LE PALLE DI BERLUSCONI E MARONI: “DA LUNEDI’ DUE VOLI AL GIORNO PORTERANNO VIA GLI IMMIGRATI”: SI’, MA NON A TUNISI, BENSI’ NEI CIE IN ITALIA
SONO APPENA TRENTA I TUNISINI RIPORTATI IN PATRIA E LA NOTIZIA HA GIA’ SCATENATO LA RIVOLTA A LAMPEDUSA… LE LEGGE VIETA I RIMPATRI DI MASSA, TUNISI NON LI VUOLE, IL GOVERNO HA BLEFFATO COME SEMPRE E ORA CHI E’ ARRIVATO DOPO IL 5 APRILE VIENE SMISTATO NEI VARI CENTRI DEL CENTRO SUD, ALTRO CHE LO SPOT DEL RITORNO A CASA…E QUALCUNO A TORINO VIENE GIA’ LASCIATO LIBERO DI ANDARSENE A SPASSO
S’avvia il Piano dei rimpatri verso la Tunisia, ma è subito in salita. 
È bastato che trenta tunisini arrivassero sul suolo patrio per accorgersi che erano stati truffati: gli avevano detto che erano in trasferimento verso l’Italia, invece si sono ritrovati a casa loro, così hanno avvertito con i cellulari gli amici rimasti nel Centro di accoglienza di Lampedusa.
E lì è divampata immediatamente una rivolta.
Risultato: il Centro è parzialmente inagibile dopo che i tunisini presenti hanno dato fuoco a materassi e suppellettili, inoltre gli animi sono particolarmente accesi e quindi il ministero dell’Interno ha cambiato i suoi piani e ora i 1300 «ospiti» della struttura verranno trasferiti al più presto nei diversi Cie italiani.
I primi 500 dovrebbero essere imbarcati sulla nave Excelsior, che era a Lampedusa in rada da quattro giorni.
Ma siccome i Cie sono saturi un po’ dappertutto, ecco che molti tunisini di quelli che hanno diritto al permesso umanitario sono stati mandati via già ieri. A Torino ne hanno «liberati» circa 80 con un foglietto in mano, invitandoli a ripresentarsi tra cinque giorni.
Lo stesso accadrà in Toscana, dove i 483 migranti ospiti sono stati pregati di avere pazienza perchè ci vorrà qualche tempo prima di ricevere da Roma il permesso elettronico valido per sei mesi.
E intanto il flusso non s’interrompe. Un barcone con 300 persone a bordo, apparentemente profughi in fuga dalla Libia, è stato avvistato al largo della Sicilia.
Le cose sembravano finalmente mettersi bene, per il Viminale.
Ieri mattina alle 13 i primi trenta tunisini (di quelli approdati a Lampedusa dopo il 5 aprile (perchè tutti gli altri sono già stati trasferiti sul continente nei giorni scorsi) sono stati imbarcati su un charter, ciascuno accompagnato da due agenti.
Un’ora dopo su un altro charter salivano in oltre cento, settanta tunisini e il resto profughi scappati dalla Libia, ma per andare nel Cie di Crotone.
E ancora nel pomeriggio partiva un altro volo charter per la Puglia con a bordo quasi cento profughi e diciotto cittadini tunisini, per lo più donne e bambini a cui è stato riconosciuto il diritto al ricongiungimento familiare con parenti già da tempo in Italia.
Altri 328 immigrati erano stati smistati ieri mattina nelle strutture di accoglienza umbre dopo essere giunti all’alba nel porto di Civitavecchia. Cento sono arrivati a Bologna, ospiti della Cgil.
Così come sono rimaste chiuse le frontiere europee, però, se qualcuno al ministero dell’Interno pensava di poter rimandare indietro i 1300 tunisini che sono concentrati a Lampedusa senza passare per i Centri delle regioni e con una corsia veloce, il piano è saltato.
Oltretutto quelli che si sono ribellati non avrebbero diritto al permesso umanitario essendo sbarcati in Italia dopo il 5 aprile.
A rigore, dovrebbero essere tutti rimpatriati con procedure accelerate verso il loro Paese.
Quando finiranno nei Cie, a questo punto, andranno gestiti separatamente perchè per loro è previsto un trattamento differenziato e comunque rientreranno nelle regole della Bossi-Fini, vale a dire che potrebbero essere tenuti dentro per 180 giorni fino a saturazione di posti.
Dal Cie di Gradisca d’Isonzo intanto segnalano che tutti quelli che non hanno ottenuto il permesso di soggiorno umanitario, ancorchè tunisini, ma sbarcati in Italia a novembre e dicembre, non capiscono la differenza di trattamento e si stanno creando ulteriori tensioni.
Francesco Grignetti
(da “La Stampa“)
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