“IT’S A MIRACLE… E BASTA”: TORTU SPIEGA LA VELOCITA’ MADE IN ITALY
JACOBS: “PORTATE I FIGLI A FARE ATLETICA”
“It’s a miracle… e basta”. Con queste parole Filippo Tortu ha risposto in una conferenza stampa con gli altri tre sprinter italiani a una domanda di un giornalista inglese che chiedeva spiegazioni dell’exploit di ieri nella 4×100 olimpica.
“Mi sono allenato in un mese in un parco”, ha raccontato il velocista sardo. Come mai la velocità sia diventata made in Italy cerca di farlo capire Jacobs: ”È successo grazie al duro lavoro e a tante batoste”
“Ho quasi paura a tornare in Italia, chissà cosa mi aspetta: solo lì mi renderò veramente conto di ciò che ho fatto. Sarà un’emozione fantastica, intanto mi auguro che l’esempio che abbiamo dato i miei compagni e io spinga da settembre tanti genitori a portare i figli al campo di atletica”.
Da Casa Italia a Tokyo arriva l’appello di Marcell Jacobs, reduce da un’altra notte insonne (“siamo tornati alle tre e mezza, e al Villaggio erano in tanti che ci aspettavano per festeggiare”) dopo la vittoria nella finale olimpica della 4X100, ma pienamente consapevole, se non del pieno significato delle sue imprese, almeno del fatto che possano fare da volano per l’atletica leggera.
“Questo sport richiede tanti sacrifici – dice il doppio olimpionico dello sprint – ma è una palestra di vita che ti insegna a non mollare mai, anche quando ci sono grandi difficoltà, come dimostra la mia esperienza: guardate dove sono arrivato rimboccandomi sempre le maniche. Quando tornerò ad allenarmi vorrei vedere intorno a me tanti ragazzini, e spero che ciò che abbiamo fatto sia un esempio per tutti quelli che dall’Italia ci hanno spinto e che adesso, magari, si avvicineranno all’atletica”.
Del resto, è già successo proprio con chi ha vinto ieri, come racconta Fausto Desalu, la ‘freccia’ di Castel Maggiore.
“Io mi sono avvicinato all’atletica proprio grazie alle Olimpiadi – racconta -: vedevo gli atleti salire sul podio e mi commuovevo. Poi pensavo che avrei voluto provare la loro stessa emozione e mi dicevo che ci sarei riuscito. E’ andata proprio così, ho provato qualcosa di indescrivibile e al villaggio siamo stati accolti come degli eroi: bellissimo. E lo è stato così tanto perché, come ha detto Marcell, lo sport e l’atletica sono una palestra di vita”. Che ha portato questo quartetto al raggiungimento dell’incredibile, una vittoria capolavoro dello spirito e della forza di unione.
“Sì, siamo un gruppo super unito – dice Jacobs – prima della gara ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che avremmo potuto fare qualcosa di grande, poi è successo. Adesso mi porterò in Italia qualcosa di unico, e il ricordo perenne della bandiera tricolore, quella che mi sono messo sulle spalle”.
Quanto ai sospetti “degli invidiosi”, l’olimpionico ha ancora qualcosa da dire: “Kerley (l’americano argento ndr) ha detto che non sapeva chi fossi? Strano, perché tempo fa mi mandò un messaggio per dirmi che avrei potuto correre in 9″80. Il nutrizionista indagato? nemmeno rispondo, ero già seguito da un altro professionista”.
L’importante è che l’effetto delle vittorie di Tokyo non si disperda, non solo per il rispetto degli avversari (“voglio confermarmi ai Mondiali di Eugene dell’anno prossimo, non vedo l’ora di andare lì, dove penso rivedrò anche mio padre perché è stato importante recuperare il mio rapporto con lui. Poi pensiamo ai Giochi di Parigi”) ma anche in Italia fra la gente.
“Noi più di questo non possiamo fare, ora dipende più da voi giornalisti”, chiosa Filippo Tortu a chi gli chiede se ora il calcio riprenderà il sopravvento sui giornali. Patta, che viene dal calcio, ha le parole giuste per dirlo: “Spero che di fronte a quello che abbiamo fatto il calcio venga messo un po’ da parte”. Desalu è più netto: “Abbiamo fatto qualcosa di straordinario: questa volta non ci sono Lukaku o Rolando che tengano”.
(da agenzie)
Leave a Reply