LA MINISTRA MOGHERINI CADE DAL PERO: “DE MISTURA CHI?”
LA NEO MINISTRA DEGLI ESTERI NON RICORDA IL MIGLIOR DIPLOMATICO ITALIANO CHE SEGUE IL CASO MARO’… IMBARAZZANTE GAFFE ALLA FARNESINA DAVANTI ALL’INTERESSATO…INTANTO IL GOVERNO INDIANO DA’ “PICCHE” A RENZI
Staffan De Mistura? Chi era costui?
Sembra passato un secolo da quel lontano 28 novembre del 2012 quando Federica Mogherini, all’epoca semplice emergente franceschiniana del Pd, twittava serena contro l’attuale premier: “Ok, Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera, non arriva alla sufficienza, temo! #csxrai #terzaelementare”. Bei tempi.
Quelli di oggi, invece, narrano di una Mogherini neo ministra degli Esteri saldamente insediata fin da ieri alla Farnesina (at work, ha twittato felice) con in mano il dossier dei due marò.
Decisa a risolverlo, “costi quel che costi”. È solo che quando le hanno detto che l’intera questione, in queste ore, era ancora saldamente in mano proprio a Staffan De Mistura, uomo di fiducia sul caso di Emma Bonino e forse il miglior diplomatico su cui può contare il ministero degli Esteri, soprattutto alla vigilia della nuova udienza davanti alla Corte Suprema del Kerala, la Mogherini, che probabilmente — si spera — stava pensando ad altro, se n’è uscita con un “E chi è?” che ha fatto sobbalzare tutti i funzionari presenti.
Poi si è ripresa, Mistura (che era lì) si è presentato e tutto si sarebbe sciolto in una risata generale, ma l’impatto dell’incidente è stato di quelli destinati a restare negli annali della Farnesina.
Già , perchè l’affaire marò sembra ora davvero in mani acerbe (tutte) e rischia di diventare il primo su cui l’altrettanto acerbo governo Renzi andrà a sbattere.
E dire che Emma Bonino è stata mandata a casa proprio con la scusa che sulla questione marò non si sarebbe mossa con la dovuta forza e intransigenza; “È solo un pretesto!”, si è arrabbiato Marco Pannella, costringendo la stessa Bonino a porre sul tavolo una doverosa chiosa contro le voci maligne dei renziani: “Ce l’ho messa tutta, ho fatto tutto il possibile”.
E il governo Renzi come ha intenzione di muoversi? Quali azioni intende portare avanti per sbloccare la situazione?
Al momento, come sempre quando si parla di questo nuovo Esecutivo, siamo solo all’annuncio spot: prima Renzi che twitta: “Faremo seplicemente di tutto”, poi le due ministre, la Mogherini, appunto, ma anche la Pinotti (Difesa) che ci tengono a far sapere che il loro primo pensiero è stato proprio per i Marò, con tanto di telefonata di entrambe di saluto ai due (cosa che ha rincuorato le mogli di Girone e Latorre), ma quanto a strategie il vuoto è pressochè assoluto.
E dell’assenza — ma anche della fragilità politica e diplomatica — di questo nuovo governo, si deve essere accorto subito anche il ministro della Difesa indiano A.K. Antony.
Che saputo dei “proclami” di Renzi, ieri ci ha tenuto a far sapere che gli indiani, quando ci si mettono, son gente seria: nessun cedimento del governo del Kerala sul processo ai marò.
“Stiamo andando avanti su questa vicenda in base alle leggi indiane”, ha detto, assicurando che “non c’è spazio per compromessi” e non “faremo marcia indietro”: “Saranno processati con le leggi del nostro Paese”.
Oggi, comunque, l’India metterà le sue carte sul tavolo della Corte Suprema a New Delhi svelando così una volta per tutte la soluzione scelta per procedere contro i marò, ma pare, almeno a sentire Antony, che “nessun compromesso” sarà possibile, malgrado il pressing dell’Italia che tra le varie ipotesi nelle settimane scorse aveva evocato la possibilità di ricorrere a un arbitrato internazionale per risolvere la vicenda. Sembra, comunque, che la Procura locale sia intenzionata ad abbandonare la minaccia di utilizzo della legge per la repressione della pirateria (Sua Act) per la formulazione dei capi d’accusa, concentrandosi invece sulla legge ordinaria indiana.
Fonti locali hanno lasciato intendere che oggi il procuratore Vahanvati, che ha in mano il fascicolo, tenterà di convincere la Corte che abbandonare l’appoggio della Nia, ossia della polizia antiterrorismo che fin qui ha seguito la faccenda, affidandola alla polizia locale (di fatto derubricando il reato) il che però significherebbe far accumulare al processo un “forte ritardo”, ipotesi che la difesa italiana dovrebbe respingere con forza.
In aula, accanto a Latorre e Girone, non vi saranno però nè l’ambasciatore d’Italia, Daniele Mancini, nè De Mistura, ieri a Roma, come si diceva, per capire, anche lui, quale strategia ha in mente il nuovo governo Renzi. Sempre che ne abbia davvero una.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply