INCHIESTA CORRUZIONE IN SICILIA: “AUTO BLU PER COMPRARSI IL KEBAB, GALVAGNO (FDI) SI DIMETTA”
LA VARDERA, DEPUTATO REGIONALE: “MELONI CITA BORSELLINO MA TACE SE I MAGISTRATI TOCCANO FDI”
L’inchiesta che ha travolto la Sicilia, con il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e l’assessora al Turismo Elvira Amata indagati per corruzione, agita Fratelli d’Italia. Per Ismaele La Vardera, deputato dell’Ars e presidente del Movimento Controcorrente, il quadro è “devastante”. Di fronte al danno di immagine subito dall’amministrazione – dice a Fanpage.it l’ex iena – è evidente che Galvagno “non può più essere credibile” per la successione di Schifani e dovrebbe dimettersi. Nonostante sia Galvagno che Amata siano considerati esponenti di punta di Fratelli d’Italia nell’isola, per ora i dirigenti nazionali del partito – incluso Ignazio La Russa, particolarmente vicino al presidente dell’Ars – hanno preferito non commentare. Il silenzio di Giorgia Meloni “nasconde imbarazzo profondo,
nessuno ha il coraggio di dire che la figuraccia è estrema. Meno male che il suo riferimento era Paolo Borsellino…”
Dall’inchiesta per corruzione che ha coinvolto il presidente dell’Ars e l’assessora al Turismo in Sicilia, sembra emergere una gestione poco trasparente delle risorse pubbliche. Lei cosa ne pensa?
È come se stessimo in questo momento nei peggiori bar di Caracas perché quello che accade al Parlamento siciliano è assolutamente incredibile. Da due anni io denuncio uno svilimento dell’istituzione, deputati che addirittura avevano dato soldi ad associazioni vicine ai propri familiari – io denunciato il caso Auteri – e adesso in questi giorni stiamo mettendo al centro quello che è di fatto un utilizzo assolutamente spregevole della cosa pubblica. Parliamo del presidente del Parlamento siciliano. Le intercettazioni parlano di un’utilizzo improprio dell’auto addirittura per comprare il kebab mandando il proprio autista – questo è quello che viene riportato dalla Guardia di Finanza – assessori regionali, sempre di Fratelli d’Italia, che avrebbero pressato per avere l’assunzione dei propri familiari, in questo
caso il nipote, in cambio di soldi pubblici. Quindi è un quadro devastante. Le opposizioni hanno chiesto compatte le dimissioni di Amata e personalmente, le dimissioni il Presidente Galvagno ma nonostante questo, loro sono lì fermi saldi alla poltrona perché evidentemente c’è una questione morale che in Fratelli d’Italia probabilmente da Napoli in giù non vale. Perché la premier Meloni è sempre molto ferrea sotto questo punto di vista, richiamando la questione morale, che però vale soltanto quando non si tratta di Fratelli d’Italia.
Entrambi gli indagati sono di FdI, Galvagno in particolare sarebbe molto vicino Ignazio La Russa e considerato in lizza per succedere a Renato Schifani nella corsa per la presidenza della Regione. L’inchiesta rischia di travolgere il partito di Meloni?
Al di là della questione squisitamente legale c’è una questione morale ed etica che viene prima a volte in politica, cioè un utilizzo dei fondi pubblici a proprio appannaggio semplicemente per favorire amici degli amici. Questo è quello che viene fuori da questa inchiesta e fa sì che inevitabilmente la figura di Galvagno non può più essere credibile per la successione del
Presidente Schifani. Delfino di Ignazio La Russa, il presidente più giovane del Parlamento siciliano che abbiamo mai avuto, ma certamente l’immagine ne esce in pezzi perché c’è un problema dell’utilizzo della base di quello che potrebbe essere un buon politico, che non dovrebbe pensare minimamente di potere macchiare la propria immagine. E lì invece ci sono ci sono fior fiore di intercettazioni della Guardia di Finanza e ringraziamo la Procura di Palermo, che con coraggio stanno accendendo i riflettori in quello che è un sistema assolutamente opaco della gestione dei soldi pubblici in Sicilia.
Il M5s ha chiesto le dimissioni di Galvagno, mentre Cateno de Luca (leader del partito di cui lei è stato presidente, ScN) ha espresso vicinanza per la gogna mediatica in corso. Anche secondo lei invece, Galvagno dovrebbe dimettersi?
Guardi, innanzitutto sono stato io a chiedere le dimissioni proprio di Galvagno e dell’assessora Amata. Ad oggi resto l’unico deputato all’Assemblea regionale ad aver chiesto le dimissioni del Presidente del Parlamento. Le altre posizioni non mi interessano nel momento in cui noi abbiamo una visione che
è controcorrente, assolutamente in linea con quelli che sono i principi della morale in politica. Non dobbiamo pensare che debba arrivare la magistratura, la politica deve arrivare prima. In questo caso la politica non sta arrivando perché nonostante ogni mattina ci svegliamo con delle decisioni che fanno veramente paura, quelli sono fissi alla propria sedia senza che possa succedere nulla. Al di là dei profili penali che la magistratura avrà modo di applicare, manca proprio la base di quello che è il sistema politico. Perché ripeto, l’utilizzo dell’auto blu per far trasportare i propri parenti – quello che dicono dalla Guardia di Finanza – in giro per la Sicilia o dire al proprio autista ‘ordinami il kebab’ come se l’auto blu fosse Glovo, già questo in qualsiasi Paese del mondo avrebbe portato in teoria alle dimissioni. Invece lì praticamente non succede nulla, sono tutti ben incollati alla sedia.
Finora i big del partito non hanno commentato. Come giudica questo atteggiamento? Si aspettava una reazione diversa da Roma?
Giorgia Meloni negli anni ha chiesto le dimissioni di Ignazio
Marino, della ministra Cancellieri, perché ha detto sempre che la questione morale veniva prima della politica. Il problema però è che in questa storia manca proprio Giorgia Meloni. Non ha fiatato, non ha espresso una parola. Dai leader nazionali di Fratelli d’Italia silenzio totale, quando vengono indagati i due big di Fratelli d’Italia, quelli che sono stati inseriti nel listino da FdI per essere eletti. E il silenzio di Fratelli d’Italia chiaramente fa capire che c’è un imbarazzo profondo e nessuno ha il coraggio di dire che la figuraccia è estrema. Si parla di probiviri, di indagini interne, ma di fatto non è accaduto nulla. Giorgia Meloni in persona in questa faccenda è stata in silenzio. Meno male che il suo riferimento era Paolo Borsellino, che diceva che la politica dovrebbe essere in qualche modo al fianco della magistratura, però vale soltanto quando non si tratta di se stessi. Quando si tratta del proprio partito si è tutti garantisti.
Intanto, come hanno denunciato dal Pd, i lavori dell’Assemblea regionale siciliana sono fermi da oltre un mese a causa dello scandalo. Quali sono le conseguenze di questo stallo per l’amministrazione?
Prima tutto un danno di immagine, di credibilità, di un Parlamento che è già scosso. Il precedente Presidente, ricorderete Micciché, è stato addirittura accusato di aver utilizzato l’auto blu per andare a comprare la cocaina, quindi insomma venivamo da un’immagine già svilente rispetto a quello che era il Parlamento siciliano. Ad oggi c’è un empasse totale perché davanti al fatto che c’è il proprio Presidente indagato per corruzione, un assessore indagato per corruzione, con i siciliani costretti a guardare. Poi ci si chiede perché la non vada più a votare. C’è un immobilismo totale: i problemi dei siciliani, la sanità prima di tutti, la viabilità, i trasporti. C’è una Sicilia completamente indietro rispetto a tutte le altre regioni d’Italia. Questi qua fondamentalmente hanno preso il potere e non vogliono lasciarlo.
(da Fanpage)
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