L’AVIDO NON FA IL MONACO
A PROPOSITO DELLA LISTA DEGLI EVASORI IN SVIZZERA
Nella ormai celebre lista di evasori innamorati della Svizzera non si trova traccia di pesci piccoli, smaniosi di sottrarre qualche sommetta alla rapacità dell’erario.
I dirottatori di denaro pubblico appartengono tutti alla categoria dei multimiliardari, ai quali i soldi delle tasse non servono affatto.
Alcuni casi sono persino schifosi, come quello dell’ex premier socialista (!) Papandreu che di giorno piangeva miseria per il popolo greco e la sera imboscava vagonate di euro in un conto segreto intestato alla madre.
Ma in genere questa sfilata di teste coronate e di teste montate si caratterizza per una disponibilità economica superiore a qualsiasi esigenza e, forse, decenza.
Se sei un campione di Formula Uno, una rockstar o il padrone del Banco Santander e possiedi mille fantastiliardi, cosa ti cambia lasciarne la metà al fisco?
Te ne restano comunque cinquecento, con i quali potrai provvedere ampiamente ai bisogni tuoi e dei tuoi cari per le prossime trentotto generazioni.
Il resto lo rimetti in circolo a vantaggio della comunità , per migliorare quei servizi di cui peraltro anche tu fruisci.
Non è questione di moralismo, ma di un minimo sindacale di senso civico, oltre che di riconoscenza nei confronti della vita e delle persone meno fortunate di te che, avendoti eletto a loro punto di riferimento, hanno contribuito a renderti ultraricco.
L’avidità è una bestia feroce, specie quando si abbina con la megalomania.
Ma nella mia sconsolante ingenuità pensavo che avesse un limite — il centesimo lingotto d’oro, il terzo aereo privato — oltre il quale anche l’accumulatore più accanito intravedesse l’esistenza del prossimo.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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