LA GUERRA COMMERCIALE DI TRUMP È UNA MAZZATA AI CONSUMI DEGLI AMERICANI. NELLA GIÀ CARISSIMA NEW YORK LA SPESA È GIÀ RINCARATA: PREZZI ALLE STELLE PER VINO, CAFFÈ E FRUTTA
SI REGISTRANO AUMENTI ANCHE NEI RISTORANTI (UNA CENA PER DUE NON COSTA MENO DI 100 DOLLARI) E NEI NEGOZI DI GIOCATTOLI… ALLE ELEZIONI DI MIDTERM GLI ELETTORI MANDERANNO UN MESSAGGIO AL “COATTO DELLA CASA BIANCA”
La chat delle mamme dell’Upper West Side è in subbuglio. Questa volta non si tratta di gossip su una qualche insegnante o su una qualche babysitter.
«Sono andata da Target e non potevo credere ai miei occhi», afferma una delle partecipanti, tutte signore che sulla carta sarebbero classe media tendenza benestante, se non fosse che ormai per vivere a Manhattan uno stipendio a sei zeri ti regala poco più della sopravvivenza.
Una delle città più care d’America, una di quelle con il mercato immobiliare più folle e proibitivo – l’affitto medio per un appartamento con due stanze da letto ha sfondato i sei mila al mese – si sveglia oggi con un altro grattacapo: l’aumento dei prezzi dovuto alle tariffe volute da Donald Trump.
È un risveglio che riguarda tutti gli Stati Uniti e che sicuramente si farà sentire più duramente in quelli meno ricchi rispetto al privilegiato New York, ma fa impressione che lo si noti anche qui, in una città abituata a spendere e spandere, dove ormai per una cena per due in un ristorante medio non costa mai meno di 100 dollari se si beve vino e dove un frullato proteico ne costa almeno dodici
Una follia economica ormai documentata con ossessione anche su TikTok o su Instagram con il meme «tutte le volte che esco di casa non spendo mai meno di» che per New York City può variare dagli 80 ai 300 e passa dollari al giorno. È che nessuno rinuncia a niente: le banane, l’avocado, il caffè italiano, i mazzi di fiori da 15 dollari, anche i pomodori che non sanno di niente e il mango già tagliato a nove dollari a vasetto.
Per non parlare di H Mart – la catena di supermercati americana specializzata in cucina asiatica, in particolare coreana – o di 99 Ranch Market o dei tantissimi piccoli supermercati etnici e negozi di alimentari specializzati nella vendita di prodotti alimentari importati spesso a prezzi molto competitivi rispetto ad altre catene.
Una preoccupazione che era già cominciata lo scorso maggio quando Trump aveva annunciato la prima ondata di tariffe. «Abbiamo sempre lavorato per mantenere i nostri prezzi il più bassi possibile e non ci fermeremo», aveva dichiarato allora il portavoce di Walmart Joe Pennington a Usa Today, mentre Trump accusava Walmart di aver ingiustamente attribuito ai suoi dazi la causa degli aumenti.
Su Reddit intanto è iniziato un nuovo gioco: i dipendenti di Walmart che iniziano a condividere prove fotografiche. «Guardate il T.Rex», dice un utente sotto la fotografia di un dinosauro giocattolo di plastica. «Da 39,92 dollari il mese scorso a 55 oggi, un aumento di quasi 38%».
Se l’Asia piange – e con lei i consumatori di prodotti etnici, un settore che, secondo la società di ricerche di mercato IBISWorld, l’anno scorso ha fatturato 55,8 miliardi di dollari – l’Europa e gli
amanti dei prodotti europei come formaggio, olio d’oliva, prosciutto, non ridono, anzi.
La grande preoccupazione dei newyorkesi, grandi bevitori, è sul vino, un prodotto che nei ristoranti americani è già ricaricato abbondantemente e che rischia di arrivare a prezzi proibitivi: la maggior parte dei ristoranti vende bottiglie a un prezzo che varia da tre a quattro volte superiore a quello all’ingrosso, il doppio di quello che si paga in un negozio di alcolici.
«La compagnia per cui lavoro non appena Trump è stato eletto ha messo le mani avanti e ha comprato l’equivalente di un anno di inventario», racconta un’italiana di Manhattan che lavora per un importatore di vini.
Per ora l’offerta di vini non Usa è competitiva e c’è chi si sta spostando su quelli americani, ma anche qui ci saranno aumenti di prezzi. «No, io non rinuncerò al mio bicchiere di Chateau Peyredon Bordeaux Haut Medoc 2018» dice un cliente di Bin 71, un wine bar su Columbus Avenue. Ora costa 21 dollari, domani chissà. Come dice la saggia Fran Lebowitz: «Nessuno può permettersi di vivere a New York.
(da agenzie)
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