IN 300.000 AL PRIDE DI MILANO: L’ONDA ARCOBALENO HA INVASO LA CITTA’
“DIRITTI SENZA CONFLITTI”… I BECERI DELLA REGIONE LOMBARDIA AVEVANO NEGATO IL PATROCINIO
Sono migliaia già in partenza al raggruppamento nella zona della stazione centrale ma a ogni incrocio l’onda arcobaleno del Pride milanese si arricchisce di nuovi manifestanti.
Partito dopo le tre del pomeriggio da viale della Liberazione, la parata, che è tornata dopo due anni di stop dovuti alla pandemia, attraversa il centro della città per arrivare all’evento finale con il parco all’Arco della Pace. Secondo gli organizzatori a partecipare alla manifestazione dall’inizio alla fino allo spettacolo finale sono 300 mila persone.
Davanti allo striscione della testa del corteo, che recita «Diritti senza conflitti», il motto scelto per questa edizione, ci sono i rappresentanti delle associazioni, gli organizzatori e anche la delegazione della Regione Lombardia.
Proprio questa partecipazione alla sfilata è stata al centro delle polemiche dopo che il presidente dell’Arcigay di Milano, Fabio Pellegatta, ha annunciato ieri la decisione di negare l’accesso al palco al rappresentante ufficiale regionale, il consigliere Dario Violi, visto anche il negato patrocinio alla manifestazione da parte della giunta Fontana.
«È molto importante essere qui – dice Violi alla partenza del corteo – Le istituzioni quando si parla di diritti devono essere unite, la politica si può dividere ma le istituzioni devono essere presenti», ribadendo che la Regione è mancata per molti anni ma oggi è stata presente come istituzione grazie alla mozione approvata in consiglio regionale.
Accanto a Violi anche i consiglieri regionali del M5s Nicola Di Marco e Simone Verni, primo firmatario della mozione che permetterà l’illuminazione del Pirellone con i colori arcobaleno, e la consigliera del Pd, Paola Bocci.
Presente anche l’europarlamentare del Pd Piefrancesco Majorino che approva la decisione dell’Arcigay di lasciare giù dal palco il rappresentante regionale: «La Regione ha fatto un gioco ambiguo come sempre: da una parte il consiglio regionale che approva la partecipazione alla parata con la mozione a voto segreto, dall’altro la giunta Fontana che nega il patrocinio e gli esponenti della Lega che dicono che per un fatto di decoro delle istituzioni non bisogna essere qui. Non sento nessuna mancanza di Fontana, anzi mi fa piacere che non ci sia».
Per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, la Regione ha però sbagliato a negare il patrocinio al Pride, e si rivolge direttamente al governatore: «Da Fontana ci dividono tante cose, su altre troviamo la formula per lavorare insieme, ma non deve essere un modo di dire. Il sindaco è il sindaco di tutti e probabilmente anche il governatore deve esserlo di tutti».
Al di là delle polemiche politiche comunque è una piazza festosa, piena di giovani. Nicola e Fabio sono una coppia di sedicenni: «È il nostro primo Pride insieme – raccontano avvolti nelle bandiere arcobaleno – oggi è molto importante per noi essere qui, ci siamo fatti forza a vicenda per stare a testa alta contro ogni discriminazione».
Ci sono anche tanti cittadini lombardi che hanno raggiunto Milano per appoggiare le battaglie della comunità Lgbtqi+. Come Aysha, 25enne della provincia di Bergamo, che partecipa alla parata insieme alla mamma Monica e alla zia: «Tutti dovrebbero essere qui per sostenere queste battaglie civili, soprattutto in un paese come l’Italia, che è molto indietro su questi temi».
Tanti i cartelli che appaiono durante la sfilata ma le parole che appaiono di più sono amore e libertà. Alla manifestazione anche il deputato del Pd Emanuele Fiano che precisa: «In Italia bisogna approvare una legge che si chiama Ddl Zan che protegga i membri dell comunità Lgbt dalla violenza omofobia e omotrabsfobica». I Sentinelli di Milano dal loro carro hanno diffuso le risate e gli applausi che si sono sentiti in Senato quando è stato bocciato proprio il Ddl Zan.
(da agenzie)
Leave a Reply