LE MULTINAZIONALI SCAPPANO DAL’ITALIA: ALL’ESTERO CONDIZIONI MIGLIORI
LA TENARIS TAGLIA 1.000 DIPENDENTI A PIOMBINO E APRE IN ROMANIA, LA YAMAHA NE LICENZIA 67, LA SYSTEM PLAST 120 E VA IN GERMANIA…LA DOW TAGLIA 180 OPERAI A PORTO MARGHERA, THE NORTH FACE LICENZIA 120 PERSONE E DELOCALIZZA IN SVIZZERA, LA RUSAL A PORTOVESME LICENZIA 400 LAVORATORI
Pochi lo dicono, pochissimi lo sanno, al di là di coloro che ne rimangono direttamente vittime e i media locali: stiamo assistendo alla “grande fuga” delle multinazionali dal nostro Paese.
Cerchiamo di dare un quadro complessivo di quanto sta accadendo nel silenzio dei media nazionali.
La North Face, nota azienda di abbigliamneto, sta per chiudere uno stabilmento costruito appena 5 anni fa a Pederobba (Treviso), nonostante oltre due miliardi di dollari di fatturato.
La casa madre, la Vf Corporation sposterà gli uffici a Lugano, in Svizzera: il Paese elvetico è riuscito a offrire quello che l’Italia non è stata in grado di dare, ovvero servizi, energia a un costo inferiore del 30%, trasporti ferroviari, personale plurilingue, incentivi fiscali e una tassazioni inferiore al 28%.
Cosa siamo ancora in grado di offrire a una multinazionale attualmente in Italia?
Poco e nulla, tanto è vero che per quanto riguarda gli investimenti esteri diretti, il nostro Paese è ultimo in Europa e ci sono regioni come la Sicilia che nel 2008 hanno attirato le stese cifre del Mozambico.
Andiamo avanti nel quadro generale.
A Portovesme, in Sardegna, i vertici della Rusal hano deciso di chiudere l’Eurallumina, mandando a casa 400 lavoratori più 300 dell’indotto.
Nella regione, in crisi anche l’edilizia, con i danesi della Rochwool che hanno licenziato 200 lavoratori dell’impianto che produce lana di roccia.
A Bergamo invece la System Plast di Telgate ha deciso di spostare l’azienda in Germania per ragioni organizzative e fiscali e 120 lavoratori sono rimasti a spasso, salvo chi accetta di trasferirsi in Germania.
Neanche questa possibilità è stata invece offerta a Piombino, agli operai di Tenaris Dalmine, il cui piano di ristrutturazione prevede un taglio complessivo di 1.024 posti di lavoro su 2.814.
Prossima apertura prevista però di uno stabilimento in Romania.
In Basilicata si sono persi 5.000 posti di lavoro in un solo anno. La Lasme che produce componenti d’auto per il LIngotto ha licenziato 173 unità a San Nicola di Melfi.
La Dow Chemical, dopo aver chiuso lo stabilimento di Porto Marghera, ora sta valutando di ridurre l’attività a Pisticci, in provincia di Matera.
Anche la Panasonic ha alzato bandiera bianca, ora si spera solo che venga acquistata dai cinesi della Taihe International.
Per chiudere con la Yamaha Motor Italia di Lesmo che , nonostante le vittorie di Valentino Rossi, chiuderà l’8 gennaio, lasciando a spasso 67 dipendenti. Ecco perchè riteniamo che di fronte a carenze dello Stato italiano e a una pressione fiscale insostenibile di fronte alla concorrenza europea, il governo sarebbe opportuno dedicasse maggiore attenzione alla grave crisi occupazionale italiana.
Confidando che prima o poi sia ritenuta più rilevante dei problemi del premier con la giustizia.
O forse chiediamo troppo?
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