INIZIATO IL CUPIO DISSOLVI DEL PARTITO DI ALFANO
SELFIE, EPURAZIONI E RITORNI DA SILVIO BERLUSCONI
Cancellato da uno scatto. Anzi, da un selfie.
Twitta l’epurazione Giacomo Bugaro: “Dimissionato per aver parlato con Berlusconi! Ne prendo atto, non pensavo si dovesse chiedere permesso per parlare: sbagliavo! Libertà ”.
Parole forti. Per solidarietà si dimettono un bel po’ di dirigenti di Ncd delle Marche. Volano parole grosse: “Provvedimenti illiberali, intervenga Alfano”.
Il selfie immortala il cupio dissolvi del Nuovo centrodestra.
E allora, ricapitoliamo. Bugaro, coordinatore (ora ex) di Ncd nelle Marche, vicino a Maurizio Lupi, area filo-berlusconiana del partito, giovedì pomeriggio varca il portone di palazzo Grazioli.
Quando esce, su twitter compare un selfie con Silvio Berlusconi.
Poi, in un comunicato, il nostro spiega che è andato a palazzo Grazioli a parlare di futuro del centrodestra e della riunificazione dei moderati.
“Ma come?” “Lui che è un semplice coordinatore?” “Senza autorizzazione dei vertici?” si chiedono i colonnelli di Alfano.
Scatta la tagliola disciplinare, si sarebbe detto una volta. Tradimento, intelligenza col nemico.
Poche ore dopo, il comunicato: “Bugaro, preso atto della richiesta, ha rimesso il suo mandato”. Nel mezzo un incontro col Gaetano Quagliariello, già ministro per le Riforme, già saggio del Quirinale, ora coordinatore del partito.
Da quando è diventato uomo di partito, raccontano i maligni, ha scoperto i metodi forti. Spiega a Bugaro che così “ci metti in difficoltà ” e lo invita a riflettere sull’opportunità che resti “coordinatore delle Marche”.
“Gestione pessima, Bugaro gioca a fare il martire ma le cose non si gestiscono così”: è questa la frase che Alfano ascolta in decine di telefonate.
Accompagnata da quella dopo: “Ce ne siamo andati da un partito padronale e usiamo gli stessi metodi?”.
Il ministro dell’Interno ascolta, sente di avere tra le mani un partito in dissoluzione. Il caso monta. Bugaro, sconosciuto ai più, diventa il martire del giorno. Parla, twitta, si presenta al convegno del Ppe di Perugia dove sono i vertici di Forza Italia: “Sono scioccato dall’espulsione” ripete
Quagliariello, invece, tiene il punto. E posta su facebook un colto richiamo all’ordine. Questo: “Come ci ha spiegato qualche tempo fa Machiavelli, nelle cose della politica ci vuole anche fortuna. Nessuno può essere sicuro che la propria impresa riesca, ma sta a ciascuno affrontarla con dignità . Fin quando sarò io il coordinatore di Ncd, la nostra non sarà mai una storia ‘contro’ ma certamente sarà una storia ‘altra’. C’è chi ha lanciato il concorso ‘torna a casa Lassie’. Chi vuole si iscriva pure, ma sapendo che non è compatibile con l’altra storia che stiamo scrivendo. Bisogna scegliere: o si partecipa al concorso o si vive l’avventura di Ncd. Anche se a volte si tratta di una vita difficile , meglio una vita da cani che una nostalgia canaglia!”.
Il selfie rischia di agevolare l’operazione Lassie, ovvero il ritorno in Forza Italia. “Complimenti, dall’operazione Lassie all’operazione selfie” dicono i critici di Alfano. Ormai parecchi parlamentari di Ncd parlano più con Arcore che con Alfano e Quaglieriello.
Al Senato, come ha scritto l’HuffPost, sarebbero una decina pronti a tornare. Per questo Alfano vorrebbe accelerare sul gruppone centrista, già la prossima settimana, che riunisce Ncd, Udc, Popolari per l’Italia e ciò che resta di Scelta civica.
Avrebbe già tracciato gli organigrammi con il casiniano Giampiero D’Alia capogruppo alla Camera e Renato Schifani alla guida dei senatori.
Un modo per “tenere dentro Schifani” perchè la sua insofferenza è al livello di guardia.
E ha già avuto più di un contatto con Arcore per il grande ritorno.
Il problema è che i capi del centrino sono già in ordine sparso: Casini frena, Cesa accelera, dentro Ncd in parecchi la considerano un’operazione sbagliata.
A partire dall’ala che vorrebbe ricostruire un centrodestra con Berlusconi, ala che fa capo al ministro Maurizio Lupi, al capogruppo Nunzia De Girolamo, al viceministro Casero e alla portavoce Barbara Saltamartini.
Insomma, per sintetizzare: se non nasce il gruppo un pezzo di Ncd, a partire da Schifani, è pronto a tornare da Berlusconi.
Se nasce il gruppo con Schifani e D’Alia ritornano gli scontenti.
Berlusconi aspetta. In attesa del prossimo selfie.
(da “Huffingtonpost”)
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