ALLE 15 INIZIA LA DISCUSSIONE ALLA CAMERA SUL PROCESSO BREVE: SU UNO DEI 150 EMENDAMENTI IL GOVERNO TEME UNA TRAPPOLA
CICCHITTO FA MARCARE STRETTO I DUBBIOSI E GLI SCONTENTI, STILATA UNA LISTA DEI PIU’ PERICOLOSI…UN VOTO CONTRARIO SU UN EMENDAMENTO FAREBBE SALTARE LEGGE E GOVERNO…OCCHI PUNTATI SUI DEPUTATI VICINO A SCAJOLA, MICCICHE’ E GLI EX AN, OLTRE AI RESPONSABILI…VOCI DANNO PER CERTA LA BOCCIATURA DELLA LEGGE DA PARTE DI NAPOLITANO
Gli staranno addosso.
Li placcheranno a uno a uno per “impedire a qualsiasi Pierino di turno” di fare “qualche sciocchezza” per mettere nei guai Berlusconi sul provvedimento che gli sta più a cuore, il processo breve.
La balcanizzazione del Pdl porta anche a questo, all’angoscia di cadere per un errore banale. O, peggio, per un avvertimento politico interno.
I colonnelli del Pdl fanno quadrato e blindano i deputati del partito per evitare che il fuoco amico affondi in un colpo solo l’impunità del Cavaliere a una incollatura dal traguardo.
Il rischio è concreto, qualcuno ha addirittura scomodato l’abusato fantasma del 25 luglio, tanto per far capire l’aria che tira.
Però la preoccupazione c’è.
Non ha quindi stupito se ieri, a poche ore dall’inizio della battaglia finale sul processo breve, ci sia stato chi, come Fabrizio Cicchitto, ha passato quasi l’intera giornata a scrivere ai deputati.
Raccomandando “coesione politica e attenzione fino a venerdì”.
Ma anche a stendere una mappa dettagliatissima della geografia del gruppo e delle nuove — o antiche — simpatie correntizie.
Monitorati i cinquanta di Scajola, le teste calde sicule vicine a Miccichè, gli ex An, gli ex Dc, la magnifica dozzina di Altero Matteoli e, poi, quelli che si stanno guardando intorno anche se hanno un cuore che batte per Alemanno. Il Cavaliere è stato perentorio; non vuole sorprese.
La sua preoccupazione, anche ieri con i suoi, era concentrata sul Quirinale e sull’insistenza delle voci che danno quasi per certo il rigetto della legge approvata in via definitiva da parte del capo dello Stato.
La tentazione di Berlusconi sarebbe quella di rispondere “colpo su colpo”.
“Se davvero ce la rimanda — avrebbe detto il Cavaliere — stavolta gli cambiamo una virgola e gliela rimandiamo così com’è. Non può continuare a fare il muro, a bocciare tutto…”.
Intanto, però, la legge va portata a casa.
E il campo della Camera è minato. Ma non certo per colpa del Pd.
Persino il massimo stratega del Nazareno sulle questioni procedurali e di regolamento , ammetteva ieri con candore di “aver finito i trucchi” e che di mettere in campo un “trappolone notturno”, come ipotizzava qualcuno dalle parti del Terzo Polo proprio non se ne poteva parlare.
Il problema dei berluscones è che sanno di avere il nemico dentro casa.
Si comincia oggi alle 15 e si andrà avanti fino a notte inoltrata.
Secondo i conti del presidente della Camera, tutto si dovrebbe chiudere alle 18 di mercoledì, voto in diretta tv.
Ma qualcuno ieri ha immaginato uno slittamento a giovedì mattina; 150 emendamenti, in fondo, non sono poi così pochi.
Lo sa anche Cicchitto, che teme per la tenuta della rete di protezione della maggioranza sulla lunga distanza temporale.
Dalla Lega non ci si aspettano sgambetti, mentre nel Pdl è tutta un’altra musica. Di lì la necessità di fare catenaccio.
Il timore del capogruppo Pdl è che la maggioranza possa andare sotto su un emendamento chiave all’articolo 3 del provvedimento, quello che contiene l’agognata prescrizione breve, stravolgendola e rendendo inutile l’ennesimo sforzo salva premier.
Se la legge venisse modificata dovrebbe tornare al Senato e quindi di nuovo alla Camera; in pratica, palla persa.
Non dovrà succedere.
Per questo, sempre ieri, Cicchitto avrebbe distribuito una serie di incarichi di marcatura ai più fidati; Lupi, Leone, Osvaldo Napoli, lo stesso Cicchitto con Jole Santelli e una sempre attenta Alessandra Mussolini avranno il compito di sorvegliare che tutto fili liscio.
“Sarà comunque un Vietnam”, minacciano dal Pd.
E il Pdl ha paura di trovarselo tutto solo dentro casa propria.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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