L’ANTROPOLOGA: “RENZI? FATE ATTENZIONE, E’ UN BABY BERLUSCONI”
LA DOCENTE AMALIA SIGNORELLI: “VORREBBE FARTI SENTIRE CHE E’ UNO DEI TUOI, MA PURTROPPO DIETRO C’E’ IL VUOTO”
Te ne accorgi che è nuovissimo da come ti dà la mano. Matteo Renzi usa appiopparla a cinque dita, col palmo aderente sull’altro.
“L’ho natato anch’io, dà il cinque. In verità è un costume giovanile, lo vedo fare ai miei nipoti ventenni e lui sarebbe anzianotto per questa pratica. Rientra nella sua linea di estraneità ai rituali istituzionali. Come sa il corpo del Sovrano è sacro, riassume la potenza salvifica, sintesi della società . Poco tempo fa ho visto in tv una scena da un comizio di Berlusconi in Sardegna: una bimbetta che urlava “l’ho toccato, l’ho toccato”. Era riuscita ad arrivare al suo corpo. Invece Renzi ti agguanta con quel contatto così amichevole e familiare. Rompe lo schema classico, è vicino a te, anzi è proprio come te. Cerca il contatto, tocca, spinge, s’allarga, fraternizza, sorride”.
Agli occhi di una antropologa del valore di Amalia Signorelli la postura contribuisce a irrobustire l’indagine sul leader.
Serve partire dalla stretta di mano, passare dal giubbotto tipo Fonzie, proseguire con la bici e poi giungere al punto centrale: quella foto che lo ritrae davanti a palazzo Vecchio mentre Enrico Letta, il suo predecessore pugnalato, appena insediato a palazzo Chigi gli fa visita di cortesia. Enrico è lì che saluta, Matteo ha lo sguardo già rivolto altrove.
“E’ del tutto logico: una persona così egocentrata cosa vuole che lo leghi a una persona come Letta se non un rapporto strumentale? E infatti si è visto”.
La professoressa Signorelli ha insegnato per una vita antropologia culturale alla Federico II di Napoli, e osserva il corso del nuovo mondo con una dose robusta di diffidenza.
“Comprendo che sia venuto il momento di imboccare una via d’uscita, tentare almeno di intravederla. L’analisi dei disastri italiani conta una grandissima bibliografia e non se ne può più. Siamo stanchi dei nostri difetti, della nostra precaria etica pubblica, dei nostri scandali. Ed è anche vero che specialmente noi intellettuali subiamo il costante pessimismo, l’insoddisfazione perenne. E sto zitta quando mi dicono: finalmente questo Renzi è un portatore sano di energia, è giovane, ha la linfa vitale e ci prospetta un futuro senza i vincoli, i retaggi del passato. E’ un fenomeno politico da osservare con attenzione, non c’è dubbio”.
Da quel che intuisco adesso arriva la mazzata che lo annienta.
“Ah ah! Il fatto, semplice e insieme straordinario, è che ancora non abbiamo capito nulla dei programmi. Queste riforme mensili oggettivamente fanno ridere per la loro banalità , la superficialità e anche l’inadeguatezza di un tempo di gestazione così modesto. E la squadra di governo che ha formato non appare affatto monumentale. E se tutto questo è vero affidiamo a lui la salvezza in virtù di cosa?”.
E’ il governo del Ghe Renzi mì, un po’ come successe con Berlusconi. E ci sono modalità espressive di una personalità straripante che lo fanno assurgere almeno come un “vice unto del Signore”
“Concordo col suo pensiero. E mi pare che Renzi abbia subìto così densamente l’egemonia culturale berlusconiana da vederlo nutrito prevalentemente di quella”.
E’ andato alla Ruota della Fortuna, ha gareggiato con Mike di fronte!
“Uno che va alla Ruota della fortuna conferma la sua attrazione per quel modello di successo, che passa dalla televisione, e che si fa modello di vita”.
Il ventennio berlusconiano non si chiude mai. Davvero siamo a un clone?
“Mi faccia fare un passo indietro. Non mi è piaciuta neanche un po’ la conduzione della crisi da parte del presidente Napolitano. Perchè tenerla fuori dalle aule del Parlamento? Perchè farla gestire nei sotterranei di un partito? Perchè dare a lui ciò che non si è concesso agli altri?. Ora vengo alla sua domanda. Mi dicono che Renzi innova, e cosa innova?”.
Non le sembra già tanto che abbia rotto gli schemi, abbia prosciugato la palude, abbia disarticolato un potere immobile
“Non contesto, però riduciamo la portata della dimensione della rottura. Finora ha contrattato i posti con Alfano e Schifani. Ha inchiodato Berlusconi a una profonda sintonia. Mi dia ancora qualche giorno di dubbio sull’annunciata palingenesi, credo proprio di meritarlo”.
Non le garba il nuovo presidente del Consiglio.
“Bah! Diciamo che Renzi ha ottenuto una primazia conquistata con le armi tipiche delle società post-moderne: alla visibilità è corrisposto il successo, al successo il consenso. I fattori dovrebbero invece avere un ordine diverso: illustro le mie idee, guadagno il consenso e poi ottengo il successo. Prima c’era l’ideale come carattere collettivo. Si stava col Pci, non con Togliatti. E si poteva cambiare l’Italia solo stando in quel partito. Oggi esiste l’unica proiezione individuale: non c’è gruppo, comunità , partito. Ieri si combatteva per una causa oggi per una persona. E così siamo giunti alla fine senza conoscere l’inizio, abbiamo applaudito il film senza averlo visto. Ci è bastata una suggestione, una promessa, una intuizione”.
Antonello Caporale
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