L’INFLAZIONE AUMENTA, IL PORTAFOGLIO SI RESTRINGE: I SALARI RESTANO FERMI MENTRE I PREZZI SCHIZZANO IN ALTO
NEL PRIMO SEMESTRE DEL 2022 UNA FAMIGLIA TIPO È ARRIVATA A PERDERE 2400 EURO DI POTERE D’ACQUISTO. LA SOLUZIONE? PRODOTTI DI BASSA QUALITÀ E/O RIDUZIONE DEI CONSUMI
A giugno con l’inflazione all’8% la perdita di potere di acquisto per i lavoratori si fa ancora più pesante: a fronte di un aumento medio dei salari stimato per quest’ anno dello 0, 8% la forbice rispetto a maggio si allarga ancora passando da 4,9 a 5,6 punti, posto che l’inflazione acquisita per quest’ anno sale al 6,4% dal 5,7 del mese precedente
A pagare il conto più pesante sono i redditi più bassi ed i milioni di lavoratori che aspettano il rinnovo del contratto.
In media una famiglia con un figlio a carico ed un doppio reddito nei primi sei mesi dell’anno ha perso 1.240 euro solo in parte compensati dai bonus. La situazione è certamente molto pesante. E non da oggi.
Tant’ è che, secondo Federdistribuzione, 9 italiani su 10 prevedono di attuare qualche strategia per ridurne l’impatto del caro-prezzi sulle proprie finanze, a partire da una riduzione dei consumi ed oltre un terzo (32%) non è disposta a pagare di più per l’acquisto di prodotti di qualità a fronte di un aumento superiore al 5% del loro prezzo. E per questo ora si butta sui prodotti low-cost.§«Non possiamo assistere a questa escalation stando fermi. Come metalmeccanici abbiamo rinnovato un buon contratto ma questo oggi sta diventando insufficiente e lacunoso, rispetto alla tenuta del potere d’acquisto dei metalmeccanici» denuncia il segretario della Fim Cisl, Roberto Benaglia. A suo parere «serve da subito un confronto tra le parti sociali per rispondere a questa emergenza e garantire contemporaneamente alla stabilità del paese e risponde al bisogno di lavoratrici e lavoratori e di certo non si può aspettare la legge di bilancio per trovare le soluzioni».
Secondo il leader della Cisl Luigi Sbarra «va costruito un accordo triangolare che rilanci le retribuzioni, governi e gestisca prezzi e tariffe pubbliche, dia risposte strutturali sul fisco, dove occorre abbattere il cuneo fiscale sul lato lavoro e redistribuire il carico dell’Irpef a sostegno delle fasce medio-popolari degli occupati e dei pensionati».
E poi «vanno defiscalizzati i frutti della contrattazione». Il confronto con le parti sociali «sarà determinante, il presidente Draghi ha annunciato che o la prossima settimana o la successiva le riconvocherà. Io credo che si debbano determinare le condizioni per dare una risposta che tenga insieme queste tre questioni: rinnovo dei contratti, cuneo fiscale, lavoro povero» ha spiegato ieri il ministro del Lavoro Andrea Orlando. «L’inflazione picchia duro, in modo fortissimo nei settori del lavoro povero – ha aggiunto – e quindi noi dobbiamo assolutamente cercare di dare una risposta
(da agenzie)
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