LETTA CHIEDE LA FIDUCIA E APRE IL LIBRO DEI SOGNI: RIDURRE LE TASSE SUL LAVORO, ELIMINARE L’IMU, I RIMBORSI ELETTORALI E L’AUMENTO IVA
NON HA DIMENTICATO NULLA, SALVO ALLEGARE L’ASSEGNO CON CUI PAGARE I COSTI DELLE TANTE PROMESSE… L’ABOLIZIONE DELLE PROVINCE, I SOLDI PER GLI ESODATI, LA CRESCITA E LA DETASSAZIONE DELLE IMPRESE, LO STIPENDIO SUPPLEMENTARE DEI MINISTRI, LA LEGGE ELETTORALE: LA MINESTRA E’ SERVITA, CHI PAGA IL CONTO NON SI SA
«Desidero rivolgere un sincero ringraziamento per lo straordinario spirito di dedizione verso la comunità nazionale con cui ha accettato il secondo mandato».
Con queste parole il presidente del Consiglio, Enrico Letta, inizia il discorso programmatico per la fiducia.
Il premier poi passa ad un altro ringraziamento e si rivolge a Pierluigi Bersani.
Quasi tutta l’aula lo applaude. «Esprimo senso di gratitudine profonda verso chi con lealtà mi ha sostenuto in questo passaggio», dice Letta.
Poi annuncia che mercoledì e giovedì prossimi sarà a Bruxelles, Berlino e Parigi.
«Se l’Europa fallisse -spiega- saremmo tutti perdenti sia nel Nord che nel Sud del Continente».
Senza mezzi termini dice che “la situazione economica in Italia resta grave”: «Di solo risanamento l’italia muore, dopo più di un decennio senza crescita le politiche per la ripresa non possono più attendere. Semplicemente non c’è più tempo, troppi cittadini in preda alla disperazione e allo scoramento».
Stop all’Imu
Letta elenca i punti del suo programma.
Per prima cosa stop all’Imu. «Bisogna superare l’attuale sistema sulla tassazione per la prima casa intanto da subito con lo stop sui pagamenti di giugno per permettere al Parlamento di attuare una«riforma complessiva del sistema di imposte», spiega il premier.
Crescita e coesione, queste le parole chiave del discorso: «Noi saremo seri e credibili sul risanamento dei conti pubblici: basta con i debiti scaricati sulla vita delle generazioni successive, ecco perchè la riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo a tutto campo».
Lavoro e problema esodati
Massima attenzione al lavoro: «Bisogna ridurre le restrizioni ai contratti a termine, aiuteremo le imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato in una politica generale di riduzione del costo del lavoro. Non bastano gli incentivi monetari».
Il nuovo esecutivo promette di risolvere il problema esodati: «Con questi lavoratori la società ha rotto un patto e la soluzione strutturale di questo problema è un impegno prioritario di questo Governo».
L’invito di Letta è dunque ad aziende e sindacati: «Serve fiducia reciproca, imprese e lavoratori devono agire insieme e superare le contrapposizioni che finora ci hanno frenato”, dicendosi “sicuro” che i sindacati faranno la loro parte “come sempre nei momenti difficili del Paese». In particolare, “anche sull’occupazione femminile bisognerà fare molto di più: siamo lontani dagli obiettivi europei”.
Ambiente e tecnologia
In primo piano anche ambiente e tecnologia. «Non abbiamo compreso che la partecipazione e la trasparenza sottese alla rivoluzione della rete potevano essere un oggettivo miglioramento della qualità anzichè sfociare nel mito e nell’illusione della democrazia diretta», dice Letta.
Giustizia e burocrazia
Letta non dimentica la lotta alla corruzione . Il governo, inoltre, si impegna a combattere la burocrazia. «Occorrerà rivedere l’intero sistema delle autorizzazioni», dice Letta nel suo intervento.
Ma la ripresa – aggiunge il premier – passa anche per la “giustizia nel suo complesso, innanzitutto per i cittadini”: ci potrà essere sviluppo “solo se i cittadini e gli investitori italiani ed esteri sapranno di potersi rimettere con fiducia ai tempi della giustizia, e questo succederà solo se risolveremo una situazione carceraria intollerabile: ricordiamoci che siamo il paese di Cesare Beccaria.
Redditi minimi per le famiglie bisognose
«Andranno migliorati gli ammortizzatori sociali, estendendoli a chi ne è privo a partire dai precari, e si potranno studiare forme di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli».
Abolire il finanziamento pubblico ai partiti
Il «sistema» di finanziamento pubblico dei partici «va rivoluzionato», partendo dalla abolizione della legge in vigore. Allo stesso tempo è però importante «attuare quella democrazia interna ai partiti» prevista dalla Costituzione.
Eliminare lo stipendio dei ministri che sono già parlamentari
Per ridare credibilità alla politica «bisogna ricominciare con la decenza, la sobrietà , lo scrupolo e la banalità della gestione del padre di famiglia. Ognuno deve fare la sua parte e a questo fine il primo atto del governo sarà eliminare lo stipendio dei ministri parlamentari che esiste da sempre in aggiunta alla loro indennità ».
Grazie a queste parole Letta strappa l’applauso anche al Movimento 5 Stelle.
Più di una volta l’Aula della Camera ha sottolineato l’intervento di Letta con degli applausi trasversali. Silenti sono rimasti invece gli eletti del Movimento 5 Stelle, anche se tra di loro qualcuno, a turno, non si è trattenuto quando il Presidente del Consiglio ha parlato della volontà di diminuire le tasse per le imprese, di reddito minimo, di attenzione ai disabili e alle persone non autosufficienti.
Abolire le Province e rivedere federalismo fiscale
Occorre subito «abolire le province», dice Enrico Letta. È necessario «ridurre i costi dello Stato, valorizzare i comuni e regioni in un’ottica di alleanza, chiudere la partita sul federalismo fiscale rivedendo il rapporto tra centro e periferia», spiega il premier nel suo intervento alla Camera.
Il primo obiettivo – Diciotto mesi per le riforme
Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha legato la sorte dei suo governo al traguardo delle riforme istituzionali, che propone di affidare a una Convenzione.
“Dal momento che questa volta l’unico sbocco possibile su questo tema è il successo dell’approdo delle riforme che il Paese aspetta da troppo tempo – ha detto nelle sue dichiarazioni programmatiche nell’aula di Montecitorio – fra diciotto mesi verificherò se il progetto sarà avviato verso un porto sicuro: se verificherò che ci sono possibilità di successo, il nostro lavoro potrà continuare”.
“Se veti e incertezze dovessero impantanare tutto – ha detto con un chiaro accenno alla possibilità della fine dell’esperienza del Governo – non avrei esitazioni a trarne le conseguenze”.
Mai più al voto con il Porcellum
Mandare in soffitta la legge elettorale vigente. Lo chiede Enrico Letta nel suo intervento alla Camera. «Bisogna che la legge elettorale sia in grado di garantire governi stabili per restituire legittimità al Parlamento e ai singoli parlamentari», dice Letta. Il premier poi ribadisce la necessità di reintrodurre le preferenze.
«Occorre perlomeno il ripristino della legge elettorale precedente», osserva ancora il presidente del Consiglio.
La fiducia
Questa sera alle 20, alla Camera, domani, intorno alle 13 al Senato. Il governo Letta giunge alla prova dei fatti: obiettivo centrare la fiducia e iniziare il proprio cammino. Montecitorio è la prima tappa: le dichiarazioni di voto, come ha stabilito la conferenza dei capigruppo, inizieranno intorno alle 18 e prima di sera si avrà il responso.
In Senato più o meno la stessa procedura domani ma il premier non ripeterà il discorso tenuto alla Camera. Domattina, dopo la discussione generale e prima delle dichiarazioni di voto dei senatori, terrà la sua replica.
Sulla carta i voti, per il governo appoggiato da Pdl, Scelta civica e Pd sono più che abbondanti.
A Montecitorio la maggioranza richiesta è di 316 voti, a Palazzo Madama di 159.
Alla Camera il Pd conta su 297 deputati, Scelta civica su 47, il Pdl su 97 (più sei eletti nelle liste di Centro democratico, cinque delle minoranze linguistiche e 3 degli italiani all’estero): in tutto 455 voti.
Al Senato il Pd ha 109 senatori, Scelta civica 21, il Pdl 91: fanno 221 voti ‘ufficiali’ a cui dovrebbero essere aggiunti quelli dei tre senatori a vita e anche altri provenienti dal Misto e dalle autonomie.
Tra l’altro sembrano rientrati anche alcuni malumori nel Pd. Alla direzione dello scorso 23 aprile i dubbi e le perplessità nei confronti delle larghe intese avevano preso corpo in 14 astenuti e 7 contrari al documento di sostegno al governo.
Solo Pippo Civati, dopo un intervento in assemblea in cui aveva illustrato le sue perplessità , ha fatto sapere che non parteciperà al voto di fiducia in aula a Montecitorio.
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