L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ”ACCIDENTALE”: È STATO POSSIBILE IN VIRTU’ DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI’ SANTA ROMANA CHIESA)
LA “COMPASSIONE” DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE “COSETTA” MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”: NON E’ MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ”VOLENTEROSI”. È LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL’AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA “PONTIERA” TRA STATI UNITI ED EUROPA
Come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte, Giorgia Meloni soffre per la sua impotenza politica di diventare il “pontiere” mediatore per far dialogare Stati Uniti ed Europa.
L’attivismo di Macron, Starmer, Merz e Tusk, ha fatto precipitare la premier in un cono d’ombra, da cui ha provato a tirarsi fuori maldestramente organizzando la “tavoletta rotonda” con JD Vance e Von der Leyen, ieri a margine della
messa di inizio pontificato di Papa Leone XIV
Un incontro accidentale, favorito dall’insediamento del nuovo papa (a dimostrazione che non è Giorgia Meloni a convocare i potenti a Roma, ma la Chiesa) e che, in gergo diplomatico, viene definito da “tè e biscottini”, ovvero generiche chiacchiere, buone intenzioni, cordialità. Tradotto: il bla-bla del nulla, buono solo per far scattare una foto, accompagnata dalle trombette della propaganda.
Per di più con l’aggravante dello sgambetto velenoso di Ursula, che ci ha tenuto subito a precisare, a differenza di quanto orgogliosamente affermato da “Dear Giorgia”, che non era ”la prima volta” che incontrava il vicepresidente americano (la prima, peraltro, s’è materializzata a febbraio nella Parigi dell’odiatissimo Macron).
La presidente della Commissione Ue e l’ex hillbilly dell’Ohio hanno chiacchierato amabilmente di Papa Prevost e della pace “giusta e duratura” in Ucraina.
Quando nell’aria ha iniziato ad aleggiare il tema dazi, Ursula ha tirato fuori gli artigli e ha stoppato Meloni da ogni possibile conversazione al riguardo, precisando che dell’argomento si stanno occupando, tra l’altro con risultati meglio del previsto, il commissario Ue al commercio, Maros Sefcovic, e il segretario al commercio Usa, Howard Lutnick.
E la Meloni ha “dovuto” precisare (ammettendo dunque una sostanziale impotenza e l’assurdità delle trattative bilaterali sulle tariffe) che la competenza sul tema non è dei singoli stati, ma della Commissione di Bruxelles e che
l’Italia vuole solo “aiutare” il dialogo.
L’attivismo di Giorgia Meloni deve aver mosso a compassione l’amico Donald che, avendo stabilito il format della videocall con i “Volenterosi”, questa notte ha voluto coinvolgere anche la premier italiana.
La telefonata avrebbe dovuto svolgersi alle 14 ora italiana, ma è stata anticipata per una necessità di agenda della Casa Bianca.
Dopo il confronto con Macron, Merz, Meloni e Starmer, Trump dovrebbe sentire telefonicamente Vladimir Putin, con cui discutere della ipotetica tregua per poi aggiornare Merz, Macron e Tusk, che hanno già discusso della situazione con Zelensky, al summit a Tirana di venerdì scorso, in occasione del vertice della Comunità politica europea.
La foto dei leader con l’ex comico ucraino, al telefono con Trump, ha messo in allarme i capoccioni col fez di Palazzo Chigi: in quell’immagine, era evidente l’irrilevanza del Governo italiano nella grande partita su Kiev. A Tirana forse Giorgia Meloni ha capito il suo isolamento e ha provato a muoversi in contropiede, organizzando in fretta e furia il trilaterale “tè e biscottini” con von der Leyen e Vance.
Ora va chiarita una volta per tutte che nessuno del quartetto Macron-Starmer-Tusk-Merz si è mai opposto alla presenza della Ducetta tra i “Volenterosi”. È lei, semmai, ad essersi chiamata fuori con la scusa della sua contrarietà all’invio di truppe europee a sostegno di Kiev, per non dare sponde al “pacifinto” e filo-putiniano Salvini
Una mega-balla ben montata ad arte dai giornali di destra e dal “Corriere” filo-governativo, una fake news, come ha detto Macron, che serve solo a far credere che l’Europa voglia imbracciare il fucile e combattere contro la Russia, e tenere l’Italia sovranista ai margini.
Niente di più falso: sono favorevoli ad andare boots on the ground soltanto Francia e Regno Unito, mentre Germania e financo la Polonia, in prima linea nel riarmo in funzione anti-russa, non ne hanno la minima intenzione.
Di più: l’eventuale invio di truppe britanniche e francesi riguarda unicamente la salvaguardia e la sicurezza dei confini ucraini, con l’indispensabile presenza dell’intelligence americana.
Inoltre, si parlerà di un’eventuale missione di peacekeeping soltanto dopo la firma di una tregua, che ancora non si vede all’orizzonte, e solo in presenza di una indispensabile “copertura” di intelligence da parte degli Stati Uniti (come attualmente avviene con i mezzi messi a disposizione dalla Cia). Quindi, niente eserciti in guerra al fianco di Kiev, come propala la propaganda meloniana diretta al cuore delle mamme.
Ps. Nonostante la grancassa mediatica, insufflata dalla propaganda di Palazzo Chigi, la “fortezza” del consenso meloniano non sembra più così intangibile.
Se il gradimento di Fratelli è ancora alto, tra il 28 e il 29%, anche grazie all’attivismo da “influencer” di Giorgia Meloni, d’altra parte il consenso complessivo degli italiani verso il Governo è ai minimi dall’insediamento, del 2022, come certificava sabato il sondaggio di Ilvo Diamanti su “Repubblica” (il governo è al 35%, 20 punti in meno rispetto all’ottobre 2022, ma Fratelli d’Italia guadagna punti rispetto alle elezioni, e resta al 29%. merito di un’opposizione che non riesce a incidere)
(da Dagoreport)
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