TAGLI ALLE TASSE: ECCO QUANTO INCIDEREBBERO NELLE BUSTE PAGA LE DUE ALIQUOTE UNICHE AL 23% e al 33%
VANTAGGIO SOLO PER I RICCHI: STIPENDI DA 866 EURO NETTI AL MESE, NESSUN CAMBIAMENTO….DA 1.446 EURO NETTI, 60 EURO IN PIU’ AL MESE… DA 2.313 EURO NETTI, 524 EURO DI AUMENTO AL MESE, DA 2.928 EURO, 893 EURO IN PIU’, DA 3.693 EURO, AUMENTO MENSILE DI 1.360 EURO…DA 7.149 EURO AL MESE, AUMENTO DI 1.415 EURO , DA 10.605 EURO AL MESE, AUMENTO DI 2.151 EURO… LA RIFORMA COSTEREBBE 20 MILIARDI: E’ SOLO UN BLUFF
Per un volta che il premier rilascia un’intervista a “Repubblica”, in cui l’ipotesi di una riduzione delle tasse diventa qualcosa più di un “sogno”, ma una questione “su cui lavorare” nei prossimi mesi, ecco scatenarsi i maghi delle previsioni.
Qualcuno ci crede talmente, da farsi pure due conti su quanto costerebbero due aliquote uniche al 23% e al 33%, contro quelle scaglionate attuali che vanno dal 23% al 43% e quanto si ritroverebbe in più il lavoratore in busta paga.
Il commento più divertente è di Casini che sostiene, ricordando che Silvio ne parla da 14 anni senza costrutto, che anche questa volta sarà tempo perso.
La sinistra invece intravede la solita promessa in vista delle elezioni regionali di marzo: alla fine il governo è costretto a precisare che si tratta di ipotesi a lunga scadenza e in studio.
Facendo due rapidi conti, una riforma del sistema fiscale articolato su due sole aliquote, in sostituzione delle attuali cinque, avrebbe un costo intorno ai venti miliardi di euro, una cifra fuori dalla portata dell’economia italiana, già azzoppata dall’enorme debito pubblico.
Tremonti precisa subito ai suoi collaboratori che chi pensa di poter ridurre oggi la pressione fiscale in Italia è solo un folle, uno che costruisce castelli di sabbia.
A stretto giro Palazzo Chigi precisa che è un discorso “in prospettiva”. La solita “buona intenzione” che era stata annunciata anche nel disegno di legge delega del 2002 o nel Libro bianco sull’economia fiscale del 1994 di cui non si fece nulla.
Insomma si parla tanto per parlare, il solito spot elettoral-umorale.
Ma sarebbe questa una soluzione per il nostro Paese?
Se anche fosse possibile domani, sarebbe giusto ridurre il prelievo fiscale a due sole aliquote al 23% e al 33%?
Rispondiamo con sicurezza di no, sarebbe un provvedimento che penalizzerebbe i lavoratori con reddito inferiore a 30.000 euro (quasi tutti), a vantaggio dei soli ricchi (pochissimi).
Non lo diciamo ovviamente noi, ma i dati pubblicati su giornali insospettabili di centrodestra.
Cerchiamo di dettagliare in sintesi.
Il prelievo del 23% riguarderebbe il 99,5% dei contribuenti, quello del 33% solo lo 0,5% (pari a 150.000 contribuenti).
Oggi il sistema si basa sulla progressione di 5 aliquote: 23% per stipendio annuo lordo sotto i 15.000 euro, 27% fino 28.000 euro, 38% fino a 55.000, 41% fino a 75.000, 43% oltre 75.000.
Il sistema proposto prevederebbe invece il 23% fino a100.000 euro, il 33% sopra tale cifra.
Scendiamo nel concreto e parliamo di stipendi netti mensili, così per una volta ci si capisce.
Uno stipendio lordo annuo di 15.000 euro vuol dire 866 euro netti al mese: con la riforma non prenderebbe un euro di più.
Uno stipendio lordo annuo di 28.000 euro vuol dire 1.446 euro netti al mese: con la riforma percepirebbe 60 euro almese in più.
Uno stipendio lordo annuale di 55.000 euro vuol dire 2.313 euro netti al mese: andrebbe a guadagnare 524 euro al mese in più.
Uno stipendio lordo annuale di 75.000 euro vuol dire 2.928 euro netti al mese: prenderebbe 893 euro netti al mese in più.
Uno stipendio lordo annuale di 100.000 euro vuol dire 3.693 euro netti al mese, arriverebbero altri 1.360 euro in più.
Uno stipendio lordo annuale di 200.000 euro vuol dire 7.149 euro al mese, si aggiungerebbero altri 1.415 euro al mese.
Uno stipendio lordo annuale di 300.000 euro vuol dire 10.605 euro netti mensili, si prenderebbero altri 2,151 euro in più.
Uno stipendio lordo annuale di 500.000 euro vuol dire 17.517 euro netti al mese, si prenderebbero altri 3.621 euro in più.
In pratica è evidente che la maggior parte degli italiani avrebbero o nulla o due briciola, chi sta già bene andrebbe a stare ancora meglio.
Il buon senso sarebbe invece quello di agire in proporzione uguale su tutte le 5 aliquote attuali, riducendole, anzi semmai riducendo maggiormente quelle più basse.
Comunque non preoccupatevi, non se ne farà nulla come al solito.
Quello che sarebbe necessario a breve semmai è introdurre seriamente il quoziente familiare per aiutare le famiglie più numerose: era nel programma del Pdl, a differenza del processo breve, del lodo Alfano e del legittimo impedimento.
Ma chissà come mai qualcuno non se lo ricorda.
Ultimo piccolo inciso: la pressione fiscale in Italia non è solo elevata, è anche mal distribuita.
Si colpiscono redditi e capitale, si tassano assai meno patrimoni e rendite. Abbiamo il terzo debito pubblico del Pianeta, un Pil che non sta nei limiti imposti dalla Ue, una struttura della spesa inadeguata e andiamo a tassare i poveri o a parlare di federalismo fiscale, così alle tasse statali si sommeranno quelle locali.
Avanti con il prossimo spot, ma almeno cercatene uno che non si riveli poi un boomerang, cribbio….
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