LAVORATORI IMMIGRATI, CI SAREBBE VOLUTO PIU’ CORAGGIO
LE NORME LASCIANO FUORI MOLTI MIGRANTI NEL SETTORE EDILIZIA, COMMERCIO, LOGISTICA E RISTORAZIONE
Un esercito invisibile promette di uscire allo scoperto. Braccianti, colf, badanti, che lavorano in nero e senza diritti nelle campagne e nelle case degli italiani, potrebbero presto mettersi in tasca un permesso di soggiorno.
Il governo ha infatti dato il via libera alla regolarizzazione di parte dei migranti senza documenti che vivono nel nostro Paese.
Un provvedimento con luci e ombre, accolto con favore dalle associazioni in prima linea sul fronte dell’accoglienza, che avrebbero però voluto un maggiore “coraggio”: le norme infatti limitano la platea dei possibili beneficiari, rischiando di lasciare molti migranti nell’ombra.
Una “platea” ancora ristretta
“Ero straniero”, la Campagna promossa tra gli altri da Oxfam Italia, Arci, Asgi, Centro Astalli, Radicali Italiani, A Buon Diritto, ActionAid Italia, Legambiente, Acli, dà atto “ai membri del Governo di aver portato avanti con determinazione il provvedimento”. Ma aggiunge che per “una reale efficacia dell’intervento, sarebbe stato necessario un allargamento quanto più possibile della platea dei beneficiari: innanzitutto non limitando l’accesso alla procedura di regolarizzazione ai settori agricolo, di cura e lavoro domestico, ma aprendo anche agli altri comparti. Troppo restrittivi poi i requisiti richiesti al cittadino straniero per poter chiedere il permesso di soggiorno di 6 mesi per cercare un lavoro. Che senso hanno queste limitazioni se l’obiettivo della misura è il contrasto dell’invisibilità , con tutte le gravi conseguenze sul piano economico, sanitario e di sicurezza sociale che tale condizione comporta?”.
Il Consiglio italiano per i rifugiati
Il Cir giudica “una norma positiva, ma parziale, quella che renderà possibile la regolarizzazione di molti lavoratori nel nostro Paese. Il grande limite del decreto consiste nell’ampiezza della platea destinataria: la regolarizzazione si applicherà infatti esclusivamente ai lavoratori impiegati nell’agricoltura, nei servizi domestici e di cura, lasciando senza alcuna possibilità di legalità le migliaia di persone che lavorano nell’edilizia, ristorazione, logistica, commercio e in tanti altri settori produttivi”.
Non solo. “La norma dovrebbe prevedere un secondo canale di legalizzazione: il rilascio di un permesso di soggiorno per ricerca occupazione semestrale, ma solo per coloro che hanno perso un permesso di soggiorno dopo ottobre 2019 e che possono dimostrare un precedente lavorativo nei settori dell’agricoltura e lavori domestici. Un’accezione troppo ristretta, che lascia fuori decine di migliaia di persone che in Italia hanno investito molto e stavano costruendo un percorso positivo di integrazione”.
(da agenzie)
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