INTERVISTA A BALZANI, IL TERZO INCOMODO DEL PD EMILIANO: “BONACCINI PENSA SOLO AI SUOI INTERESSI”
IL SINDACO DI FORLI’: “NON VIVO DI POLITICA COME GLI ALTRI: SE PERDO ALLE PRIMARIE VUOL DIRE CHE TORNERO’ A INSEGNARE ALL’UNIVERSITA'”
Fosse un campionato di calcio — come a molti piace considerare la politica in tempi renzisti — il suo nome finirebbe tra le sorprese.
Roberto Balzani, già repubblicano di famiglia mazziniana, poi iscritto al Pd e, alla fine, sindaco di Forlì, si candida alle primarie per la presidenza della Regione in totale solitudine.
Non ha nessuna corrente che lo sostenga, non piace alle cooperative e, soprattutto, non piace nè a Matteo Renzi nè a Pier Luigi Bersani.
È sempre dell’idea di andare a una battaglia quasi impossibile?
Assolutamente si, io non ho nulla da perdere. Non sono come gli altri.
Che vuol dire non sono come gli altri?
Che non vivo di politica. Ho una cattedra all’università , se perdo le primarie torno al mio posto.
È un male vivere di politica?
È il male estremo. Forse non saremmo finiti in questa situazione se non ci fosse stata la politica a mescolarsi con le questioni personali.
Lei descrive il Pd come la peggiore Forza Italia.
Siamo diventati anche questo.
E qual è stato il momento della svolta? Renzi segretario?
Non direi. Semplicemente quando abbiamo smesso di discutere. Quando è iniziata la bufera sui consiglieri regionali, culminata con l’iscrizione al registro degli indagati di Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, avevo chiesto attraverso la federazione di Forlì di aprire un dibattito. Nessuno ha risposto. Lo stesso è accaduto due mesi fa.
Si riferisce alla condanna di Vasco Errani?
Sì, quello è il momento peggiore che il Pd in Emilia Romagna ha vissuto. Non giudico la condotta di Errani che si è dimesso, ma il comportamento partito, tutti hanno preferito reagire personalmente, senza che ci fosse stata una riflessione. Non è da partito sano reagire così, si è perso il senso della politica.
Bonaccini dovrebbe dimettersi?
Non credo per l’indagine o, almeno, non dovrebbe farlo fino al rinvio a giudizio. Dovrebbe dimettersi per la deriva nella quale il partito, in Regione, è finito. Era il segretario regionale e con responsabilità doveva farsi da parte. Ha prevalso la ragione personale. E l’ambizione. Non ha ascoltato interesse politico se non il suo. Imperdonabile.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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