“IN UN CONFLITTO USA-UE RISCHIAMO DI ESSERE IRRILEVANTI PER GLI STATI UNITI E ISOLATI IN EUROPA” – L’AVVERTIMENTO DI PIERFERDINANDO CASINI A GIORGIA MELONI
L’ERRORE DEL GOVERNO SUL CASO ALMASRI (“SBAGLIATO NON PORRE IL SEGRETO DI STATO”) E LA BORDATA A NORDIO: “SI È ARRAMPICATO SUGLI SPECCHI. DA MINISTRO DELLA GIUSTIZIA NON HA ALCUN DIRITTO DI SINDACARE LE DECISIONI DELL’AJA”
Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera, oggi senatore indipendente del centrosinistra, è convinto che il rapporto Meloni-Trump possa essere «un’opportunità» per l’Italia. Ma anche un enorme rischio, se «il credito» che la premier potrebbe avere col tycoon, «ammesso che ce l’abbia davvero», non sarà speso sulla posta giusta.
«Non biasimo Meloni per essere andata a Mar-a-Lago o a Washington. Il punto è un altro: vogliamo essere la quinta colonna di Trump per indebolire l’Europa o utilizzare il buon rapporto che Meloni ha col presidente Usa per farci carico di un neo-atlantismo da costruire nella relazione tra Ue e Stati Uniti?
Stiamo attenti a non trovarci nella terra del deserto il giorno in cui dovesse scoppiare un conflitto vero tra Europa e America, perché saremmo irrilevanti per gli Usa e isolati in Ue».
Presidente Casini, come dovrebbe rispondere la premier alle minacce di Trump sui dazi: ballare da sola, rischiando l’isolamento a Bruxelles, o fare blocco col resto del continente?
«Sui dazi e su tutto il resto, voglio sperare che Meloni non segua Orbán: siamo un grande paese europeo e abbiamo responsabilità a cui verremmo meno. Il mio appello a Meloni è questo: concorra senza esitazioni a tenere in piedi l’Europa, non solo reagendo alle politiche dei dazi americani, ma ponendo la questione delle spese di difesa come elemento della trattativa con Washington».
Lo dice anche al centrosinistra, in larga parte contrario?
«In questa fase c’è un dialogo fra sordi, tra governo e opposizione. Ma non disperdiamo le parole del capo dello Stato. La politica estera dev’essere uno dei pochi momenti di comune intesa. Anche Meloni, che nasce a pane e politica, lo dico in positivo, deve guardarsi dal diventare subalterna ai potentati economici planetari».
Altro terreno di scontro tra Ue e Usa (e Italia) sono le critiche di Trump alla Corte penale internazionale.
§«Per noi è un tema che va molto oltre il caso Almasri. L’amministrazione Trump ha debuttato con una costante ereditata dal primo mandato: la demolizione del multilateralismo. La ragione proclamata è che non funziona, che i suoi organismi, come l’Oms o la Cpi, siano solo lenti carrozzoni.
È chiaro che il multilateralismo sia in crisi, ma questo ci deve indurre a farlo funzionare meglio. Vogliamo davvero essere tra i demolitori dell’ordine internazionale per ricostruirlo su basi nuove? Finiremmo per essere subalterni e irrilevanti».
Su Almasri il governo avrebbe dovuto porre il segreto di Stato?
«Sì ed è stato un grande errore non farlo. Ho visto un insieme di pasticci. Intendiamoci: la politica internazionale non è un pranzo di gala, tante volte per difendere la propria sicurezza, lo Stato deve fare cose non belle.
Ma appunto per questo Meloni doveva porre il segreto di Stato. Invece si sono arrampicati sugli specchi, soprattutto Nordio, che da ministro della Giustizia non ha alcun diritto di sindacare le decisioni dell’Aja».
§Il caso Paragon mette in luce una resa dei conti nell’intelligence, come suggeriva ieri Salvini?
§«Ho un giudizio positivo su Mantovano, persona perbene che conosco da tanto tempo, ma qualche problema ci dev’essere».
(da agenzie)
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