L’ODIO DELL’ITALIA SU TWITTER CONTRO I MIGRANTI: IN UN ANNO SONO RADDOPPIATI I TWEET, VEICOLATI DA MENO PROFILI
ESISTE UNA INTERNAZIONALE RAZZISTA CHE HA INTERESSE HA SEMINARE ODIO E MONETIZZARE IN VOTI: LA MAGISTATURA ASPETTA CHE QUALCUNO SI FACCIA GIUSTIZIA DA SOLO?
Vedere le immagini delle donne e dei bambini che scendono stremati dalla nave Aquarius, o avere la conferma dal Viminale che gli sbarchi lo scorso aprile sono diminuiti di oltre il 75 per cento rispetto al 2017 non ferma i twittatori dell’odio.
Anzi, li sprona a coprire la voce dei moderati.
È questo uno degli aspetti della diffusione dell’odio sui social rilevati dalla terza edizione della “Mappa dell’intolleranza”, il progetto ideato da Vox-Osservatorio Italiano sui diritti, in collaborazione con l’università Statale di Milano, l’università di Bari, La Sapienza di Roma e il dipartimento di sociologia dell’università Cattolica di Milano.
I ricercatori hanno esaminato oltre 6milioni e mezzo di tweet tra marzo e maggio 2018, considerando 76 termini sensibili, e hanno diffuso a livello nazionale un sondaggio online, che chiedeva agli intervistati di indicare cinque termini negativi che rivolgerebbero a sei gruppi di persone – donne, omosessuali, immigrati, diversamente abili, ebrei e musulmani – che sono di solito prese di mira dagli odiatori nei social.
Il primo dato che salta agli occhi è che sono aumentati i tweet contro i migranti.
Erano 38.000 nel 2016, sono stati complessivamente 73.390 nel 2017, con picchi significativi in momenti in cui i fatti di cronaca avrebbero dovuto spingere a compassione, o rassicurare sulla reale entità degli arrivi in Italia.
La percentuale dei tweet dell’odio passa infatti dal 32,45 per cento del 2017 al 36,93 per cento nel 2018: un balzo di 4 punti in pochi mesi, in pratica più di 1 italiano su 3 twitta il suo odio contro migranti, ebrei e musulmani.
Sono invece diminuiti rispetto all’anno passato i tweet contro le persone omosessuali. Dai 35.000 registrati nel 2016, si è passati ai 22.000 nel periodo 2017/2018, una decrescita che l’analisi sociologica allegata alla mappa interpreta come “conseguenza dell’approvazione della legge sulle unioni civili e del conseguente cambiamento culturale in atto nel Paese”.
“Le molte dichiarazioni pubbliche di personaggi famosi – scrivono i ricercatori – hanno, anche in questo senso, facilitato la visibilità del fenomeno, accrescendone dove possibile la sensibilizzazione sociale”.
È assai efficace, a questo proposito, la visualizzazione dell’odio contro gli omosessuali nelle “mappe termografiche” nelle quali il rosso intenso su una certa regione indica una maggiore concentrazione di tweet di odio. Confrontando la mappa dell’Italia prima e dopo la legge Cirinnà è evidente che le zone “calde” sono significativamente diminuite.
Sono però preoccupanti le mappe termografiche per visualizzare in quali zone d’Italia si concentrano gli odiatori dei migranti.
È rosso fuoco l’area di Milano, la più ampia, così come quella di Napoli. Seguono Roma, Firenze, Torino, Bologna e Genova a conferma, come nella rilevazione dello scorso anno, che nelle grandi città , dove si hanno comunque meno contatti diretti con la diversità , si generano più odio e paura.
“I tweet intolleranti diminuiscono dove è più alta la concentrazione di migranti – osserva Silvia Brena, co-fondatrice di Vox – dimostrando quindi una correlazione inversa tra presenza sul territorio e insorgere di fenomeni di odio: come a dire, conoscersi promuove l’integrazione”.
L’incremento di tweet con orientamento ostile verso migranti ed islamici secondo Giovanni Semeraro dell’Università di Bari “Aldo Moro” “conferma come i temi che dominano il dibattito politico trovino riscontro nelle opinioni e nelle tracce digitali che la popolazione dissemina nella rete”.
Sono aumentati anche i tweet antisemiti e resta stabile l’odio espresso in rete contro le donne, comunque ancora la categoria più presa di mira sui social.
La mappa evidenzia anche che a un aumento dei tweet violenti corrisponde però una diminuzione dei profili Twitter, il che, per i ricercatori, “parrebbe indicare una sorta di estremizzazione online dell’odio”.
Ci sono meno twittatori, ma sono però in grado di “monopolizzare e viralizzare l’intolleranza via social, con un pugno di odiatori seriali e professionali in grado di ottenere un effetto pervasivo sulle comunicazioni e le interazioni in rete”.
(da “La Repubblica”)
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