MAGGIORANZA IN FIBRILLAZIONE, VERDINI E BERLUSCONI PRESIDIANO IL MERCATO MONTECITORIO
SENZA COMPRAVENDITA IL GOVERNO SAREBBE GIA’ CADUTO… I POTENZIALI “TRADITORI” SONO GUARDATI A VISTA: ORA TOCCA A MAZZUCA… AL MOMENTO GIUSTO SAREBBERO MOLTI I DEPUTATI DESTINATI A TRAGHETTARE VERSO IL POLO
Stanno in piedi per miracolo. E grazie ai saldi di fine legislatura.
Il governo regge l’anima con i denti, ma anche quando l’interesse della maggioranza è prioritario, in aula alla Camera entrano solo se proprio non ne possono fare a meno.
Così, mentre ieri lo spread volava a 400 punti e il governo appariva sempre più impantanato sul ddl Sviluppo, alla Camera andava in scena l’ennesima dèbà¢cle della maggioranza, con il provvedimento sulla libertà d’impresa (modifica dell’articolo 41 della Costituzione , a firma Calderoli) che è stato accantonato per mancanza di numero legale.
Certo, un nubifragio aveva allagato la Capitale, ma anche i pochi presenti sul “posto di lavoro” preferivano i divani del Transatlantico alla noia dello scranno.
Ormai tutto sembra immobile.
E, invece, si muove eccome, ma sottotraccia.
Le fibrillazioni interne e il terrore, dipinto da settimane negli occhi della gendarmeria berlusconiana, di non riuscire a comprare in tempo il prossimo malpancista e di finire a gambe per aria su una sciocchezza e casomai per un voto solo, hanno convinto Berlusconi a presidiare di persona il territorio.
E così, nella sala Colletti del governo a Montecitorio, proprio a un passo dall’aula, Denis Verdini quotidianamente aggiorna il Cavaliere sulle onde e sui marosi che sconvolgono una maggioranza allo sfascio.
Ieri, poi, all’elenco di proscrizione dei possibili “traditori” si è aggiunto un altro nome, quello di Giancarlo Mazzuca.
Da tempo l’ex direttore del Quotidiano Nazionale mostra insofferenza, si accompagna sereno a chi ha già da tempo fatto una scelta di campo (Versace) e viene guardato con sospetto per i suoi contatti con uomini vicini a Casini (Galletti dell’Udc).
Verdini, a quanto pare, lo ha già avvicinato, come ha fatto con Giustina Destro e Fabio Gava che, infatti, negano pubblicamente di aver voglia di uscire dal Pdl, ma il fuoco che cova sotto la cenere è tutto legato alla possibile formazione di un nuovo gruppo parlamentare autonomo; nel momento in cui ci saranno i numeri, tutti i “ribelli” usciranno allo scoperto.
E se non saranno abbastanza (si dice che anche in zona Miccichè e Forza Sud il lavoro in questo senso sia effervescente) potrebbero anche chiedere appoggio al Terzo polo, con una scelta politica di campo a quel punto molto chiara.
Per questo Berlusconi vigila. E Verdini è pronto ad accorrere.
Al momento si guarda con ansia, per esempio, ai numeri di maggioranza all’interno di tre commissioni chiave.
Se la Destro e Gava, alla fine, facessero davvero il “gran rifiuto”, la commissione Attività produttive, dove dovrebbe transitare il prossimo (forse) ddl Sviluppo, passerebbe all’opposizione, così come la delicata Giunta per le autorizzazioni a procedere dove lo stesso Gava è scomodo ago della bilancia.
E in arrivo ci sono provvedimenti come la richiesta di scarcerazione per Alfonso Papa e l’uso dei suoi tabulati telefonici.
Oppure il via alla lettura di quelli del ministro Romano, chiesto dal pm Morosini di Palermo.
Per non parlare, poi, della Vigilanza Rai, dove l’uscita di Sardelli ha messo le forze in campo in piena parità (20 a 20) e a questo punto se anche Mazzuca decidesse di seguire la sirena Casini, la maggioranza perderebbe anche quella.
Segni di sfaldamento che avanzano e che danno l’idea di una decadenza che, però, non trova il modo di sfociare in una crisi.
Alle viste, infatti, non c’è la discussione di un provvedimento che possa essere considerato “pericoloso” per la tenuta della maggioranza.
Forse solo il ddl intercettazioni, se decidessero di farlo tornare in aula a breve, altrimenti si dovrà aspettare l’arrivo proprio del ddl Sviluppo.
Che, però, è ancora da scrivere.
Così, in un clima di caos calmo, Berlusconi guarda alle elezioni, straparlando su cosa farà per rivincerle ancora.
Come cambiare nome al partito “perchè Pdl non comunica più niente, non emoziona, non commuove”, ma intanto avanti “fino a dicembre, che da gennaio, quando le elezioni anticipate non saranno più un rischio, faremo le cose che vogliamo e ci presenteremo al Paese con straordinarie riforme” .
Quindi, sull’onda della sua endemica volgarità ha ricordato di essere stato “accusato di tutto, tranne che di essere gay”.
Ma sarebbe meglio non mettere mai limiti alla Provvidenza.
Sara Nicoli
(“da “Il Fatto Quotidiano“)
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