IN VENETO È GIÀ COMINCIATA LA BATTAGLIA NEL CENTRODESTRA, ANCHE SE MANCA PIÙ DI UN ANNO AL VOTO: SE NON CADRÀ IL LIMITE DEL TERZO MANDATO, IL REGNO DEL “DOGE” LEGHISTA E DELLE SUE PERCENTUALI BULGARE (76% NEL 2020) SARÀ OGGETTO DI UN TUTTI CONTRO TUTTI
FRATELLI D’ITALIA GIÀ SI PRENOTA CON LUCA DE CARLO, MA SALVINI NON VUOLE PERDERE LA STORICA ROCCAFORTE DEL NORD-EST
La Lega vuole restare in sella ma Fratelli d’Italia sventola i sondaggi e recrimina il proprio turno, mentre Forza Italia punta al ruolo di terzo che gode a fronte dei due litiganti. La Regione Veneto è al centro di una partita che, attualmente, sembra tutta in mano al centrodestra di governo.
Se non cadrà il limite del terzo mandato per i governatori, il regno di Luca Zaia sembra destinato a terminare. E quindi la regione ribattezzata “Zaiastan” da Andrea Pennacchi dopo la percentuale bulgara del 76% raggiunta alle ultime regionali, cerca un nuovo leader. Come se non bastasse, l’orizzonte della riforma sull’autonomia differenziata rende il boccone ancora più goloso. Anche per questo in una delle aree produttive locomotiva d’Italia si stanno concentrando i giochi di potere dei principali partiti.
C’è un problema innanzitutto tra Lega e Fratelli d’Italia. Il segretario regionale di FdI e senatore Luca De Carlo non si nasconde e parla a viso aperto di un partito pronto a governare il Veneto […]. “Se Zaia non sarà in campo è normale che FdI punti al Veneto. A Zaia, piuttosto, chiederei se ha stimoli per governare ancora, visto che lo fa dal 2010”.
Proprio questo suo essere esplicito sul punto ha già causato qualche problemino. E se Zaia dribbla ogni domanda in merito per evitare lo scontro diretto, il suo assessore Roberto Marcato lo scorso anno gli ha risposto per le rime dal palco della Festa del Popolo Veneto di Montorio (Verona) con un sonoro: “Col caz…”.
Video ripreso e diventato virale che la dice lunga sulle regole di buon vicinato tra Lega e FdI. In questa dinamica apparentemente a due, da un anno a questa parte si è inserita anche Forza Italia a trazione Flavio Tosi.
L’ex sindaco di Verona ha resuscitato un partito che in Veneto era in coma profondo dalla caduta dell’impero di Giancarlo Galan sotto i colpi dello scandalo Mose. Tosi è riuscito a dare nuova energia sul territorio, con una campagna acquisti aggressiva proprio tra i leghisti scontenti di Salvini.
“Flavio Tosi certamente è nella rosa di Forza Italia il candidato che potrebbe governare benissimo il Veneto” ha detto il segretario di Forza Italia Antonio Tajani avvertendo gli alleati. “Non poniamo veti ma non ne accettiamo”. Tosi, ben consapevole del fatto che la spartizione delle regioni si deciderà con un tavolo nazionale, spera di poter riportare in Veneto la bandiera di Forza Italia. E queste sono le dinamiche tra i partiti alleati.
Ma ci sono anche sommovimenti interni che non vanno sottovalutati. In casa Lega, per esempio, non è una novità il disallineamento ideologico (fine vita, Lgbtq, migranti) tra la frangia che risponde a Matteo Salvini e quella che invece esprime Luca Zaia
Come non è un mistero la stima che il Capitano nutre nei confronti di Alberto Stefani, giovane deputato leghista che ha recentemente strappato anche la segreteria regionale del partito, aprendo le porte a una nuova generazione di leghisti che sta via-via espellendo la vecchia guardia pane, salame e porchetta.
Tuttavia, Zaia ha dalla sua ancora un forte consenso: la sua lista personale potrebbe valere più del doppio di quella ufficiale del partito. In questo l’ha aiutato la campagna elettorale permanente sull’autonomia, di cui è indiscutibile progenitore.
Tensioni interne ci sono anche in Fratelli d’Italia, dove le correnti sono ben distinte. C’è Luca De Carlo in asse con Francesco Lollobrigida. E poi c’è l’assessora regionale Elena Donazzan che invece sta nella corrente di Adolfo Urso. Proprio il ministro delle Imprese e del Made in Italy è il principale contendente di De Carlo nella corsa alla presidenza del Veneto.
Nato a Padova da padre siciliano e mamma veneta, eletto proprio nel collegio veneto, ambisce ad essere il successore di Zaia: il lavoro che sta portando avanti con le imprese come ministro potrebbe dargli una grande spinta. Ma al di là dei particolarismi locali, è inutile ricordare come tutto ciò che succederà sarà il risultato dell’inevitabile incrocio con lo scacchiere nazionale e il successivo effetto domino.
(da agenzie)
Leave a Reply