LA SPIRALE DEL DEBITO: ITALIA E’ IL 5° PAESE PIU’ INDEBITATO DEL MONDO
I DATI ELABORATI DAL WEO CONFERMANO CHE SIAMO “IL MALATO D’EUROPA”
Il sito How Much ha fatto della sua missione la diffusione online dei fondamentali economici dei vari paesi. Recentemente ha prodotto una tabella in cui tutti i paesi del mondo sono arrangiati secondo una spirale progressiva: le varie tonalità di verde e di rosso simboleggiano il livello del loro debito in proporzione al Pil.
Questa tabella si basa sui dati stati elaborati dal World Economic Outlook il quale è parte dell’International Monetary Fund e dunque una delle fonti più autorevoli relativamente a questo genere di tematiche.
Il verde foresta indica un bassissimo livello di debito, inferiore al 10%, il verde smeraldo tra il 10 e il 19,9% ed infine il verde chiaro dal 20 al 49,9%.
Per quanto riguarda il rosso ci sono tre tonalità differenti che regolano il rapporto debito/Pil: il rosso chiaro simboleggia il 50-99,9%, il rosso scuro 100-199,9% ed infine l’amaranto oltre il 200%.
La scelta dei colori non è casuale: da sempre il verde è un colore rassicurante, mentre il rosso ci comunica pericolo o comunque una situazione a cui si dovrebbe prestare particolare attenzione. Lo scopo di questa tabella è proprio questo: far vedere graficamente il livello di debito detenuto dai vari paesi, soprattutto se colorati di rosso e dunque in possesso di un debito molto elevato in proporzione al Pil.
Un’alta proporzione debito/PIL è infatti foriera di conseguenze negative per le finanze di un paese; secondo la Fondazione Peter G. Peterson ci sono due problemi fondamentali: investimenti futuri a rischio e crescita economica in pericolo
La causa più profonda di questi due risultati negativi – che sono tali sia per lo stato nel suo complesso ma soprattutto per i singoli cittadini – è contenuta in due parole: interessi passivi (ovvero l’ammontare di interessi che un debitore paga su un’obbligazione per tutta la durata del debito).
Gli interessi passivi sono collegati al livello di debito di un paese: più debito si possiede e più gli investitori sono scettici riguardo alla probabilità che si sia in grado di ripagarlo in futuro.
Il crescente livello di interessi passivi che bisogna pagare inoltre determina il fatto che il budget di un paese sia letteralmente divorato da questi costi. I quali sottraggono risorse preziose per investimenti futuri essenziali per stimolare la crescita oltre che incrementare il benessere dei cittadini, come finanziare l’educazione, la ricerca scientifica o nuovi progetti infrastrutturali.
Dunque: il tutto si traduce in una crescita economica più bassa, il potenziale pericolo di una recessione e una sostanziale perdita di valore della borsa.
Per capire la portata di questo fenomeno ci si può concentrare sui quattro paesi con il più alto livello di rapporto debito/Pil del mondo tutti colorati di rosso acceso e concentrati nell’occhio del ciclone della tabella info grafica di HowMuch:
Giappone — 238%, Grecia — 182%, Barbados — 157%, Libano — 147%, Italia — 132%
La parola Grecia è oramai co-estensiva con crisi economica. Il motivo? Il suo altissimo livello di debito il quale è letteralmente esploso nel 2004 arrivando a toccare il 110% dopo aver ospitato le Olimpiadi costate la cifra esagerata di 11,6$ miliardi, secondo la timeline elaborata dal Council of Foreign Relations.
Da quel momento la Grecia entra in una spirale di crisi economica che la porta quasi sull’orlo del collasso finanziario nel 2012 seguita dall’introduzione di misure draconiane di austerity nel 2013. Il risultato: dal 2004 in avanti la crescita del Pil del paese ha toccato valori negativi del 4%, ovvero una crisi economica profonda.
Da anni l’Italia è considerata the sick man of Europe (‘il malato d’Europa’) – definizione elaborata da The Econonist. Ancora una volta la ragione principale è l’altissimo livello del debito in proporzione al Pil.
La timeline relativa al debito del nostro paese elaborata dal Wall Street Jounral mostra come il debito italiano compie un salto sostanziale tra il 1980 e 1994, passando dal 60% al 120%, rispettivamente (e si consideri che nel 1970 il nostro debito era sostanzialmente basso: meno del 35%).
Gli effetti negativi sulla crescita non hanno tardato ad arrivare: il nostro Pil annuale è stato letteralmente azzoppato da oltre il 6% nel 1970 a continui alti e bassi in cui gli alti sono stati meno del 2% e i bassi di molto inferiori al 2% (fonte: Trading Economics).
Il caso più eclatante non è però mediterraneo (cioè italiano o greco), ma piuttosto asiatico dato che coinvolge il Giappone. Nel paese del Sol Levante si è addirittura coniato un termine per indicare la crisi che inizia con l’esplosione del debito del paese: the lost decade (‘il decennio perduto’).
Questo termine si riferisce agli eventi che hanno seguito il picco della crescita economica del paese nei primi anni del 1990 (collegato al valore della borsa) e la crisi che è seguita. Per fare un esempio concreto, se nel 1990 la borsa giapponese valeva poco sotto i 39.000 punti, nel 2003 il suo valore si attestava intorno a 8.500 (oltre 30.000 punti in meno), come riporta MacroTrends.
Lo stesso discorso vale per la crescita annuale del PIL: da oltre il 3% intorno ai primi anni ’90 al cupissimo — 4% del 2009 (fonte: Trading Economics). Questi effetti sono da imputare all’altissimo livello del debito in proporzione al Pil: da poco oltre il 50% negli anni ’80 all’incredibile cifra di oltre il 200% nel 2009.
(da “Business Insider”)
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