INTERVISTA ALLO STORICO FERENC LAZCO: “CON ORBAN IL LATO OSCURO DI ANGELA MERKEL”
“PER 10 ANNI ERA NEL PPE MENTRE FACEVA A PEZZI LA DEMOCRAZIA IN UNGHERIA, DOVE BERLINO INVESTIVA”
Angela Merkel e il Ppe hanno la loro responsabilità nel successo politico del nazionalista Viktor Orban.
“Per un’intera decade Orban è stato membro della forza politica dominante sulla scena europea, mentre faceva a pezzi la democrazia in Ungheria”, ci dice Ferenc Laczo, ungherese, professore di storia dell’Europa all’università di Maastricht, in questa intervista sul futuro della Germania e dell’Unione Europea dopo il voto tedesco del 26 settembre.
La prossima settimana, Lazco sarà in Italia, ospite del Festival dell’Internazionale a Ferrara (2 ottobre).
Il futuro di Orban, ora che non è più membro del Ppe? I sondaggi sulle elezioni del 2022 in Ungheria, danno la coalizione di partiti di sinistra “testa a testa” con Fidesz, ci dice. “Sono cautamente ottimista”, perché da quando ha dovuto lasciare il Ppe, Orban appare “più isolato”, il nuovo gruppo al Parlamento Europeo con Salvini, Meloni e i polacchi del Pis è solo “un suo sogno, non c’è nulla di concreto” e questo gli ha danneggiato “l’immagine” in Ungheria.
Germania al voto domenica prossima, comunque vada è la fine dell’era Merkel. Dalla suo punto di vista di storico ungherese, che giudizio sulla Cancelliera nel suo comportamento verso Viktor Orban e il suo partito nazionalista Fidesz?
Merkel e in generale il centrodestra moderato europeo, il Ppe, hanno sempre cercato di integrare vari tipi di partiti senza guardare troppo ai principi. Era sufficiente che portassero voti e assicurassero al Ppe di restare la prima forza politica nel Parlamento europeo per poter controllare tante nomine europee. Orban ha fatto parte di questa strategia perché Fidesz ha molto consenso in Ungheria, era la quarta forza politica del Ppe. Dunque per un’intera decade Orban è stato un membro della forza politica dominante sulla scena europea mentre faceva a pezzi la democrazia in Ungheria. Merkel e tutta l’elite tedesca hanno usato questi metodi per gestire la politica europea e creare un grande ombrello di centrodestra il più grande possibile. Adesso Orban non è più nel Ppe ma è importante ricordare quello che è avvenuto negli ultimi dieci anni. Per Merkel e per l’economia tedesca l’Ungheria è un buon posto per investire. Lì sono finiti molti investimenti tedeschi soprattutto in era Orban. E questo è l’altro motivo per cui il capo di Fidesz non è stato mai intralciato, anzi è stato aiutato finanziariamente con investimenti e fondi europei e così ha potuto consolidare il suo regime. Per cui direi che la protezione politica, i legami economici, gli investimenti e i fondi europei sono alla base del suo successo.
Cosa pensa che accadrà con il nuovo governo tedesco e la fine dell’era Merkel?
Il quadro è molto incerto. La sinistra, i Verdi, i liberali non vogliono avere nulla a che fare con Orban. Se andassero al governo, mi aspetto un cambiamento di approccio, anche se i legami economici tra Ungheria e Germania sono forti e potrebbero limitare questo cambiamento. È più interessante guardare a cosa succede su un livello europeo. Qui vedo un cambiamento nell’ultimo anno o due e penso che questo processo di cambiamento abbia conosciuto un’accelerazione, da quando Orban si è riconosciuto in Donald Trump, ha dovuto lasciare il Ppe e dunque oggi appare più isolato rispetto al passato, quando sembrava connesso ai leader più influenti del mondo, a partire da Merkel. Il suo regime ne è uscito danneggiato per diversi scandali e scelte politiche che hanno ristretto la democrazia e i diritti come la recente campagna anti-Lgbtq. Dunque mi aspetto che l’atteggiamento europeo cambi, anche se è in evoluzione solo ora, dovevano agire prima, hanno aspettato troppo, hanno aspettato fino a quando la situazione è diventata davvero insostenibile.
L’occasione per cambiare può essere il piano di ripresa e resilienza ungherese, bloccato a Bruxelles per maggiori approfondimenti sulle presunte violazioni dello stato di diritto, insieme a quello polacco. Ma bocciare il piano di Orban non rischia di essere un boomerang per Bruxelles, in vista delle elezioni dell’anno prossimo in Ungheria?
Domanda interessante. Pensare di bloccare i fondi può essere una strategia miope. Capisco che i fondi sono stati davvero tanti per un governo che ha rafforzato il regime, capisco che bisogna fare qualcosa su questo, ma allo stesso tempo c’è il rischio di compiere un errore. L’Ungheria non ha ricevuto i fondi per merito di Orban, ma perché le spettavano in qualche modo. La domanda allora è politica. Se davvero Bruxelles blocca il piano di ripresa ungherese, deve argomentarlo bene, in modo chiaro. Fidesz è un partito nazionalista e ha fatto la sua fortuna con una insistente campagna anti-Ue. Per il suo elettorato, il fatto che l’Ue li punisca può non essere un buon motivo per scegliere l’opposizione. Orban potrebbe perdere i voti moderati al massimo, ma con una campagna contro l’Europa che nega i fondi all’Ungheria potrebbe certamente consolidare il suo elettorato più radicale, più estremista, a tratti xenofobo, i suoi fans più accaniti che sono il pezzo forte della sua base da quando Fidesz ha conosciuto un’evoluzione più estremista, tipo Jobbik, partito ancor più nazionalista e di ultra-destra. Questo è il punto. Penso che in Ungheria ci sia ancora una forte maggioranza a favore dell’Ue, l’Ungheria non è un paese euroscettico: è governato da una forza nazionalista ma allo stesso tempo la maggioranza è a favore dell’Ue. Un paradosso, ma è così. Se invece il conflitto tra Budapest e Bruxelles si accende in seguito ad un eventuale stop al piano di ripresa e resilienza ungherese, Orban può perdere il voto moderato, ma sicuramente galvanizza i suoi e magari riesce anche a convincere altri.
Se il partito di Merkel, Cdu-Csu, dovesse perdere le elezioni di domenica e passare all’opposizione, che scenario dobbiamo aspettarci? È lecito pensare che per risolvere la loro crisi il centrodestra tedesca si sposti a destra e riapra canali di dialogo con i movimenti nazionalisti a destra del Ppe?
Non me lo aspetto perché in Germania regge ancora quella linea chiara che isola l’Afd, nessun altro partito ci si avvicina. Ma parlando di un livello più europeo, il pericolo c’è perché nella Cdu ci sono gli ultraconservatori che hanno simpatizzato con Orban il quale ha giocato un ruolo particolare per i conservatori. Vale a dire: affermare le cose non politicamente corrette che alcuni di loro magari pensavano, che non avrebbero mai detto e che però hanno coperto per tanti anni. Ma la Germania è il paese dove non mi aspetterei mai che tutto questo diventi mainstream a differenza di altri paesi. Resta un paese più moderato se paragonato alla Francia, l’Italia, la Polonia.
Orban vincerà anche le prossime elezioni in Ungheria?
Viviamo il momento più interessante della politica ungherese negli ultimi dieci anni. C’è una coalizione di partiti anti-Orban e nei sondaggi è un testa a testa: le chance di batterlo sono al 50 per cento. Certo, lo scontro non è alla pari. Ma il pericolo per Fidesz è di esagerare troppo nel controllo delle istituzioni e delle risorse: può essere un boomerang. Sono cautamente ottimista perché, da un lato, il partito di governo ha il controllo su tutto, ma dall’altro è contestato largamente. Tuttavia non sappiamo cosa succederà, perché anche se l’opposizione vince, non potrà governare liberamente in quanto le leve del controllo delle risorse resterà nelle mani di Fidesz, almeno in prima battuta.
Pensa che Orban riuscirà a dar vita ad un nuovo gruppo politico all’Europarlamento con Salvini, Meloni, i polacchi del Pis?
Quando ha lasciato il Ppe, in Ungheria tutti pensavano che avrebbe subito fondato un nuovo gruppo politico al Parlamento europeo. Poi si è capito che i piani per questa nuova ‘casa politica’ sono più un suo sogno, al massimo un progetto all’orizzonte, ma non c’è nulla di concreto. Tanto più che finora questo piano non è riuscito a nessuno di loro, nemmeno a Salvini. Orban aveva un certo carisma e forza anni fa. Sembrava un player importante della politica europea ma ora non più. La sua forza in effetti è stata sopravvalutata. Voleva essere in qualche modo il punto di riferimento intellettuale della destra, cosa molto importante per la sua immagine in Ungheria. Ma non penso che ci sia riuscito, tra i nazionalisti ci sono troppe forze che spingono in direzioni diverse.
(da Huffingtonpost”)
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