MARONI, “I RAZZISTI FUORI DAGLI STADI”: TUTTA LA DIRIGENZA LEGHISTA COSTRETTA AD ABBONARSI ALLA PAY TV
MARONI VUOLE CHE LA FEDERAZIONE CALCIO FACCIA SOSPENDERE UNA PARTITA IN CASO DI CORI RAZZISTI…. PECCATO CHE NON CONOSCA NEANCHE LA LEGGE: L’ART. 62 STABILISCE CHE TOCCA AL RESPONSABILE DELL’ORDINE PUBBLICO ALLO STADIO O AL QUESTORE SOSPENDERE L’INCONTRO
“Lulù Maronì” in arte, Roberto Maroni nella tragica realtà , si atteggia come quelle “ragazze di vita” di un tempo che, una volta trovato un buon partito, cercavano di rifarsi una verginità .
Cosa c’è di meglio per un leghista preso in castagna a Rosarno per una pessima gestione del fenomeno immigrazione e una successiva imbarazzante ed evidente assenza dello Stato in una regione in mano alla ‘ndrangheta, mentre decine di immigrati venivano massacrati su imput della malavita, ergersi come il difensore della legalità e della tolleranza zero negli stadi?
La Lega è accusata di razzismo per le quotidiane esternazioni dei suoi massimi (e umanamenti minimi) dirigenti?
Diventiamo allora i difensori dei Balotelli italici almeno sul terreno di gioco e perseguiamo i cori razzisti, così ricostruiamo una ipocritica verginità padana almeno la domenica sui campi.
“I razzisti restino fuori dagli stadi” tuona Maroni per oscurare Rosarno: alla ferale notizia, la classe dirigente leghista a malincuore è costretta ad abbonarsi alle Pay Tv per poter seguire almeno sullo schermo la squadra del cuore, maledicendo l’ex legale recupero crediti della Avon Cosmetic.
Ma “Lulù Maronì” a Skytg24, come tutti i neofiti antirazzisti, ne combina una delle sue.
Tanto si infervora nella sua nuova parte, che dice: “Occorre tolleranza zero verso i cori razzisti negli stadi. La Fgci deve usare il pugno duro contro gli insulti nel calcio e sospendere le partite quando l’arbitro abbia anche il pur minimo dubbio che vi sia un coro razzista. L’arbitro deve prendere provvedimenti e sospendere l’incontro”.
Peccato che Maroni si sia dimenticato nella fretta di leggersi l’art 62 comma 6 delle norme federali: “Il responsabile dell’ordine pubblico dello stadio, designato dal ministero degli Interni, che rilevi uno o più striscioni esposti dai tifosi, cori, grida e ogni altra manifestazione discriminatoria, costituenti fatto gravo, ordina all’arbitro di non iniziare o di sospendere la gara”.
Tocca al questore intervenire come stabilito nel 2000 dalla direttiva del Viminale introdotta nal ministro Enzo Bianco e che nel 2005 il ministro Pisanu, attraverso una circolare, estese agli striscioni di “discriminazione razziale”.
C’è paradossalmente di più: è stato proprio Maroni, il 5 maggio 2009, a emanare una circolare, precisando che la partita si può fermare anche in casi di cori razzisti, ma decide il questore, lasciando all’arbitro solo la possibilità di consultarsi con l’uomo del Viminale.
Infatti è arrivata pronta la risposta della Federcalcio per l’ennesima brutta figura di Maroni che non conosce neanche le circolari che firma.
Risponde Giancarlo Abete, presidente della Fgci, che “la circolare del Viminale contiene la esplicita indicazione che spetta al questore decidere se sospendere o meno un incontro di calcio. Se ora il Viminale cambierà quella circolare, gli arbitri potranno assumersi la responsabilità di decidere quando vada fermata una partita, ma ora no, perchè spetta al questore”. Responsabili dell’ordine pubblico che fino ad oggi si sono ovviamente ben guardati dal sospendere una sola partita, considerando il timore che tale decisione possa scatenare poi ulteriori incidenti sugli spalti, con conseguente rischio per la sicurezza.
Salvo poi il ministro parlare di tolleranza zero e scaricare sugli arbitri una responsabilità di ordine pubblico che spetterebbe a lui esercitare.
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