LE CLAUSOLE CAPESTRO DEI CINQUESTELLE TRASFORMANO QUASI TUTTI I SI’ IN UN DINIEGO
I 10 “FINTI” SàŒ DI GRILLO A RENZI: DIMOSTRARE “RESPONSABILITA'” E FARSI DIRE NO O SI RISCHIA LA FACCIA
Dopo tre giorni di estenuante tira e molla, arriva l’agognata risposta scritta che il Pd aveva chiesto al M5s.
Dieci domande, dieci punti per capire se il dialogo sulla legge elettorale potrebbe andare avanti. Un ein plein di dieci risposte affermative. Tutte con un lungo corollario, sufficiente, in molti casi, a depotenziare quella secca risposta affermativa fornita dai grillini, lasciando di fatto le posizioni assai distanti.
L’assenso alla necessità di un secondo turno viene per esempio disperso in clausole capestro, almeno a guardare l’impianto di base dell’Italicum.
Il sì al ballottaggio per i 5 stelle è vincolato da un primo turno da svolgersi con un proporzionale puro, con le preferenze e senza soglie di sbarramento.
E impedendo la facoltà a diverse forze politiche di coalizzarsi tra di loro prima del voto.
L’esatto contrario di quanto emerso dal patto del Nazareno.
Anche il sì al premio di maggioranza per il vincitore è in realtà un no: il M5s identifica solo nell’eventuale ballottaggio quel bonus di seggi che, invece, nei piani di Matteo Renzi andrebbe attribuito al partito, o alla coalizione, che al primo turno ottenesse una maggioranza relativa di suffragi al di sopra di una certa soglia (fissata, al momento, al 37%).
Anche le risposte affermative alla riduzione dei collegi elettorali e del vaglio della norma da parte della Corte Costituzionale sono vincolati ad un generico “dipende dall’impianto complessivo della legge e da come la si vorrebbe realizzare”.
E via di seguito: “sì” alla modifica del Titolo V della Costituzione, ma “l’impianto proposto nell’attuale riforma non sia funzionale alla risoluzione dei problemi provocati dalla riforma del 2001”, “sì” alla riduzione dei compensi dei consiglieri regionali, “non si capisce in che modo il Parlamento potrebbe intervenire su questa materia, che dovrebbe essere di competenza regionale”.
Qualche apertura maggiore si avverte sull’abolizione del Cnel e sulla riforma del Senato, a patto che quest’ultimo sia elettivo.
Ancora una volta l’opposto di quel che vorrebbe Renzi.
Insomma, dei dieci “sì” del M5s, a leggere le righe piccole, almeno sette o otto suonano piuttosto come un diniego.
(da “Huffingtonpost”)
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