L’AQUILA: LE C.A.S.E. CONSEGNATE CON LE MOLLE DELLE PIASTRE ANTISISMICHE NON PROTETTE DALLA POLVERE
SENZA COPERTURA ISOLANTE LE MOLLE SI INGRIPPANO: E’ STATA MESSA SOLO NOVE MESI DOPO L’INAUGURAZIONE…ORA SONO PROTETTE DA UNA FASCETTA FACILMENTE RIMOVIBILE…LA FORNITURA DELLA DITTA ALGA, L’IMBARAZZO DEL MINISTERO E DELLA PROTEZIONE CIVILE
E’ una inchiesta del quotidiano “Secolo XIX” a svelare il retroscena dell’ennesimo errore nella gestione del post-terremoto all’Aquila.
Molti ricorderanno quando, il 29 settembre 2009, Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso inaugurarono le prime C.a.s.e. antisismiche, con rullo di tamburi e suono di fanfare.
Un progetto peraltro insufficiente a garantire un alloggio a tutti gli sfollati, visto che a tutt’oggi sono appena 15.000 gli aquilani che vi hanno trovato rifugio, mentre oltre 30.000 sono ancora senza casa.
E tutti e 45.000 sono sempre in attesa che abbia inizio la ricostruzione vera e propria e la rimozione delle macerie.
Ma torniamo alle C.a.s.e., ovvero Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili, che avrebbero dovuto garantire gli abitanti dalle eventuali successive scosse di terremoto.
In pratica nei garage di queste strutture abitative si trovano le piastre con i dispositivi antisismici, sistemati sui pilastri: consistono in molle particolari, dispositivi “a pendolo scorrevole” che consentono l’assorbimento delle scosse.
Queste molle sono il cuore tecnologico del progetto, ne sono state montate 7.300, per una spesa di 13,5 milioni di euro.
Senza di loro, non si giustificherebbe nemmeno l’investimento di 803 milioni di euro per l’intero progetto C.a.s.e..
La fornitura delle molle se la aggiudicarono due società , la milanese Alga e la padovana Fip.
Nel gennaio 2010, un deputato, Giuseppe Astore, eletto nell’Idv e poi passato al Gruppo misto, presenta una interrogazione nella quale solleva seri dubbi sull’efficacia dei dispositivi.
Mentre quelli della Fip infatti avevano superato test avanzatissi a San Diego, in California, quelli della Alga (pari ai due terzi del totale) risultavano sperimentati solo in Italia e quando già erano stati installati, prassi perlomeno sospetta.
Ma viene rilevato che hanno un grosso problema: sono privi di un meccanismo di protezione dagli agenti atmosferici che eviti che le molle si ingrippino.
E sono passati già quattro mesi dalla inaugurazione delle C.a.s.e..
Al deputato nessuno risponde, ma, caso strano, a marzo quatta quatta la Protezione civile bandisce una generica gara “per la realizzazione di elementi di protezione dei dispositivi antisismici”.
E spunta un documento di 21 pagine, firmato l’11 marzo dalla prima sezione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici che dà parere favorevole alla gara e ricostruisce la vicenda Alga.
Emergono due lettere in cui la Alga, il 14 e il 16 settembre, manifesta l’intenzione di avvalersi di due laboratori universitari di Milano e di Pavia per le prove di qualificazione.
Mai state fatte prima insomma, solo l’11 dicembre l’Alga ottiene il nulla osta e provvederà tra maggo e luglio a mettere le protezioni.
Tanto è vero che a marzo il ministero subordinava l’approvazione del progetto “alla necessità di proteggere le superfici e le molle dalla polvere”.
Ovvero sei mesi dopo che erano già state consegnate le prime C.a.s.e senza però la protezione che sarebbe stata necessaria.
Come il giornalista del “Secolo XIX” rivela, trattasi poi di semplici fasce rosse poste ad una altezza tale che chiunque può rimuoverle a mano.
Quelle fondamentali protezioni possono essere in pratica staccate dal primo buontempone in vena di una bravata e le molle, con la polvere, si danneggerebbero, facendo venir meno l’effetto antisismico.
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