LE SPARATE DI SALVINI CONTRO STOLTENBERG (“CI VADA LUI A MORIRE IN RUSSIA”) HANNO FATTO GIRARE LE PALLE AL SEGRETARIO GENERALE DELLA NATO CHE HA CHIESTO SPIEGAZIONI A TAJANI, DURANTE IL VERTICE DEI MINISTRI DEGLI ESTERI DEL G7 A PRAGA
IL CAPO DELLA FARNESINA HA PROVATO A MINIMIZZARE: “E’ IN CAMPAGNA ELETTORALE”
«Questo signore è pericoloso, qualcuno lo fermi». E ancora: «O ritratta o chiede scusa o si dimette», «Ci vadano Macron e Stoltenberg a morire in Russia».
Queste frasi sono state pronunciate ripetutamente fino a due giorni fa da Matteo Salvini, vicepremier di un Paese membro della Nato, che ha la presidenza di turno del G7, contro il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, dopo il suo invito a far cadere il divieto di usare le armi occidentali fornite all’Ucraina per colpire obiettivi militari in Russia. Era logico immaginare che prima o poi Jens Stoltenberg ne avrebbe chiesto conto al governo italiano.
Lo fa durante il vertice di Praga, che fino a ieri, per due giorni, ha riunito nella stessa stanza i ministri degli Esteri dei Sette Grandi. Tocca ad Antonio Tajani prendere le difese dell’esecutivo e, in qualche modo, provare a minimizzare le parole di un alleato che in queste ore gioca anche la parte dell’avversario nell’area del centrodestra. «Salvini è in campagna elettorale», è la spiegazione offerta dal capo della Farnesina
Ancora una volta Salvini è fonte di imbarazzo internazionale per il governo di Giorgia Meloni. Ancora una volta – come ha fatto ancora ieri dopo che il leghista ha twittato a favore di Donald Trump e contro i giudici che lo hanno condannato – Tajani è dovuto intervenire, perché si tratta di un altro caso che investe il ruolo del ministro degli Esteri e le relazioni con Paesi alleati.
Stoltenberg vuole capire cosa sta succedendo in Italia. A colpire Stoltenberg sono stati i toni, i modi di Salvini, la richiesta di dimissioni, la personalizzazione. «Se vuole parlare di usare le bombe o i missili o le armi italiane che abbiamo mandato all’Ucraina, per colpire e uccidere fuori dal suo territorio – è stata l’accusa del leghista – può farlo non in nome mio, non in nome della Lega, non in nome del popolo italiano».
Il segretario generale della Nato non può non chiedere spiegazioni, se a esprimersi in quei termini è il secondo in grado di un governo, a capo del secondo partito di maggioranza.
Le rassicurazioni di Tajani sono anche un modo per offrire una chiave di interpretazione del contesto politico italiano a ridosso delle elezioni europee. Una realtà dove la componente dei pacifisti, pronti a far venir meno l’aiuto militare a Volodymyr Zelensky, è sempre più ampia e dove nessun partito tranne Azione di Carlo Calenda, si è espressa a favore della proposta di Stoltenberg.
Salvini, dunque, non è isolato. E questo dà forza alle sue considerazioni. Tanto più che il candidato forte a cui ha affidato – spera – la risalita elettorale di un partito in drammatico calo di consensi è Roberto Vannacci, un generale sospeso dalla Difesa, il quale pure sostiene che togliere le restrizioni «sarebbe un grave errore che potrebbe portare a un coinvolgimento diretto dei Paesi della Nato». Ma lo fa molto più pacatamente.
(da agenzie)
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