LISTA RENZI AL SENATO: NEL PD STANNO PREPARANDO LA SORPRESA
L’OPERAZIONE STUDIATA DA BERSANI PER CONTRASTARE LA FUGA DEI CONSENSI MODERATI VERSO MONTI… UNA LISTA RENZI GARANTIREBBE TRA IL 6% e il 10% DI VOTI, PARI A 7-9 SEGGI
Una Lista Renzi al Senato, apparentata con il Pd, per contrastare la fuga dei consensi moderati verso Monti.
È l’idea di Pier Luigi Bersani, che nei giorni scorsi ha mandato in avanscoperta alcuni collaboratori ma ancora non ha chiesto ufficialmente al sindaco di Firenze di impegnarsi in vista delle elezioni del 24 e 25 febbraio.
Il Rottamatore per ora tace, valutando i possibili scenari mentre si riposa sulla neve con la famiglia.
Una telefonata di Bersani, che equivarrebbe a riconoscere pubblicamente a Renzi un ruolo di primo piano nel partito, potrebbe convincere il sindaco.
Ad accelerare le manovre è stato il repentino cambio di scenario dettato dalla «salita» in politica di Mario Monti.
Una lista unica, solo al Senato, è la strategia dei montiani.
E proprio a Palazzo Madama, dove secondo gli ultimi sondaggi il Pd potrebbe contare su 170 senatori, un buon successo della Lista Monti potrebbe mutilare la vittoria di Bersani, con gli spettri della caduta, proprio al Senato, del governo Prodi che ancora aleggiano.
Ecco perchè qualcuno avrebbe suggerito a Bersani la carta della Lista Renzi.
Una sorta di lista civica nazionale senza la candidatura del sindaco, solo con il suo «marchio» (già alle comunali il sindaco affiancò la Lista Renzi e Facce Nuove alla lista del Pd), per coinvolgere soprattutto quel 40 per cento di elettori che lo ha votato al ballottaggio contro il segretario e ora sono rimasti «orfani».
L’ultimo sondaggio arrivato a Palazzo Vecchio dice che, se Renzi si candidasse a premier con una propria lista, incasserebbe tra il 6 e il 10 per cento dei voti.
Uno scenario impossibile, ma le rilevazioni restano una bussola sul peso politico post primarie del sindaco.
A una eventuale Lista Renzi, apparentandosi con un partito o coalizione che raggiunga il 20 per cento, basterebbe il 3 per cento per superare la soglia di sbarramento al Senato.
Grazie al «marchio Renzi» (con un buon risultato si conquisterebbero 6-9 seggi), il Pd contrasterebbe sì una pericolosa emorragia dei moderati verso Monti, ma il sindaco non è convinto.
Tra i suoi consiglieri sono in tanti a spronarlo, sia per tornare ufficialmente sulla scena nazionale, sia per rimotivare le migliaia di volontari ed elettori dei comitati renziani di tutta Italia, che dopo la sconfitta alle primarie (e il ritorno di Renzi a Palazzo Vecchio) si sono ritrovati senza punto di riferimento.
Tutti, dopo un silenzio che dura da ormai un mese, chiedono al sindaco di battere un colpo.
«Non vogliamo certo mettere a repentaglio un patrimonio come i comitati. Quello di Matteo non è un silenzio di resa – dicono i suoi – lo scenario è complesso e, al momento opportuno, tornerà a battersi».
E quella di una lista al Senato potrebbe essere un’occasione importante.
Anche perchè a chiederla sarebbe Bersani.
Un «sì» nobiliterebbe il sindaco, che si spenderebbe in prima persona per aiutare il partito, magari per poi strappare al segretario più spazio nel listino blindato, dove oggi Renzi avrebbe assicurati 17 posti.
Nella lista per Palazzo Madama finirebbero esponenti della società civile e non uomini del Pd, perchè altrimenti sarebbe una mossa vana.
Per candidarsi al Senato occorre però aver compiuto 40 anni, e nelle giovani truppe renziane trovare i nomi giusti non sarebbe poi così facile.
Claudio Bozza
(da “Corriere fiorentino“)
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