LA NUOVA LEGGE ELETTORALE ALL’ESAME DI BERLUSCONI
VERDINI AD ARCORE CON TESTO E LE SIMULAZIONI DI VOTO PER LA DECISIONE FINALE
Occhi puntati sul villone di Arcore, perchè di lì passerà la bozza della nuova legge elettorale. E l’interrogativo che appassiona gli addetti ai lavori (per il momento soltanto loro) è: Berlusconi darà il via libera?
Oppure succederà come sulla riforma della Costituzione, quando un accordo con il Pd praticamente fatto era stato stracciato in mille pezzetti?
Lo scopriremo lunedì, non appena torneranno a incontrarsi i negoziatori dei partiti.
Verdini porterà a Migliavacca (lo sherpa di Bersani) e a Cesa (che è il segretario Udc) la risposta del Cavaliere.
Non che Silvio sia stato fin qui tenuto all’oscuro.
Come è ovvio, l’hanno informato passo passo sui progressi della trattativa e sulle grandi linee del sistema che rimpiazzerà il «Porcellum».
Però restano certi dettagli niente affatto secondari da mettere a fuoco.
Cosicchè entro oggi alle 18, cioè prima che il Milan scenda in campo con la Sampdoria e prima che Berlusconi si tuffi nel match, Verdini si presenterà dal Capo con un malloppo di carte su cui in pochissimi nel Pdl hanno potuto gettare lo sguardo: sono i termini dell’accordo preliminare già raggiunto con il Pd, più una serie di simulazioni elettorali.
L’impianto della bozza è quello solito proporzionale, con una soglia del 5 per cento alla Camera e dell’8 al Senato.
Il partito che risultasse vincitore, anche per un solo voto, sarebbe premiato con un «bonus» del 15 per cento, in pratica una novantina di seggi a Montecitorio.
Un terzo degli onorevoli verrebbe individuato tramite piccole liste bloccate, chi piazzarci lo deciderebbero (come accade oggi) le segreterie dei partiti.
Gli altri due terzi dei seggi verrebbero selezionati col meccanismo dei collegi uninominali.
Per evitare che i leader subiscano l’onta di una bocciatura, pare che verrà concesso loro di candidarsi in più collegi: casomai andasse male da una parte ci sarebbe sempre il paracadute dall’altra…
Dal giro berlusconiano i segnali sono tutti favorevoli, uno stop dell’intesa viene considerato molto improbabile.
Di sicuro non se lo aspettano nel Pd dove anzi sono certi che la legge si farà in quanto, motteggiano dalle parti di Bersani, il Cavaliere «più di tutti ha interesse a sbarazzarsi del Porcellum, figurarsi se si farà del male da solo…».
Tuttavia può accadere (di qui quel poco o tanto di suspense) che Berlusconi storca il naso su qualche dettaglio; e comunque non risulta che abbia tutta questa dannata fretta di concludere, semmai il contrario.
Qui si entra nel regno della dietrologia, dove sempre labile è il confine tra il certo e l’incerto. Ma la sostanza è che, una volta pattuita la riforma, l’Italia si troverebbe virtualmente in campagna elettorale.
Il Cavaliere non si sente ancora pronto per affrontarla, in quanto lui stesso deve prima rispondere alla madre di tutte le domande: «Mi candido oppure no?».
Qualcuno dei suoi sostiene che è tutta scena, Berlusconi in cuor suo sa già che fare, sfoglia la margherita per tenere viva l’attenzione su di sè in attesa del grande annuncio.
Altri, invece, ritengono che il dubbio sia autentico, frutto di un vero tormento anche personale, di qui il possibile traccheggiamento sulla riforma.
Nè pare che la visita di Alfano in Sardegna, due giorni ospite a Villa La Certosa, abbia contribuito a sciogliere il puzzle.
La candidatura del Cavaliere al momento è più sì che no, diciamo 60 e 40, o forse anche 70 e 30; però il margine di incertezza persiste.
Qualcuno sostiene addirittura che sia cresciuto.
L’unica prospettiva davvero esclusa, nei due giorni di colloquio tra il Fondatore e il Segretario, sembra quella del listone unico dove inglobare indistintamente tutti i nemici della sinistra, da Storace a Rotondi, da Sgarbi a Miccichè, un caravanserraglio variopinto e cacofonico.
«Non se ne parla nemmeno», assicurano dalle parti di un Alfano molto rinfrancato.
Casomai alla fine Silvio dovesse gettare la spugna, tornerebbe in auge proprio Angelino che, agli occhi del padre-padrone, ha il merito impagabile di essersi dimostrato umile e leale al punto da inghiottire un’alleanza in Sicilia con l’odiato Lombardo.
Tutto può ancora accadere, in Berlusconia.
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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