?
La bellezza di 7.144.000, il maggior numero di figli che vivono ancora in famiglia, tra i 18 e i 34 anni, rispetto a tutti gli altri Paesi europei.
Tra di loro, il 46,4% lavora, il 31,6% figura ancora come studente, il 18,2% è disoccupato.
Le percentuali tra i pari età dicono che rappresentano il 65,2% al Sud e il 54,1% al Nord, quindi i dati sono diffusi in modo abbastanza omogeneo.
Ma se a volte può essere vero che figli quarantenni rivendicano una sorta di diritto eterno a esser mantenuti senza fare nulla, magari al decimo anno fuoricorso, sarebbe un errore imperdonabile cavarsela con questa analisi superficiale e limitata.
Che molti figli passino da un lavoro precario all’altro, pesando a intervallo regolare sulle spalle dei genitori, non è certo una colpa, semmai una disgrazia di cui soffrono per primi proprio i figli.
Non si può negare che il genitore, chiamato ad aiutare questi figli che non ce la fanno a rendersi autonomi, appartiene a una generazione che aveva certamente maggiori difficoltà , ma viveva in un contesto in cui era in grado di affrontarle e superarle.
Una volta studiare era un lusso, ma almeno ben ripagato.
Ci si rimboccava le maniche con la prospettiva di ottenere un domani un minimo benessere.
Oggi si studia perchè, se non fai nemmeno quello, ti precludi ogni opportunità , ma con quegli studi rischi di non farci un bel nulla, perchè tanti sono quelli in possesso dello stesso titolo.
Uno si può anche fare un mazzo così, ma giri spesso a vuoto ed è già tanto che riesci a mantenere te stesso, altro che farti una famiglia.
Non ci saranno in futuro più casette da lasciare ai figli, se ti va bene e non te la sei ipotecata, forse ci sarà quella che ti hanno lasciato i tuoi genitori. Essere bamboccioni non è una scelta comoda, ma uno stato di necessità di cui molti ragazzi e ragazze farebbero volentieri a meno.
Quali aiuti per uscire dal precariato ti offre oggi la società ?
Quali incentivi reali propone il governo per le giovani coppie?
Dov’è finito il piano casa per chi vorrebbe mettere su famiglia?
Di fronte alla macelleria sociale in atto, quali provvedimenti ha preso il governo per dare la speranza di un futuro alle giovani generazioni del nostro Paese?
Liquidare il fenomeno “bamboccioni” con la scarsa voglia di rendersi autonomi vuol dire non avere una fotografia reale dello stato di frustrazione psicologica di tanti giovani italiani che vorrebbero aver diritto a sognare.
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