LO SFOGO DI ZAKARIA, ACCUSATO INGIUSTAMENTE DI ESSERE UN LADRO PER IL COLORE DELLA SUA PELLE: “L’ITALIA SIAMO NOI, TUTTI INSIEME”
HA LA CITTADINANZA ITALIANA, E’ STATO ACCUSATO DA UNA VICINA PERCHE’ BUTTAVA LA SPAZZATURA CON LE CHIAVI DI CASA IN MANO
«Cara Italia, non sono un ladro». Questo è l’incipit della lettera che Zakaria, un ragazzo di 23 anni, ha scritto all’Italia, pubblicata sul suo profilo Instagram insieme a due foto: una lo ritrae sorridente mentre sorregge con le mani un cartello su cui ha scritto la parola «Insieme», l’altra è lo screen di una chat di Whatsapp, dove sono state condivise sue foto mentre, in pigiama, va a buttare la spazzatura fuori dal portone di casa sua, a Torino.
Qual è il nesso tra le parole che ha scritto nella lettera e le foto? Zakaria è stato vittima di un episodio di razzismo, come racconta lui stesso sui social e al Corriere. Nato e cresciuto a Serramazzoni, un piccolo paese in provincia di Modena, ora vive a Torino dove frequenta l’università , ha la cittadinanza italiana, ma la sua famiglia ha origini straniere.
«Ti scrivo amareggiato, per dirti che sono stanco di tutto questo — continua Zakaria nella sua lettera affidata ai social — Qualche giorno fa stavo uscendo di casa, in pigiama, con tre sacchetti della spazzatura in una mano e un paio di chiavi nell’altra, diretto verso i bidoni dell’immondizia nel cortile interno del mio palazzo». E in quel momento si avvicina una signora, gli chiede cosa ci faccia lì, gli intima di andarsene immediatamente e si dice intenzionata a chiamare la polizia. Poi prende il telefono e inizia a fotografarlo.
Zakaria, incredulo, con le chiavi dell’appartamento in mano e le ciabatte ai piedi, le dice che abita nel palazzo e che è sceso solamente per buttare i sacchetti. Niente da fare: la signora continua a fotografarlo e lo minaccia di chiamare la polizia se prova a entrare.
Dopo un tentativo di discussione — in cui la signora lo accusa di aver rubato le chiavi, non credendo che il ragazzo potesse abitare nel palazzo — Zakaria infila le chiavi nella serratura e rientra nel cortile interno. «Non riuscivo a credere a ciò che stava succedend», scrive il ragazzo su Instagram, chiamo il mio coinquilino dal cortile, magari a lui la signora avrebbe dato ascolto e, scosso, rientro nel mio appartamento». È a quel punto che la donna, non ascoltando nemmeno il coinquilino di Zakaria, chiama l’affittuario dell’appartamento, mandandogli le foto del giovane e chiedendo spiegazioni. E arriva la conferma che sì, il ragazzo è un inquilino con regolare contratto, e la signora a quel punto prova a giustificarsi dicendo che quella mattina qualcuno aveva rubato la borsa alla figlia. Dopo una telefonata di quasi un’ora, racconta Zakaria al Corriere, le acque si sono calmate, anche se la signora non ha mai chiesto scusa.
Ed è proprio questo l’aspetto che lascia il giovane più amareggiato, tanto che rimugina diversi giorni sull’accaduto, prima di prendere coraggio e affidare ai social la sua riflessione. «Nonostante tutto questo, sono fiero di tutti/e coloro che mi hanno subito supportato, aiutato, spalleggiato, difeso. Cara Italia, questi sono tuoi figli e tue figlie — scrive su Instagram —. E saranno sempre più di chi mi vuole alieno. Sono i miei fratelli, le mie sorelle. L’Italia siamo noi. Insieme». In poche ore il post ha fatto il giro del web e ha raccolto oltre 7 mila «mi piace» e più di 200 commenti di solidarietà .
«È molto difficile riuscire a raccontare certe cose — dice Zakaria —, ma la mia idea era dare un messaggio di speranza». Il ragazzo, che si trova a Torino per frequentare la magistrale di Scienze politiche, dopo la laurea triennale nel campus di Forlì dell’Università di Bologna, dice di credere in un’Italia positiva: «Se tu vedi il positivo, riesce a trasmettersi anche a chi vede negativo».
Non è la prima volta che subisce episodi del genere, ma racconta che il suo punto di svolta è stato proprio il percorso universitario. «Ho incontrato un ambiente molto aperto, in cui ognuno impara dagli altri, c’è scambio. E ho conosciuto la vera Italia, perchè ho avuto la possibilità di relazionarmi con studenti che venivano da tutto lo Stivale». Lo sfogo su Instagram è nato proprio per lanciare un messaggio: siamo tutte persone. «È quello che vorrei arrivasse. Le differenze non sono così sostanziali da poter abbattere le similitudini che ci sono tra noi. Vogliamo tutti le stesse cose e non ha senso creare tensione e problemi. Le diversità ci possono arricchire, se solo ci aprissimo a conoscerle».
(da agenzie)
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