INTERVISTA A ROSI MAURO: “MAI PRESO UN EURO, MI INFANGARONO PER COLPIRE BOSSI”
L’EX VICEPRESIDENTE DEL SENATO SCAGIONATA NEL PROCESSO SULLE IRREGOLARITA’ NELLA GESTIONE DEI FONDI DELLA LEGA
La «badante». La «nera». Per oltre due anni Rosi Mauro, ex vicepresidente del Senato, è stata il volto dello scandalo che travolse la Lega di Bossi.
Di più, è diventata il simbolo del malaffare in politica.
Ieri il gip di Milano Carlo Ottone De Marchi ha definitivamente archiviato la sua posizione nel processo sulle presunte irregolarità nella gestione dei fondi della Lega. Rosi Mauro è innocente.
A Il Tempo ha raccontato il suo calvario, la gogna mediatica, il tradimento dei (presunti) amici.
Rosi Mauro, la sua vicenda giudiziaria è terminata. Che cosa prova oggi?
«Sono felice. Ho passato due anni che non auguro a nessuno. Ero sicura che sarebbe finita così e anche chi mi conosce ne era certo. Devo dire, con grande amarezza, che tutto il castello di menzogne è stato costruito dall’interno della Lega, da persone che hanno complottato per ribaltare certe situazioni. In quanto a me, ho continuato a fare la mia vita e a lavorare col sindacato, perchè ho sempre creduto in quel che faccio».
In questo periodo ha ricevuto attestati di solidarietà da esponenti leghisti?
«Il mio rammarico è stato il silenzio di tanti. Non tutti, certo. Alcuni mi hanno chiamato, ma lo hanno fatto di nascosto, perchè avevano paura di esporsi. D’altronde, il coraggio se non ce l’hai… Eppure si trattava solo di un terremoto studiato a tavolino. Oggi posso dirlo con certezza. Volevano far fuori Bossi e ci sono riusciti. Sono state messe in giro schifezze incredibili e anche tanti giornalisti hanno scritto cose indecenti. Prima di distruggere la vita di una persona, bisognerebbe avere l’umiltà di informarsi. Perchè i semplici cittadini non hanno la possibilità di replicare»
Come crede che finirà la vicenda giudiziaria di Bossi?
«Ci sarà il tempo per distinguere il vero dal falso. Io ho smontato punto per punto le accuse. Dicevano che avevo preso 16mila euro dalla Lega e invece erano solo i soldi ricevuti per la vendita della mia auto. Dal partito hanno strumentalizzato le donazioni a un sindacato che loro stessi avevano voluto creare e che erano state fatte tutte con bonifici. Io non ho mai intascato un euro e alla procura ho detto di continuare a controllare il mio conto corrente per i prossimi 30 o 40 anni, tanto non ho nulla da nascondere».
È stata un capro espiatorio?
«Altrochè. La serata delle scope fu memorabile. Volevano impormi le dimissioni dalla vicepresidenza del Senato. Ma io mi opposi. Non perchè fossi attaccata alla poltrona, ma perchè non ne comprendevo il motivo. All’epoca su di me non c’era ancora nessuna indagine. Quella sera qualcuno del triumvirato (Giorgetti, Calderoli e Maroni, ndr) parlava di fare pulizia. Non mi sembra sia successo. Oggi in Lega ci sono tanti che hanno avvisi di garanzia o che sono già stati condannati e sono ancora seduti sulle loro poltrone. È un’ipocrisia».
Maroni l’ha mai contattata in questi anni?
«No. E, conoscendolo dal 1987, neanche me l’aspettavo».
Quanto ha sofferto per le incursioni nella sua vita privata?
«Tanto. Si cerca sempre di spettacolarizzare tutto, ma io non ho mai avuto niente da nascondere. Hanno messo in mezzo il mio caposcorta (Pier Moscagiuro, ndr), ma anche lui ha una vita tranquilla, con una fidanzata che ama. Mi viene in mente un’intercettazione tra due personaggi (Nadia Dagrada e Francesco Belsito, ndr) in cui si parlava di come rovinarmi, di come ridurmi “a non uscire più di casa”. E io non potevo capire da dove arrivava tutta quell’odio. Oggi me lo spiego solo con l’invidia e la gelosia. Ero in Lega dall’87 e sono sempre restata un passo indietro. Sono stata definita un’approfittatrice, si è parlato di cerchio magico, di Bossi, della moglie, ma in realtà ho fatto tanta gavetta, tanti di quei chilometri per i comizi. A Roma neanche volevo andarci, me lo impose Bossi».
Crede non le abbiano perdonato le origini meridionali?
« Alla serata delle scope Maroni urlò: “A capo del sindacato padano vogliamo un segretario padano”. È una risposta».
Cosa pensa della svolta meridionalista di Salvini?
«Sono sempre stata federalista e mai anti-meridionalista, nonostante qualcuno mi accusasse di aver rinnegato le mie origini. Quindi guardo con favore all’idea di Salvini. L’importante è che sia una cosa seria e non boutade elettorale».
Rifarebbe oggi la tessera della Lega?
«È una domanda che non mi sono posta e alla quale non so rispondere. Non ho ancora capito fino a che punto il gruppo di esaltati ed estremisti che ha detto certe cose sui meridionali è isolato oppure ben radicato».
Carlantonio Solimene
(da “il Tempo“)
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