CASO MARO’: GOVERNO INDIANO PER IL NO ALLA LEGGE ANTIPIRATERIA, NUOVO STALLO
MA I CAPI DI ACCUSA DOVRANNO SEMPRE ESSERE FORMULATI DALLA NIA, UDIENZA TRA DUE SETTIMANE
Sul caso dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre giungono dall’India le classiche due notizie, quella buona e quella meno buona.
La prima è che il governo indiano ha assecondato il diktat imposto una settimana fa dalla Corte Suprema, presentando oggi, termine ultimo, il suo parere sulla applicabilità o meno del “Sua Act”, la legge indiana per la lotta al terrorismo, nel caso dei due fucilieri italiani, sotto accusa da oltre due anni per l’uccisione di due pescatori nelle acque dello Stato del Kerala durante il servizio di vigilanza armata svolto sulla nave “Enrica Lexie”.
Ebbene, superando le proprie divisioni interne, il governo di New Delhi ha espresso l’opinione che il Sua Act non sia applicabile.
In particolare, è stato il procuratore generale indiano G.E. Vahanvati a presentare alla Corte Suprema l’opinione del ministero della Giustizia favorevole ad abbandonare la strada del Sua Act, che prevede anche la pena di morte.
La seconda notizia, purtroppo, determina un nuovo stallo nel contenzioso giudiziario tra India e Italia.
Perchè, dopo aver escluso l’applicabilità del Sua Act, lo stesso governo di New Delhi ha sostenuto che i capi d’accusa contro Latorre e Girone siano formulati dalla Nia, l’unità antiterrorismo della polizia, che ha svolto le indagini sul caso.
A questo punto l’avvocato della difesa, Mukul Rohatgi, ha evidenziato la palese contraddizione: come è possibile utilizzare l’unità antiterrorismo “in assenza del Sua Act”?.
Il giudice B.S. Chauhan ha allora chiesto alle parti di presentare le loro posizioni fissando per questo un termine di due settimane per una nuova udienza.
Si tratta, dunque, del 27mo rinvio, che aggiunge un nuovo nodo da sciogliere.
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