LA GRANDE FUGA DEGLI ESPERTI DAL PNRR DOVREBBE INSEGNARCI QUALCOSA: OLTRE UN TERZO DEI FUNZIONARI ASSUNTI PER GESTIRE I PROGETTI DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA HA GIÀ LASCIATO IL POSTO
L’UNICO MODO PER CONVINCERE CHI HA COMPETENZE A LAVORARE NEL PUBBLICO È PAGARE BENE E DARE UNA PROSPETTIVA DI CRESCITA
Oltre un terzo dei funzionari assunti con contratti a termine per gestire i progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ha già lasciato il posto, optando per alternative migliori.
L’ammissione è di Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei e appunto del Pnrr. Con un po’ di immaginazione e molto ottimismo, si può anche guardare alla situazione con speranza. Perché il possibile disastro al quale potremmo andare incontro almeno mostra dove si potrebbe intervenire.
Qualche tempo fa Marco Carlomagno, a capo della Federazione lavoratori e funzioni pubbliche (Flp), ha reso noti altri dati interessanti. Le varie amministrazioni pubbliche, come è noto, sono in prima linea nell’ideazione e nella gestione dei progetti del Pnrr. Il loro personale nel complesso è però da tempo circa il 50 per cento di quello che dovrebbe essere, con un’età media che supera i cinquanta anni e, se si guarda ai comuni, solo l’uno per cento che ne ha meno di trenta.
Stessa situazione, con qualche eccezione, nelle amministrazioni centrali, nella sanità e nella scuola, dove si fa ricorso al precariato per coprire le carenze di organico. Intendiamoci, l’età anagrafica non significa poi molto al contrario delle competenze, ma certo è un’indicazione. Anche perché le competenze che servirebbero la pubblica amministrazione non le ha, come più volte segnalato proprio in rapporto al Pnrr.
Nonostante ciò, ci si ostina ad organizzare concorsi, anche per programmatori, proponendo posti di lavoro a poco più di mille euro al mese che fatalmente si risolvono in un nulla di fatto con i candidati scelti che non prendono servizio perché non gli conviene o che se ne vanno appena possono.
La buona notizia quindi è che c’è spazio per migliorare e per innovare, a patto di pagare bene le competenze e di dare una prospettiva di crescita. L’altra è che di quei funzionari a tempo determinato chiamati a dare una mano sul Pnrr è andato via solo un terzo. Poteva andare peggio, tutto sommato.
(da La Repubblica)
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