L’AQUILA, MAZZETTE SULLE CHIESE: UN “CORVO” AVVERTI’ BERTONE
NEL 2012 UN PRETE SCRISSE UN ESPOSTO ANONIMO ANNUNCIANDO LO SCANDALO-RICOSTRUZIONE E INTERESSI POCO CHIARI ALL’INTERNO DELLA CHIESA
Mentre le indagini puntano al “livello romano”, e viene indagato anche Fabrizio Magani ex direttore regionale del Mibac, si scopre che un prete scrisse al Vaticano, annunciando lo scandalo-ricostruzione.
Era il 2012 e un prete aveva già capito che a L’Aquila, sugli appalti delle chiese distrutte dal terremoto, s’erano accesi molti appetiti: era anche convinto che si consumassero truffe e si elargissero mazzette.
Il prete si trasformò così in “corvo”, e scrisse un esposto anonimo, convinto che anche all’interno della curia, tra i sacerdoti, qualcuno brigasse con gli imprenditori per scopi personali.
Annunciava uno scandalo all’interno della Chiesa, il prete — corvo, e pensò di spedire l’esposto anonimo al comando generale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, alla procura aquilana e — soprattutto — di informare un importante carica del Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, anch’egli tra i destinatari dell’anonimo.
Il misterioso sacerdote, tra gli uomini indicati nell’esposto, menzionava l’imprenditore Graziano Rosone, imprenditore arrestato — con l’accusa di millantato credito — due giorni fa dalla procura aquilana.
Al di là dell’episodio di millantato credito, che nulla c’entra con la ricostruzione, Rosone era interessato alla ricostruzione della parrocchia di San Marco.
Ed era frequentemente in contatto con Luciano Marchetti e Alessandra Mancinelli — ex vice commissario alla ricostruzione e funzionaria del Mibac — arrestati, sempre due giorni fa, con l’accusa di aver intascato mazzette per pilotare la ricostruzione delle chiese aquilane.
La matassa dipanata dalla Procura de L’Aquila, con le indagini condotte da Squadra Mobile e Guardia di Finanza, è fitta e complessa.
Un fatto però — nel leggere l’ordinanza d’arresto, richiesta dai pm David Mancini e Antonietta Picardi, coordinati dal procuratore Fausto Cardella — sembra chiaro: Marchetti e Mancinelli incassarono 10mila euro, l’uno per cento d’una tangente da 190 mila euro, legata alla ricostruzione della chiesa di Santa Maria in Paganica.
I due puntavano tutto su una norma, da inserire in un decreto firmato dall’ex premier Enrico Letta, che rendesse la curia aquilana il “soggetto attuatore” per la ricostruzione delle chiese.
Interessarono il “livello romano”, una sorta di “cerchio magico” vicino a Enrico Letta, composto da Antonello Antonellis e Amedeo Piva.
“La Mancinelli — dice Antonellis a il Fatto Quotidiano — mi contattò perchè sapeva che ero molto amico di Letta, mi chiese quale fosse la strada più facile per ottenere quell’emendamento, ma alla fine, con l’ex premier, io non ne parlai. Non ne ebbi l’occasione”.
L’emendamento rimase una bozza e non fu mai attuato. Intercettato con Mancinelli, però, Antonellis spiega che, per agevolare l’iter, era necessario convincere il premier che la richiesta arrivava dalla Cei.
E in effetti la curia aquilana, per spingere il decreto, spedì una lettera a Gianni ed Enrico Letta. Dice Antonellis nell’intercettazione: “Mercoledì alle tre vedo il premier e Ferrara che è il Vice Segretario Generale di Palazzo Chigi, è quello che fa la legge… lo vedo insieme ad Amedeo (Piva, ndr) … facciamo vedere che… una cosa che viene proprio dal Vaticano e che non è una questione politica. Ad Enrico gli diciamo che questa cosa è venuta direttamente dalla Cei… Se la fai uscire dalla Conferenza Episcopale… ha maggior forza! … gli facciamo avere il testo in modo tale che mercoledì, quando andiamo da… non tanto da Letta, da Ferrara che è il Vice Segretario Generale… gli dà la legge. … Amedeo (Piva, ndr) ce lo porto io…. perchè … tu hai capito che è l’uomo del Vaticano Piva… È lui che presenta… come dire… quella massoneria cattolica… che comanda… anche se qualche ministro vuole fare lo stronzo, quando gli dice che viene dalla Cei… non può dire nulla! Chiaro?”.
Talmente chiaro che, di lì a poco, Monsignor D’ercole e i vescovi aquilani firmano la lettera indirizzata a Gianni ed Enrico Letta.
“Non potevo immaginare — dice al Fatto Monsignor D’Ercole — che Mancinelli e Marchetti fossero implicati in una storia di tangenti e, comunque, la curia chiedeva di diventare soggetto attuatore della ricostruzione, sì, ma non di gestirne il denaro”.
Antonio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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