L’ACCORDO PER IL TRATTENIMENTO DEI MIGRANTI IN ALBANIA RISCHIA DI FARE PIÙ DANNI CHE ALTRO
BASTERÀ UN RICORSO E UNA PRONUNCIA DI UN TRIBUNALE ITALIANO PER BLOCCARE TUTTO… QUANDO SI SALE SU UNA NAVE ITALIANA, SI SALE SUL TERRITORIO ITALIANO E PORTARE I MIGRANTI IN UN ALTRO STATO POTREBBE TRADURSI IN RESPINGIMENTO…. LA GESTIONE DEI RICORSI E DEL PERSONALE, PORTERANNO COSTI ULTERIORI”… LE COMPETENZE DEI GIUDICI, L’IDENTIFICAZIONE, IL TRATTENIMENTO: TUTTE LE “FALLE” DELL’INTESA
Sbarchi selettivi, respingimenti in un Paese terzo, trattenimenti arbitrari, garanzie e diritti negati. L’accordo bilaterale con l’Albania appare come una mostruosità giuridica che viola norme italiane e convenzioni internazionali facendo perno su una sorta di extraterritorialità di fatto non prevista da nessuna legge. Un accordo che, tanto per cominciare, dovrebbe essere ratificato dal Parlamento. Fermo restando che diritto internazionale e Costituzione restano sovraordinati.
A farne le spese sarebbero i migranti salvati da motovedette della Guardia costiera o della Finanza, navi militari italiane a cui potrà essere ordinato di sbarcare direttamente nel porto albanese di Shengjin. Non quelli soccorsi dalle Ong che il Viminale continuerà a spedire nei porti italiani più lontani possibile.
I più a rischio saranno i migranti soccorsi dai mezzi italiani sulla rotta turca o in arrivo dalla Libia sulle coste ioniche. Facile immaginare che essendo le zone più vicine all’altra costa dell’Adriatico saranno quelle le navi a cui verrà dato l’ordine di dirigere verso l’Albania. Senza passare dall’Italia, senza alcuna preventiva identificazione. Una forma di respingimento – secondo i giudici che si occupano di immigrazione – visto che l’Albania è un Paese terzo ( per altro non europeo) e che qualsiasi forma di extraterritorialità non è prevista da alcuna normativa. In altre parole, perché l’Italia possa esercitare la sua giurisdizione lì, l’Albania dovrebbe cedere un pezzo del suo territorio.
Chi potrà finire in Albani
Solo uomini e maggiorenni. Bambini, donne e persone con vulnerabilità non saranno fatti scendere su suolo albanese, rimarranno sulle navi italiane che li porteranno comunque in Italia. Ritorna dunque il concetto di sbarco selettivo, concepito un anno fa dal ministro Piantedosi in occasione di un soccorso della Ong tedesca Humanity 1 e subito bocciato dai giudici.
La selezione verrà fatta direttamente a bordo. Indipendentemente dalla loro nazionalità, gli uomini potranno essere portati in Albania e lì, in un centro realizzato e gestito dall’Italia, potranno chiedere asilo. Ma il solo fatto che questo trattamento venga riservato agli uomini maggiorenni rende evidente che l’Italia non intende garantire loro i diritti previsti per tutti i richiedenti asilo.
L’idea del governo, ovviamente, è quella di trattenere nel centro che verrà realizzato a spese dell’Italia, controllato da forze dell’ordine italiane e gestito non si sa bene da chi, i richiedenti asilo. Ma il trattenimento deve essere disposto da un questore italiano […] e confermato da un giudice italiano entro 48 ore. Ma quale giudice e sulla base di cosa dovrebbe valutare il trattenimento dei migranti? La deroga alla competenza non è prevista da alcuna norma e la giurisdizione degli Stati è regolata dalle convenzioni internazionali, appunto sovraordinate al diritto nazionale.
La decisione spetta ad una commissione territoriale italiana, dopo l’audizione del migrante. Ma quale e dove? Il progetto prevede il trasferimento di una commissione in territorio albanese? E il diritto alla difesa e l’eventuale ricorso al giudice italiano contro un eventuale diniego come potrebbe mai essere garantito?
(da La Repubblica)
Leave a Reply