LA SOLITA PAGLIACCIATA, IN SERATA SALVINI FA RETROMARCIA: “NON CADE NULLA, FIDUCIA IN DI MAIO, E’ UNA PERSONA PERBENE”
LA SOLITA ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA PER NASCONDERE LO SCANDALO RUBLI… E IL TIMORE CHE MATTARELLA TROVI UN’ALTRA MAGGIORANZA
A tarda sera quando ormaIi la crisi di governo sembrava dietro l’angolo, si presenta a Barzago, alla festa della Lega Lumbard, e spegne il fuoco.
Primo: «Smentisco che domani vado da Mattarella». Secondo: «Domani non cade nessun governo». Terzo: «Conosco e stimo Savoini, mi fido. In questi giorni gli ho mandato un messaggio di vicinanza, settimana prossima vado in parlamento». Quarto: “Ho fiducia in Di Maio, è una persona per bene”.
Dopo una giornata in cui prima drammatizza, esaspera lo scontro con il M5S e agita la minaccia del voto anticipato. Eppoi frena perchè, spiega, non cade nessun governo
Ed è uno stop and go che mette in scena per tutta la giornata. Dal mattino alla sera. Da Helsinki a Barzago. Fino al collegamento con Mediaset, dove lo attende Mario Giordano.
Il termometro sale e scende. Da un ultimatum si passa a un penultimatum come se non ci fosse una fine. I telefoni sono surriscaldati. Arrivano spifferi da ogni parte fino a quello più significativo di metà pomeriggio che darebbe il vicepremier leghista pronto a salire al Colle. Quando? Forse addirittura domani. Dal Quirinale nè smentiscono, nè confermano. A dimostrazione che il clima è rovente sia all’interno del governo che del partito del vicepremier leghista.
Del resto, per tutta la giornata le truppe di Salvini con in testa Giancarlo Giorgetti sollecitano il loro leader a mettere fine a questa esperienza di governo. «Basta, non si può governare con chi ti vuole del male. L’obiettivo sei tu: ti vogliono far fuori». Rimbombano gli sms, i whatsapp, le lunghe telefonate. Ed è tutto un coro che recita così. Perfino Giulia Bongiorno, solitamente prudente, si spinge a dire ai microfoni di una radio che a questo punto è “meglio finirla qui”. Non c’è più spazio per un dialogo con quelli che a taccuini i leghisti definiscono «scappati di casa». Ovvero, i cinquestelle.
Poco dopo le 16 il Capitano si trova ancora ad Helsinki quando la crisi sembra più che aperta. A un certo punto il leader del Carroccio si presenta in conferenza stampa. È scuro e stanco in viso anche perchè la notte scorsa avrebbe fatto le ore piccole per decidere la strategia con i suoi.
«Matteo, basta, chiudiamola qui», è la voce dall’altro capo del telefono. E lui, Capitano, superata la mezzanotte, ad ammettere: «Avevate ragione, con quelli lì non si può governare». Non a caso davanti ai cronisti di mezzo mondo minaccia la crisi. E scandisce per la prima volta un solco che potrebbe apparire incolmabile: «La fiducia è finita anche sul piano personale». Salvini non ne può degli insulti di Grillo, Di Battista, Toninelli, li cita uno alla volta e ripete con insistenza che così «non si avanti». Non si va avanti al punto, avverte, che domani non si presenterà al consiglio dei ministri perchè, ufficialmente, avrebbe altri impegni. Ma lo strappo è la rappresentazione plastica di un governo che sembrerebbe avere le ore contate. Negli stessi attimi succede che Giancarlo Giorgetti si reca al Colle per comunicare a Mattarella che non è più in lizza per la corsa a commissario della Ue. Un colloquio di mezz’ora, definito «cordiale», nel corso del quale qualcuno sussurra che il sottosegretario leghista avrebbe provato a testare il terreno in caso di voto anticipato.
In un Transatlantico i pochi presenti allargano le braccia: “Sta precipitando tutto. Allacciamoci le cinture”. L’impressione è che Salvini voglia presentarsi al Quirinale e dire: “Io sono pronto”.
E Mattarella? È cosa nota che l’inquilino del Colle non vorrebbe mettere a rischio la sessione di bilancio e non contempli lo scioglimento oltre il 20 luglio. Da qui il tatticismo salviniano che prova a seminare panico a 48 ore dall’ultima finestra elettorale. Non a caso, secondo molti, la sensazione è che Salvini stia di proposito drammatizzando lo scontro con il M5S con l’intenzione di infondergli terrore, spaventarli. «Ci vogliono mettere all’angolo? E noi li mandiamo alle urne, così dimezzano il numero dei parlamentari”.
D’altro canto, estremizzare lo scontro, in questo momento, serve anche ad allontanare i riflettori dall’affaire Metropol. Il timing lo conferma. Non è un caso che la reazione di Salvini si sia avuto dopo l’ennesima pubblicazione esclusiva di documenti da parte dell’Espresso che continua a metterlo in difficoltà e che smonterebbe la sua linea di difesa.
Ma alla fine anche sulla questione Russia abbassa i toni e cambia strategia assicurando che si presenterà in Parlamento prima del 24 luglio, giorno in cui è prevista l’informativa del premier Conte: «Quando uno ha la coscienza pulita… sto vivendo la vicenda in maniera surreale.”
In questo ring un posto speciale lo ha Palazzo Chigi e il suo premier Giuseppe Conte che del duello ne ha avuto notizia tramite i lanci di agenzia. L’avvocato del popolo si trovava nelle stanze di piazza Colonna assieme ai ministri Marco Bussetti ed Erika Stefani quando apprende che l’intenzione di Salvini è niente meno quella di recarsi al Quirinale. Conte è sbiancato, stentava a crederci e avrebbe subito chiesto alla collega Stefani: «Ma cosa sta succedendo?». Anche la Stefani non ha saputo dare risposta. Eppure domani sarà un altro giorno. Non ci sarà alcuna salita al Colle. Ma una giornata di relax con i figli nella sua Milano. Senza più drammatizzare. Forse.
(da “Huffingtonpost“)
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