LE VERITA’ SCOMODE: NELLE COOPERATIVE DEGLI SFRUTTATORI C’E DENTRO TUTTA ROSARNO
GRAN PARTE DEGLI ARANCETI SONO DI PROPRIETA’ DI COOPERATIVE FORMATE DA ROSARNESI… LA MANO D’OPERA ERA ECCEDENTE: SCACCIATI I NERI, ECCO IN ARRIVO I BRACCIANTI DELL’EST…I LOCALI SI FANNO ASSUMERE FITTIZIAMENTE COME BRACCIANTI AGRICOLI, FANNO LAVORARE GLI IMMIGRATI, E DOPO 102 GIORNI PRENDONO L’INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE DALL’INPS
Ora che hanno fatto il loro bravo corteo con lo striscione anti-razzista “Abbandonati dallo Stato, criminalizzati dai media, venti anni di convivenza non sono razzismo”, con in prima fila cinque immigrati raccattati per far da paravento e defilati i rampolli e gli uomini dei boss che invece erano scesi per le strade la notte della rivolta, i rosarnesi hanno dimostrato che amano la pacifica convivenza.
Poichè mai abbiamo pensato che all’origine della vergognosa caccia all’uomo ci fosse quell’odio razziale, peraltro esistente in Italia e alimentato da ben individuate forze politiche, stigmatizzato anche dall’Osservatore Romano (“In Italia il razzismo non è mai stato superato”), è forse giunto il momento che i rosarnesi diano qualche spiegazione in più.
E non parliamo solo della presenza di esponenti della “ndrangheta” tra coloro che sparavano i pallini flobert nel tiro a segno al nero, non ci riferiamo solo ai filmati che riprendono Antonio Bellocco, uomo dell’omonimo clan, aggredire immigrati e carabinieri, ma a fatti su cui i media non sono ancora andati a fondo. Si è parlato dello sfruttamento della manodopera di colore da parte dei proprietari terrieri e del fatto che nessuno aveva mai denunciato tale “lavoro nero”.
Sapete perchè?
Perchè non siamo di fronte a una manciata di latifondisti milionari: i proprietari degli aranceti che sfruttavano i neri sono la maggior parte dei rosarnesi.
Le cooperative in cui sono riuniti centinaia di fazzoletti di terra sono formate ciascuna da decine di rosarnesi.
Dato che il mercato ortofrutticolo è in calo e le spese per i braccianti, anche se sottopagati, iniziavano a superare i guadagni, considerato che il numero degli immigrati era divenuto troppo alto per le reali esigenze di mercato, qualcuno ha pensato che sarebbe stato meglio sfoltirli.
Meglio lasciare marcire le arance sugli alberi e attendere qualche sovvenzione della Comunità europea che, grazie all’interessamento della ‘ndrangheta e di qualche politico, sarebbe certamente arrivata, come in passato.
Non a caso ora in paese si dice che “moldavi e romeni saranno i benvenuti”, in nome del ricambio migratorio, confidando siano “più gestibili” degli africani cacciati a bastonate dai campi.
Saranno i braccianti dell’est a far proseguire il circuito assistenziale che fa funzionare la fragile economia di Rosarno.
L’Inps ha calcolato che metà degli iscritti alle liste di disoccupazione nella zona risultano essere braccianti agricoli.
Ma come, vi chiederete: i rosarnesi sono braccianti agricoli disoccupati e poi si rivolgono agli immigrati per lavorare i campi?
Ecco spiegato l’arcano: quasi tutti si fanno assumere fittiziamente, pagando di tasca loro i contributi per un limitato periodo: dopo 102 giorni di lavoro hanno diritto a una congra indennità per i restanti mesi dell’anno.
Ovvio che il denaro “restituito” è molto di più di quello che si versa.
Ne deriva che chi risulta in regola per quei 102 giorni in realtà i campi li vede dalla finestra di casa e si fa qualche lavoro in nero.
Mentre a raccogliere le arance ci va l’immigrato di turno a 15 euro per 14 ore di lavoro, alloggio in rudere e, se rompono troppo le palle, anche scarica di pallettoni assicurati.
Ma contro questo andazzo non ci risulta i rosarnesi abbiano mai indetto alcun corteo o Maroni e Sacconi abbiano mai inviato alcun controllo.
Sono posti dove lo Stato è latitante, abbiano scritto due giorni fa, ma anche dove regna l’ipocrisia, oltre che l’ndrangheta.
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