ASSESSORE IDV NON VUOLE UNA “PIAZZA ROSSA”: NON SI ACCORGE CHE ERA PER GUIDO ROSSA, UCCISO DALLE BR
CLAMOROSA GAFFE A SAVONA DELL’ASSESSORE DELL’IDV ROSARIO TUVE’: “NON VOGLIO CHE SI PENSI CHE LA CITTA’ CELEBRI UN MITO COMUNISTA”…. NON SI ERA ACCORTO CHE SI VOLEVA TITOLARE LA PIAZZA DELLA DARSENA AL SINDACALISTA GUIDO ROSSA… DI PIETRO COSTRETTO A SCUSARSI CON LA FIGLIA DELLA VITTIMA
Questa volta la “piazza Rossa” ha scatenato davvero una guerra: succede a Savona, dove una titolazione della piazza della Darsena da parte della Pubblica Amministrazione ha scatenato l’ira funesta del pelide Rosario Tuvè, nella duplice veste di assessore e di segretario locale dell’Italia dei Valori. Appena appresa la notizia che si voleva denominare lo slargo “Piazza Rossa”, l’assessore Idv ha rilasciato alla stampa parole di fuoco.
“Sono anticomunista, non voglio vivere in piazza Rossa. Chiamiamola piuttosto “Luigi Calabresi”, per evitare che si pensi che Savona sia una città che celebra la piazza di Mosca e il mito comunista”.
Peccato che il Tuvè non fosse molto informato, cosa ammissibile magari per un cittadino comune, un po’ meno per un assessore: in realtà la piazza la si vuole titolare a Guido Rossa, sindacalista ucciso dalle Brigate Rosse.
Ed ecco scatenarsi sul disinformato esponente dell’Idv l’inferno: si alza un coro di feroci critiche dal mondo politico e sindacale.
Da Savona, Genova e soprattutto Roma, partono prese di distanza contro il Tuvè. colpevole di “avere infangato la memoria di Guido Rossa, simbolo della lottà per la libertà , per meschini interessi personali”.
Questi ultimi sarebbero da collegare al fatto che il Tuvè ha appena acquistato un alloggio proprio lì e lui, essendo anticomunista, non ne vuole sapere di vivere in “piazza Rossa”.
Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere.
Ecco che Di Pietro in persona deve intervenire per sanare l’incredbile gaffe del suo assessore.
E parte un’accorata lettera di scuse all’on. Sabina Rossa, figlia di Guido, parlamentare Pd.
“Per noi tuo padre continua a essere un simbolo della lotta al terrorismo e mai verrà meno l’impegno e la solidarietà dell’Idv a tutela della sua memoria e del suo esempio. Siamo profondamente dispiaciuti per quanto accaduto”.
La Sabina apprezza e accetta le scuse, ma non fa altrettanto quando la chiama l’assessore Tuvè a cui butta giù il telefono.
“Credo che chi ricopre incarichi pubblici non possa permettersi certe dichiarazioni superficiali, è un pessimo insegnamento che trasmettiamo ai più giovani”, commenta la figlia di Rossa.
A questo punto il Tuvè deve giustificarsi anche di fronte alla giunta comunale e cerca di dire che è stato travisato il senso delle sue parole, altro non sa dire, chiede scusa e rimane al suo posto, nella migliore tradizione italica. Nessuno lo accompagna alla porta, tranquilli, nè a Savona nè a Roma.
Resta da meditare sul livello politico e culturale dei politici del nostro Paese e sulla loro capacità di contare fino a dieci, prima di sparare cazzate.
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