INTERVISTA A PAOLO MIELI: “SERVE UNA SVOLTA MODERATA ED EUROPEISTA, SALVINI E LA MELONI FACCIANO UNA RIVOLUZIONE CULTURALE COME OCCHETTO ALLA BOLOGNINA”
“CAMBINO NOME AI PARTITI E SI ISCRIVANO AL PPE… E SI CANDIDINO A MILANO E ROMA ALLE AMMINISTRATIVE”
“Nella destra italiana ci vuole una rivoluzione culturale che portia una radicale svolta europea e che culmini nelle candidature di Matteo Salvini a sindaco di Milano e di Giorgia Meloni a sindaco di Roma”.
La formula proviene dall’autorevolissima voce di Paolo Mieli, che a colloquio con HuffPost analizza lo stato di salute dei partiti che negli ultimi anni hanno cavalcato l’onda populista e sovranista, suggerendo una via più moderata, che accetti un’Europa post-pandemica che a conti fatti ha ormai perso la sua immagine, dal punto di vista del popolo di destra, di “matrigna col dito indice puntato sui conti pubblici degli Stati membri”, per trasformarsi in una “zattera in cui rifugiarsi” di fronte alle emergenze e al destino avverso.
L’ex direttore di Stampa e Corriere della Sera sostiene che sia necessaria una svolta coraggiosa per i leader di Lega e Fratelli d’Italia, “un po’ come fece Occhetto quando alla Bolognina cambiò nome al partito”.
Niente Stati generali, “niente chiacchiere, come la creazione di uffici politici o segreterie”, così come non funzionano le “spallate”, ma una completa sterzata verso il perimetro liberale, che valorizzi “il patrimonio elettorale ancora intatto” tutelandolo però dagli scossoni di altri eventuali cigni neri, come è stato il virus in questi mesi.
Nella lunga stagione del Covid c’è la necessità nel nostro Paese della presenza di una destra liberale, moderata ed europeista, diversa da quella populista e sovranista?
Io penso che questo anno del Covid è stato un Big Bang che cambia la storia, che la cambia in modo radicale, come Pearl Harbor, il dicembre del ’41, le Torri Gemelle. Sono quegli eventi imprevisti che cambiano la storia e nei cambiamenti l’Europa è un soggetto che cambia radicalmente, cioè da matrigna che sorveglia col dito indice alzato i conti dei Paesi che a essa aderiscono ed è diventata invece una specie di zattera — non di più, eh — dove ci si rifugia e a cui si guarda senza ostilità . Un’entità che lascia liberi i Paesi di spendere i propri soldi ed eventualmente gliene dona anche una parte.
Un cambiamento così radicale, così a U, in pratica non può essere affrontato con un’alzata di spalle…
Certo che no. A me quel che ha colpito di più, una settimana fa, è stata l’astensione della Lega sulla mozione del Parlamento europeo contro Lukashenko. Che senso ha, ce lo hanno mai spiegato i leghisti, spingersi in putinismo fino a quel punto?
Però anche Berlusconi era amico di Putin.
Molto più amico di quanto lo sia Salvini, eppure la sua politica filo-occidentale è stata sempre a prova di bomba. Nessuna Cancelleria europea si è mai posta dubbi su questo, casomai si sono posti altri dubbi su Berlusconi, ma non quello che non fosse occidentale. Invece sull’atteggiamento di Salvini se lo pongono tutti e fa piacere che oggi anche Giorgetti lo abbia rimproverato pubblicamente. È una questione che può apparire marginale ma non lo è.
Sotto il profilo elettorale, la destra in che situazione è?
La destra italiana non è stata sgominata, è stata sconfitta una certa baldanza, sia di Salvini che di Meloni. Di Berlusconi non parlo perchè è ridotto ai minimi termini.
Ci dica qualcosa di più dei leader di Lega e Fratelli d’Italia.
Salvini e Meloni è la seconda o terza volta che si avviano a elezioni complicate con il grande mito della spallata elettorale. Ora, le spallate si danno alle elezioni politiche, cercare di darle in una Provincia, in un Comune, in una Regione o anche alle elezioni europee sono spallate che vanno interpretate.
Infatti Salvini pensò di averla data con le elezioni europee del 2019, poi si è visto cosa è accaduto.
Io non do consigli, faccio semplicemente analisi, però mi sembra evidente che il mito della spallata è da mettere in soffitta, la riorganizzazione del centrodestra deve essere secondo me più compatibile con il cambio dei tempi.
Più precisamente di cosa si tratterebbe?
Devono fare una rivoluzione importantissima sul terreno della politica internazionale e definirsi con un partito che chieda l’iscrizione al Partito popolare europeo. Insomma, mettersi nel solco dei partiti moderati e conservatori europei e rinunciare…
E l’idea di fare la segreteria nella Lega, di delegare come nei partiti vecchia maniera non è un primo passo?
Si perderanno — poveretti — in mille chiacchiere e si infileranno in cose che non sono mai servite a niente. Non conosco nella storia dell’umanità un ufficio politico, un ufficio di segreteria, un gabinetto di regia che abbia mai cambiato qualcosa. Ha solo rintontito i leader e li ha abituati ad andare per la strada sbagliata. Meno chiacchiere, più letture e l’autoconvincersi che bisogna fare una rivoluzione, proprio perchè hanno un patrimonio elettorale quasi intatto, non hanno perso e non sono stati sconfitti.
Siccome dicono che l’appuntamento decisivo è quello delle elezioni comunali dell’anno prossimo, quale potrebbe essere la mossa più intelligente dei due leader di destra?
Salvini e Meloni dovrebbero candidarsi rispettivamente a sindaco di Milano e sindaco di Roma. Lo facciano fin da subito dentro un contesto di rivoluzione culturale e poi coglieranno i risultati.
Vista così sembra una vera e propria traversata nel deserto a rischio di logoramento di nervi.
Io ricordo che in Francia Jacques Chirac è stato sindaco di Parigi dal ’77 al ’95, quasi vent’anni, e Nicolas Sà¡rkà¶zy è stato sindaco di Neuilly-sur-Seine dal 1983 al 2002. Fare un grande bagno in due città importanti come Milano e Roma significa ovviamente che prima devono fare una rivoluzione culturale, ma questo percorso li può portare da qualche parte, sennò inseguire i miti che hanno inseguito quest’anno, che furono i miti dell’estate del 2019, non servirà a niente. La politica è una cosa complessa, ha i suoi tempi e come acciuffi un’occasione di vittoria allo stesso modo la perdi.
Forse lo dimostra anche l’esperienza di Matteo Renzi, che però il sindaco l’ha fatto.
Lui dimostra che l’accelerazione dei tempi, l’idea della modernità , della velocità che tu acchiappi a quarant’anni l’occasione della tua vita e poi rimani nei successivi quaranta alla guida di uno Stato, secondo me è un’idea sciocca, superficiale e che produce tossicità . Salvini e Meloni devono cimentarsi in una prova concreta che li riguardi in prima persona.
Tuttavia facendo il sindaco un politico non gode delle stesse ‘tutele’, se così si può dire, rispetto a inchieste giudiziarie, di ministri e vicepremier. Non è schermato rispetto a quella che alcuni definiscono giustizia a orologeria.
Capirai che protezioni e tutele, Salvini va a processo il 3 ottobre…
Però facendo il sindaco, soprattutto di Roma, l’esposizione ad attacchi di quel tipo è quasi certo, stando alla cronaca degli ultimi lustri.
I rischi ci sono, ma vanno corsi, inoltre dagli ultimi venticinque anni non c’è una condizione che ti protegga da quel genere di rischi. A Salvini gli capita una clamorosa ingiustizia che viene trascinato a processo senza che il capo del governo a nome del quale si muoveva nelle scelte che ha fatto sia neanche lambito dalle stesse accuse. Anche se rimane segretario della Lega rischia, non è che sta più al riparo. Anche i deputati rischiano in questo Parlamento impazzito in cui nessuno di loro ha corrispondenza con il contesto in cui è stato eletto e quindi nessuno di loro ha garanzie.
Come ci si difende da quei rischi?
Ti difendi meglio se stai facendo una cosa concreta più che abbaiare alla luna, ma viene prima il cambiamento di cui parla Giorgetti. È triste vedere i loro presidenti delle Regioni che dicono Sì al Mes e vedere loro che spalleggiano l’ala più dura dei 5 stelle. Quelle erano idee che erano nate prima del Covid e che ora meriterebbero di essere riviste.
Non è un fatto di coerenza mantenere il punto su quelle idee populiste e sovraniste?
Questa non è coerenza. Se c’è la Seconda guerra mondiale e l’Europa cambia fra il 1939 e il 1945, uno che nel 1945 si riaffacciasse con le stesse convinzioni che aveva nel ’39 non sarebbe coerente ma solo stupido.
Quindi dalla tattica la destra deve passare a una nuova ampia strategia di centrodestra, che tenga dentro tutto il corpo elettorale, dai post socialisti ai cattolici adulti, per dirla con un espediente letterario, fino ai pentiti del Papeete.
Certo. La destra dovrebbe riunirsi, eliminando i personaggi che sono i più connotati da quelle politiche anti-europee e cambiare radicalmente l’atteggiamento nei confronti dell’Europa. Rompere le alleanze con i partiti anti-europeisti che ci sono in Europa e diventare una destra moderna e accettabile. Lo spazio c’è, lo devono fare adesso che hanno ancora il patrimonio prima di averlo dissipato, perchè la via su cui si sono incamminati è una via di dissipazione. Forse tra un anno non lo potranno più fare.
Sulla strada più moderata c’è più Salvini o più Meloni?
Guardando i numeri, Salvini, è a lui che tocca. La Meloni in alcune sfumature sembra più cauta e Salvini più radicale, ma al momento l’idea di un centrodestra guidato da altri che non siano Salvini non ci credo.
Il clima perchè avvenga quale deve essere?
Quello da unità nazionale. Questa legislatura potrebbe saltare per aria per un incidente, anzi, penso che sia probabile che di qui alla primavera prossima salti per aria per un imprevisto, un incidente.
Qualcosa di oltre le beghe politiche, un cigno nero alla Covid?
Esatto. Sicuramente non cadrà per una spallata del centrodestra, ma ritengo probabile un accidente, uno di quelli che cambiano la storia. Non do valore al mio senso delle probabilità , ma sono certo che l’attività della destra per come è impostata adesso non può far cadere il governo.
Viaggiamo ancora con l’epidemia in corso, con l’economia che ne risente. In questo contesto, come lei sottolinea, la destra non può avere lo stesso atteggiamento di prima.
L’elettorato è stato fin troppo generoso, alla lunga se la destra non cambia si genererà sconcerto ad esempio per un partito, la Lega, che si presenta come il partito dell’avventura. E quando il mondo è in emergenza, nessuno si fa affascinare in maniera definitiva dall’avventura.
(da “Huffingtonpost”)
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