LO STATO SI E’ VENDUTO PURE L’ACQUA PUBBLICA, NON CI RESTA CHE NOLEGGIARE ANCHE I CORAZZIERI
ALTRO VOTO DI FIDUCIA SULLA LIBERALIZZAZIONE DELL’ACQUA: MANO PUBBLICA SOLO AL 30%, IL RESTO AI PRIVATI DA FINE 2010….ORA I GRANDI GRUPPI FARANNO AFFARI AUMENTANDO LE TARIFFE…IL TRADIMENTO DELLA LEGA, FEDERALISTA DEL MENGA….LA DESTRA SOCIALE DICE NO
Partiamo da una considerazione iniziale che inquadra il fenomeno: la rete idrica italiana è allo sfascio, dopo decenni di incuria e di mangiatoie.
Per annullare questo gap infrastrutturale gli esperti hanno detto che occorrerebbero 62 miliardi di euro, una cifra enorme, equivalente a dieci Ponti sullo Stretto, tanto per rendere l’idea.
In Italia, quasi nessuno lo sa, 8 milioni di cittadini non hanno accesso all’acqua potabile, 18 milioni bevono acqua non depurata e le perdite del sistema sono salite al 37%, con punte allucinanti al Sud.
Sono decenni che gli investimenti sono pari a zero, non si costruiscono acquedotti e non si fa manutenzione.
La prospettiva è di lasciare in eredità un patrimonio di acqua inquinata da industrie, residui fognari, arsenico e metalli pesanti.
A fronte di questo disastro colposo ci sono due scuole di pensiero.
Una che pensa che la soluzione siano le gare di appalto e la quotazione in borsa, l’altra che vuole difendere il principio dell’acqua come “bene comune”. Senza considerare i tanti Comuni virtuosi che hanno saputo finora gestire il servizio a basso costo e in modo eccellente e che ora si vedrebbero scippati dell’acqua pubblica.
La Lega, che dovrebbe essere federalista e tutelare questi Comuni, si rivela il solito partito patacca e si schiera ora con chi vuole vendere ai privati.
In un contesto internazionale in cui il “Contratto mondiale dell’acqua” segnala che “in nessuna altra parte d’Europa si vieta alla mano pubblica di conservare la maggioranza azionaria” ( qua ridotta invece al 30%).
Il rischio è che il servizio finisca nelle mani della grandi Spa e delle multinazionali.
E se il servizio non funziona, invece che al sindaco, uno dovrà rivolgersi a un call center.
Crescono i malumori di tanti Comuni, anche di montagna, che denunciano la “fine del federalismo e dei valori del territorio”, traditi dalla Lega.
Secondo il Governo privatizzare è l’ultima speranza per adeguarci all’Europa, ma qui sta l’inghippo.
Con lo sfascio che ereditano, l’enormità dei costi falserà completamente la gara: vinceranno solo le grandi aziende quotate, capaci di autofinanziarsi e imporsi con la forza del nome.
Ma in realtà quello che conta è il controllo.
In Inghilterra l’azienda pubblica è stata privatizzata al 100%, ma chi ha vinto ha il fiato sul collo, 24 ore su 24, di una Autorithy che vigila sul rispetto del contratto e non permette anomalie.
Vi immaginate in Italia quante speculazioni sarebbero consentite agli “amici degli amici”?
Vi sono altri aspetti da conoscere: abbiamo le tariffe più basse d’Europa, perchè nessuno ha mai osato scaricare sulle tariffe il costo dei lavori da fare.
Eppure si protesta per le tariffe dell’acqua e non per quelle del gas o dell’elettricità che invece sono le più alte d’Europa.
Si parla di una cifra sui 115 euro a testa l’anno per ogni italiano, per sistemare la rete idrica, ma nessuno osa parlare di tasse.
In Italia le liberalizzazioni non sono frutto di uno studio, ma diventano un sistema per liberarsi di guai e magari per favorire qualche privato.
Chissà come mai poi il pubblico accumula debiti e il privato ci guadagna, e non solo perchè aumenta le tariffe.
Se la gestione pubblica fosse oculata e si facessero investimenti adeguati e a tempo debito, forse anche il pubblico sarebbe un sistema sostenibile.
In ogni caso immaginate se per un contenzioso un domani un privato chiudesse i rubinetti di una intera città o regione, o non erogasse il servizio nei termini idonei. Come è possibile che lo Stato si venda anche l’acqua pubblica?
Per manifesta incapacità ad amministarla?
Beh allora si vendano o noleggino anche i corazzieri e poi si chiuda definitavamente bottega per “fallimento”.
Uno Stato serio mantiene la gestione pubblica dell’acqua, fa investimenti, conserva tariffe sociali e ripristina le infrastrutture.
Non fa bancarotta fraudolenta e poi liquida a prezzi di favore le fontanelle.
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