LA FEBBRE CHE NON PASSA
LA DESTRA CLASSICA NON ESISTE PIU’, NEMMENO IN GRAN BRETAGNA
Come tutti i populisti, Nigel Farage non è la medicina e neanche la malattia, ma il termometro. Candidandosi alle imminenti elezioni inglesi, l’uomo che inventò la Brexit certifica come la destra classica, moderata nei costumi e aperta in economia, non esista più nemmeno nel Paese che ne fu la culla.
La mia generazione è cresciuta con, o contro, i democristiani in Italia e Germania, i gollisti in Francia, i conservatori in Gran Bretagna e i repubblicani in America.
Partiti e movimenti che, pur avendo una base popolare, rappresentavano l’anello di congiunzione tra il ceto medio e l’establishment. Erano i portavoce della maggioranza silenziosa che si faceva sentire soltanto nelle urne. Gli interpreti di una società capitalistica che riusciva ancora a garantire stipendi dignitosi e (almeno in Europa) assistenza e istruzione gratuite a quasi tutti. Adesso che quei diritti acquisiti sono diventati privilegi di minoranze anch’esse sempre più impaurite, non molti possono concedersi il lusso di demonizzare la beceraggine e la mancanza di scrupoli dei leader populisti, a cominciare da quel Trump che tutti li contiene.
Chi, pur lavorando come una bestia, fatica a mantenersi da solo — figuriamoci a sfamare una famiglia — vede nei politici tradizionali i colpevoli di questo declino e nei Farage che li attaccano i megafoni del proprio disagio. Darà retta ai populisti fino a quando avrà la sensazione che siano gli unici interessati a parlare con lui e, soprattutto, di lui.
(da corriere.it)
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