LE BUGIE DEL 1° MAGGIO DI MELONI: EFFETTO FORNERO E SOLDI INVENTATI
BALLE! I 650 MILIONI STANZIATI PER LA SICUREZZA SONO MERI AVANZI DI CASSA DELL’INAIL E L’AUMENTO DEGLI OCCUPATI RIGUARDA SOLO GLI OVER 50
Sul tema del lavoro, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha alzato il tiro della propaganda. Sarà la retorica che solitamente accompagna il Primo Maggio, ma negli ultimi giorni non ha perso occasione per ribadire il milione di posti creati da quando siede a Palazzo Chigi, da lei attribuiti – con significativa dose di fantasia – all’opera del suo governo. “Vogliamo essere ricordati come il governo che ha aumentato il lavoro – ha spiegato ieri in un’intervista all’AdnKronos – ridotto il precariato e messo al centro la sicurezza sul posto di lavoro”.
Qualcuno potrebbe addirittura crederci, chi volesse approfondire invece, riposte in custodia le trombe della fanfara, scoprirebbe una realtà diversa: pur essendo vero che dal giorno dell’insediamento gli occupati sono aumentati di 1,062 milioni, questa crescita è una semplice prosecuzione di quella che era già iniziata dalla ripresa post-Covid, ed è stata trainata da misure di investimento avviata dai precedenti governi.
Ancor più preoccupante che l’aumento di occupazione avvenga quasi esclusivamente nella fascia degli over 50: in sostanza ha inciso molto
l’inasprimento dei requisiti di pensionamento, mentre i dati sui più giovani presentano uno stallo allarmante.
Se aggiungiamo i dati sui salari reali, che sono più bassi dell’8% rispetto a inizio 2021, e quelli sulla produzione industriale, ferma da oltre due anni con relativo aumento della cassa integrazione, si potrebbe suggerire a Giorgia Meloni di essere quantomeno più prudente.
Andiamo con ordine. Ieri l’Istat ha diffuso i dati sul lavoro di marzo 2025 e segnala un calo di 16 mila occupati su base mensile: nulla di grave perché nel medio periodo la crescita è chiara.
Come detto, però, questa crescita è in corso sin dal 2021, quindi ben prima dell’arrivo di Meloni, ed è stata facilitata da Pnrr e dai bonus edilizi, oltre che dalla fisiologica riapertura delle attività fermate per la pandemia.
Dopo la vittoria del centrodestra, è quindi semplicemente proseguita la corsa. L’Italia aveva già recuperato un milione di occupati e, da ottobre 2022 a oggi, c’è stato un aumento di un ulteriore milione di occupati, o poco più.
Attenzione ai dettagli però. In questi 29 mesi nella fascia di età degli over 50 gli occupati sono aumentati di 953 mila unità: in pratica i lavoratori più anziani coprono quasi tutta la crescita a cui assistiamo sotto il governo Meloni.
Nella fascia degli under 24, invece, la crescita vista in 29 mesi è di appena 14 mila. Peggio ancora in quella tra i 35 e i 49 anni, dove si vede un calo di 13 mila. Tra i 25 e i 34 anni, c’è invece una crescita di 108 mila.
Questi dati sono certamente influenzati dalla curva demografica: la popolazione invecchia, quindi è normale che cresca l’età media anche degli occupati. Tuttavia, Istat misura l’aumento di occupazione anche al netto della componente demografica e questi dati dicono che a beneficiarne nell’ultimo anno sono comunque stati maggiormente gli over 50, per i quali l’incremento è di 3,5 punti, mentre per gli under 34 c’è addirittura un calo di 1,8 punti e per la fascia di mezzo una crescita di 1,6 punti.
Dunque, anche se correggiamo il dato, resta vero che a tirare l’aumento di occupazione sono i più anziani. È un effetto dell’aumento progressivo dell’età pensionabile, iniziato con la legge Fornero e proseguito con questo governo che – rimangiandosi le promesse elettorali – ha ridotto i canali di flessibilità in uscita: il trattenimento degli over 50 al lavoro è anche uno dei motivi per cui si
registra il positivo aumento dei contratti a tempo indeterminato.
Meloni, poi, ha anche rivendicato gli sforzi per la sicurezza sul lavoro e citato ancora i 650 milioni destinati alla sicurezza dal Consiglio dei ministri del 30 aprile. Anche questo merita più di una precisazione. Non si tratta affatto di un nuovo finanziamento, ma semplicemente dello sblocco di risorse esistenti nel bilancio dell’Inail per i bandi Isi, con i quali – dal 2010 – sono stati finanziati investimenti nella sicurezza sul lavoro da parte delle aziende: non è necessario alcun passaggio in Cdm per destinarli. Attualmente è in corso un altro bando da 600 milioni – ecco perché Meloni ha tentato ambiguamente di far passare l’idea di uno stanziamento da 1,2 miliardi – ma anche negli anni passati l’Istituto ha avviato bandi da centinaia di milioni.
Va anche peggio se si tiene conto che parte di queste risorse deriva da fondi non spesi nei precedenti bandi, come spiega chiaramente anche il bilancio consuntivo della stessa Inail. Insomma, sono quindici anni che l’Istituto investe sue risorse per questo tipo di attività e semmai andrebbe sottolineato che il sistema non funziona come dovrebbe, visto che non riesce neanche a spendere tutti i soldi a disposizione.
(da agenzie)
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