“CENTRO RIFUGIATI AL COLLASSO, NON ABBIAMO NEANCHE L’ACQUA”
IL VERO MONDO DI SOTTO: “QUI A CIAMPINO SI RISCHIA LA RIVOLTA”
L’altra faccia degli affari spietati del sistema “29 Giugno”: “Qui alla Abc rischiamo la rivolta: i 95 immigrati sono allo stremo, non ci sono neanche le medicine. E noi operatori non vediamo lo stipendio da due mesi Immagini lei, a rimanere per colpa d’altri, due mesi senza riscaldamento, e poi pure senz’acqua e senza gas. Mi scusi il termine, ma lei non si incazzerebbe? Ecco, adesso trasferisca questa situazione a un gruppo di immigrati africani che vivono in un centro di accoglienza: il minimo che possa succedere è una rivolta. Così poi passano pure per stranieri violenti che vanno cacciati”.
A parlare è un operatore del centro per richiedenti asilo “Casale dei Monaci” di Ciampino, alle porte di Roma: uno di quelli gestiti dalla Abc, cooperativa del galassia della 29 Giugno di Salvatore Buzzi.
Non vuole uscire dall’anonimato, perchè il diktat arrivato dall’alto è quello di tacere. “Ma come posso tacere, se stiamo parlando della vita di 95 persone? ”.
Intende gli impiegati della cooperativa?
No, noi siamo solo 10. Sto parlando dei 95 uomini, tra i 18 e i 40 anni, che sono ospiti del centro. Sono tutti africani, si sono lasciati alle spalle guerre e torture e sono nel nostro Paese in attesa di asilo politico. Oltre a loro c’è una famiglia egiziana con due minori, tra i quali una bambina di cinque anni.
E cosa sta accadendo?
Ci avevano detto che avrebbero acceso il riscaldamento a ottobre, e invece siamo a Natale ed è ancora tutto spento. Fa freddo. Lunedì scorso ci hanno chiuso l’acqua e da lunedì prossimo, ci hanno annunciato, saremo anche senza gas. Sa cosa significa?
Che il servizio non si può più garantire?
Che le persone non si possono lavare, non possono bere, non possono tirare lo sciacquone quando vanno in bagno. E che l’impresa di pulizie non può pulire. Finora abbiamo provveduto con le bottiglie d’acqua. Il problema è che le stiamo pagando di più.
Vuol dire che dalla cooperativa non arriva più un euro?
Vuol dire che abbiamo finito il fondo cassa da un po’ e che, siccome siamo in amministrazione controllata, anche se con un nuovo Consiglio di amministrazione, fino al 28 dicembre nessuno ha intenzione di far nulla. Noi operatori abbiamo messo mano al portafogli, ma adesso non ce la facciamo più.
Almeno voi siete salvi?
Non riceviamo lo stipendio da due mesi e della tredicesima non si parla nemmeno: parliamo di 1.100 euro al mese con turni di 12 ore, non creda chissà che. Fino al 28 dicembre, quando hanno detto che ci convocheranno, non sapremo se potremo andare a lavorare il primo gennaio. Però, mi creda, la preoccupazione principale è per questi ragazzi. Qui non si tratta di mangiare il panettone a Natale, qui si tratta di mangiare e basta. E pure di curarsi.
In che senso?
Trentatrè degli ospiti hanno contratto il virus della tubercolosi in Africa e, per non ammalarsi, si devono sottoporre a una terapia continuativa per sei mesi. Sono tre settimane che non prendono nulla, perchè non abbiamo neanche più i soldi per le medicine. Alcuni operatori hanno provveduto ai medicinali da banco, pagandoli di tasca propria. Ma, anche se ci spinge una passione immensa per questo lavoro — altrimenti non lo faremmo — non è volontariato.
Salvatore Buzzi era a capo di tutto il sistema. L’ha mai visto? E cosa pensa di lui?
Che deve marcire in galera. Buzzi lo conoscono tutti, si presentava in ogni centro. Prima che venisse fuori questo schifo, pensavo che potesse aver fatto degli impicci, certo, perchè per vincere appalti così grandi devi aver fatto degli impicci. Ma da qua a dire che c’ha gli impicci con Carminati, è un altro discorso. Non è una mazzetta qualunque, qua si parla di terrorismo.
Ed è questo a farle rabbia?
Non solo. Quello che mi fa più schifo è che Buzzi ha sfruttato la sofferenza di queste persone e la nostra passione per il lavoro.
Si è visto qualcuno dei politici qui, da quando è venuta fuori l’inchiesta?
Nessuno. Cgil, Cisl e Uil ci hanno assicurato che faranno il possibile per salvare i posti di lavoro, ma io finchè non vedo qualcosa di concreto non credo più a nessuno. Per quanto riguarda il riscaldamento, per esempio, finora c’è stato solo un rimpallo di responsabilità tra la coop e il Comune di Ciampino. Intanto ai ragazzi abbiamo dovuto dare due coperte ciascuno e qualche stufetta.
E lunedì prossimo, quando non potrete più nemmeno cucinare?
Finora abbiamo detto loro che ad avere problemi con l’acqua è tutta Ciampino, non solo noi. Altrimenti la rabbia, palpabile ogni giorno, sarebbe cresciuta. Lunedì non so proprio cosa ci inventeremo. Il rischio concreto è quello di una rivolta.
Silvia D’Onghia
(da “il Fatto Quotidiano”)
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