LA GUARDIA DI PUTIN E IL COLONNELLO DEL FSB: 150.000 PERSONE A – 25 GRADI SENZA RISCALDAMENTO VICINO A MOSCA
E DIETRO IL MIX SERVIZI SEGRETI RUSSI-CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
La guerra e il caos nei servizi russi si arricchiscono di un nuovo episodio. Dopo l’arresto con accuse di corruzione di tre dirigenti del Direttorato “M”, quello incaricato proprio della lotta alla corruzione nei ministeri, negli apparati e nelle corti di giustizia, si scopre adesso che altri pezzi grossi del Fsb sono coinvolti in uno scandalo che pesa sulla carne viva dei russi: centinaia di russi lasciati al gelo senza riscaldamento nelle notti di capodanno e oltre. Ascoltate la storia.
La notte del 4 gennaio gli abitanti del distretto di Klimovsk a Podolsk, a 45 chilometri da Mosca, sono rimasti senza riscaldamento mentre fuori la temperatura era di -25 gradi. Buon Natale (ortodosso). Secondo i dati ufficiali forniti dal governo, fino al 7 gennaio sono rimaste al gelo – nel solo distretto di Klimovsk – 149mila persone, e è stato introdotto lo stato d’emergenza. Sebbene anche a Mosca, o Vladivostok, o in altre regioni, diverse migliaia di russi siano rimasti al gelo per una somma di tanti piccolo micro-incidenti, quello di Podolsk è un incidente clamoroso, perché racconta perfettamente dei disastri del putinismo. Mentre il regime istiga con la sua propaganda a odiar,e variamente gli ucraini, i gay, le influencer che organizzano party “nudi”, e il Cremlino spende miliardi in corruzione e armi, il popolo russo affoga nell’inverno polare senza i più basici servizi.
Si è appreso infatti che l’incidente che ha lasciato al gelo circa 150mila persone è avvenuto nel locale caldaia di un’impresa del comparto della Difesa (di nome “Ordine Klimovsky della Guerra Patriottica”), stabilimento in cartucce che prende il nome da Yuri Andropov. Dalla scorsa estate l’impianto è soggetto alle sanzioni americane e, udite udite, nell’ultimo anno e mezzo è stato gestito e amministrato da guidato dall’ex guardia di sicurezza di Putin, e da un colonnello del Fsb che ha nel curriculum l’accusa di aver creato negli anni novanta uno dei gruppi criminali organizzati di Mosca (in quel periodo detto dei “lupi mannari”, in cui un Kgb in apparente disfacimento si collegò attivamente a settori della criminalità organizzata, costituendo l’ossatura del futuro putinismo). L’ex guardia di sicurezza di Putin si chiama Igor Rudyka. Il colonnello del Fsb, Igor Kushnikov.
Putin ha reagito abbastanza in fretta, ma nei modi classici della dittatura putinista: annunciando la nazionalizzazione dell’impianto. Secondo il governatore della regione di Mosca, Andrei Vorobyov, i due proprietari dell’impresa sono all’estero. Secondo i dati consultati dal collettivo giornalistico indipendente “Agentsmedia”, i loro nomi non sono nel sistema SPARK-Interfax proprio perché l’impianto, in quanto legato alla difesa, è secretato. Kommersant riferisce che Igor Kushnikov risulterebbe lo stesso uomo accusato di aver guidato il gruppo criminale organizzato Golyanovskaya nel 1992, quando lavorava nel dipartimento di informazione e analisi del Fsb, dove poi ha fatto discreta carriera fino ad arrivare al grado di colonnello. Il gruppo è considerato responsabile di almeno 40 omicidi, e poi banditismo, estorsione, esplosioni e traffico illegale di armi. Ma il giudice ritenne che l’accusa si basava «per lo più su speculazioni», e Kushnikov venne dichiarato colpevole solo di abuso di potere. L’altro uomo, Igor Rudyka, è un ex combattente Alpha del Fsb che – ha scoperto “Agentsmedia” – appare regolarmente tra le guardie del corpo di Putin almeno dal 2017 al 2019.
A Podolsk, per il sesto giorno di fila non c’è riscaldamento nei condomini con gelate di 20 gradi. La fornitura è stata ripristinata solo in 81 case su 174. La Russia è piena di gas (che deve svendere a Cina e India, dopo le sanzioni europee), ma grazie a Putin non riscalda nemmeno i suoi cittadini.
(da La Stampa)
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