LO SFOGO DELL’INFERMIERE DI CREMONA: “IL VIRUS NON E’ SCOMPARSO, IN REPARTO ABBIAMO RICOMINCIATO A RICOVERARE PAZIENTI COVID”
LE PAROLE CRIMINALI DI CHI STA MINIMIZZANDO SI SCONTRANO CON LA REALTA’
“Non è una foto di marzo o di aprile. In reparto abbiamo ricominciato a ricoverare pazienti Covid con gravi insufficienze respiratorie”.
Tutto il clamore che ha sollevato il suo post pubblicato su Facebook Luca Alini proprio non se l’aspettava. “Era solo uno sfogo” precisa più volte.
Eppure le sue parole che esprimevano preoccupazione per l’arrivo di nuovi pazienti positivi al nuovo coronavirus al Covid all’Ospedale di Cremona, dopo otto giorni Covid free, hanno fatto il giro del web.
Quando HuffPost lo raggiunge al telefono, il 47enne cremonese doc, infermiere da 27 e da dieci al reparto di Pneumologia dell’Ospedale cittadino, si sta preparando per il turno del pomeriggio.
È la prima volta che ne parla con un giornale. Nel nosocomio oggi non ci sono stati nuovi ricoverati per Covid: “La situazione è stabile – riferiscono fonti interne – ma aver rivisto altri pazienti contagiati dopo giorni in cui avevamo tirato un sospiro di sollievo ha provocato in me e nei miei e colleghi una reazione immediata. Il timore è quello di precipitare di nuovo nell’incubo”.
Da cui il suo post su Facebook, nel quale Alini scrive anche di essere stato contagiato dal Covid e di non sentirsi “affatto tranquillo anche se gli esami dicono che in teoria sarei immune”.
Luca, si aspettava tutto questo clamore?
“No, mi ha spiazzato. Quel post è stato uno sfogo, per dare voce a quello che abbiamo provato io e i miei colleghi di fronte ai nuovi ricoveri per coronavirus dopo poco più di una settimana in cui l’Ospedale era stato Covid free”.
“Non è mia abitudine farmi dei selfie, nè tantomeno pubblicarli su Facebook”, si legge nell’incipit del suo sfogo. Perchè contravvenendo alle sue abitudini, ha scritto quel post allora?
“Per far sentire la mia voce e darla ai miei colleghi, a quelli che lavorano con me. Non sono un animale social, ho un profilo su Facebook e uno su Instagram, ma non conosco le dinamiche dei social network. Pensavo restasse limitato ai miei contatti, ma mi sono reso ben conto che poi, quando posti su Facebook ciò che scrivi poi diventa di dominio pubblico. Quando sono ricominciati i ricoveri per Covid mi è venuto d’istinto scrivere quelle parole, anche ripensando a ciò che io e i miei colleghi, e ovviamente i medici e gli operatori sanitari, abbiamo vissuto nei mesi dell’emergenza. Speriamo di non dover rivivere certe cose, quei mesi dell’emergenza hanno stravolto la vita di noi tutti”.
Hai voluto lanciare un messaggio preciso?
“Sì. Leggere e ascoltare le dichiarazioni di chi continua a sostenere che il Covid sia stato poco più di un’influenza, che colpisca per lo più persone anziane, magari affette già da altri problemi di salute, è insopportabile. È una cazzata, lo dico sulla base di quello che ho visto e vissuto”.
Ci sono nuovi focolai nel Paese. Nota un certo allentamento nel rispetto delle regole?
“Con la riapertura dopo il lockdown un calo della soglia di attenzione era prevedibile. Purtroppo vengono fatti pochi controlli. Non mi sembra il caso di arrivare ai pattugliamento delle strade come in Cina, ma bisognerebbe controllare di più. In generale bisogna stare molto attenti, il virus non è andato via”
“Ciò che abbiamo visto e vissuto non è spiegabile a parole”, sempre dal suo post.
“Il reparto di Pneumologia nei mesi dell’emergenza era pieno di 40-50enni, prima del Covid in perfetta salute o affetti da piccoli problemi come la pressione alta, molti sportivi. Tanti sono rimasti per giorni attaccati ai ventilatori e facevano una fatica enorme anche solo ad alzare un braccio perchè non riuscivano a respirare. Tutti gli anni nel reparto di Pneumologia, con il picco dell’influenza, abbiamo pazienti in ventilazione, ma arriviamo a dieci, dodici al massimo. Nei mesi della grande ondata, all’Ospedale di Cremona siamo arrivati a 400 ventilati. Questo lo dico per chi, da fuori, non sa e pensa ancora che il Covid sia stata una cosa normale. È invece è stata tutt’altro che normale. Ecco, non vorremmo mai tornare a una situazione del genere. Non si può continuare a leggere e ad ascoltare certe cose”.
A cosa si riferisce?
“A quello che sostengono i complottisti, c’è gente che dice che il virus non esiste. E invece c’è eccome e continua a circolare. Mi piacerebbe tornare ai primi di marzo e invitare queste persone a trascorrere una giornata nell’Ospedale di Cremona. Cambierebbero idea in cinque minuti, poi però scapperebbero. Ho provato a spiegarlo a qualcuno dei tanti che mi hanno attaccato su Facebook, ma non c’è verso. A chi non ha capito è inutile spiegare. Certe offese, certe dietrologie inutili, però, infastidiscono”.
Che le hanno scritto?
“Uno mi ha detto che sono stato mandato da Confindustria, un altro mi ha chiesto quanto mi avessero pagato per scrivere quel post. Noi infermieri riceviamo molta solidarietà , ma parecchi ci danno addosso”.
Nei primi tempi della pandemia stati definiti acclamati, definiti eroi. Lei si sente un eroe?
“No, non mi sento un eroe, così come non si considerano tali i miei colleghi. Anche durante la pandemia, certo in una situazione e in condizioni del tutto eccezionali, abbiamo continuato a svolgere il nostro lavoro. Non siamo eroi, però neanche fannulloni e “ruba stipendio”, come continuano a definirci da più parti”.
In un’intervista pubblicata ieri il dottor Bosio, primario di Pneumologia a Cremona, diceva di essere preoccupato “perchè le truppe, dopo la prova eccezionale sostenuta durante l’è reggenza, sono stanche”. Lei è stanco, Luca?
“Sono riuscito ad andare in ferie, quindi stanchezza e disagio fisico sono passati. Ora c’è quello che di questa drammatica esperienza è rimasto nella testa, il disagio mentale. E per quello ci vorrà più tempo e ognuno ha i suoi. Io, generalmente piuttosto equilibrato, ho cercato di elaborare, ma non credo di esserci ancora riuscito del tutto”.
(da Open)
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