MARINE LE PEN IN AFFANNO: NEL SECONDO DIBATTITO TV LA VERA SCONFITTA E’ LEI
SECONDO I SONDAGGI POST-PROGRAMMA IL PIU’ APPREZZATO E’ STATO MELENCHON CON IL 25%, POI MACRON 21%, FILLON 15%, LE PEN 11%
Doveva essere la grande occasione dei candidati minori, quelli al di sotto della soglia del 5%, ma si è ben presto trasformata in una guerra di “tutti contro tutti”, in un clima confusionario alimentato dalle tensioni accumulate in queste ultime settimane.
A soli diciannove giorni dal primo turno delle prossime presidenziali, ieri sera gli undici candidati in lizza si sono dati appuntamento sul canale BFM TV per un dibattito definito “storico” dai media francesi.
Un formato inedito, che per la prima volta nella storia della V Repubblica ha riunito l’insieme dei pretendenti all’Eliseo in un unico evento, nel nome della trasparenza e della pluralità .
Durato quasi quattro ore, il confronto si è articolato su tre punti principali: creazione di nuovi posti di lavoro, sicurezza e realizzazione dei programmi presentati.
Un minuto e mezzo a testa per rispondere alle domande delle due giornaliste presenti in studio, per un totale di un quarto d’ora di intervento per ogni politico. Con simili premesse, l’esito della serata era facilmente prevedibile.
Il ritmo imposto ha livellato il tenore dei discorsi, con i partecipanti che hanno faticato nell’affermare le proprie idee davanti al pubblico francese.
Gli occhi erano tutti puntati su Emmanuel Macron e Marine Le Pen, i due favoriti al primo turno, che però non sono riusciti ad imporsi sugli altri avversari.
Il leader di En Marche! non ha saputo replicare la buona prestazione dimostrata due settimane fa in occasione del primo confronto televisivo, rimanendo bloccato su alcuni temi come quello del lavoro e della lotta al terrorismo.
Anche la rappresentante del Front National si è ritrovata all’angolo quando si è cominciato a parlare di Europa, mostrando una strategia più difensiva e prudente. Dinnanzi alle sue idee protezioniste, Macron ha replicato affermando che “il nazionalismo è la guerra” e che il progetto della leader frontista è lo stesso che quaranta anni prima “veniva pronunciato dal padre” Jean-Marie. Parole dure sono arrivate anche dal socialista Benoit Hamon, secondo il quale il terrorismo “conviene” alla rappresentante dell’estrema destra.
Ma il candidato che ha pagato più caro il prezzo della sfida è stato Franà§ois Fillon. Il leader dei Rèpublicains è diventato uno dei bersagli principali della serata, incapace di schivare i colpi portati dai suoi avversari che non hanno perso tempo a tirare in ballo i recenti scandali riguardanti gli impieghi fittizi dei suoi familiari.
Dopo essersi rifiutato di rispondere a una domanda riguardante i suoi guai giudiziari, Fillon ha subito gli attacchi di Philippe Poutou, rappresentante del Nuovo Partito Anticapitalista, che senza mezzi termini lo ha accusato di “rubare dalle casse pubbliche”. Visibilmente innervosito, il candidato della destra francese ha replicato a mezza bocca minacciando una querela.
In questa grande bagarre mediatica, l’unico vincitore sembra essere stato Jean-Luc Mèlenchon, il candidato di estrema sinistra a capo del movimento “Francia indomita”, che in queste ultime settimane si è reso protagonista di un’improvvisa rimonta nei sondaggi, attestandosi al 15%, ben cinque punti in più di Hamon.
Secondo i dati pubblicati da BFM TV subito dopo il dibattito, Mèlenchon sarebbe risultato il politico più convincente della serata per il 25% degli ascoltatori, piazzandosi davanti a Macron (21%) , Fillon (15%) e Marine Le Pen (11%).
Sebbene significative, queste rilevazioni non dovrebbero influire in maniera decisiva sul risultato finale delle elezioni.
L’ultimo sondaggio vedrebbe infatti Marine Le Pen e Emmanuel Macron passare il primo turno rispettivamente con il 25% e il 24% dei voti, con l’ex ministro dell’economia vincente al ballottaggio con il 61% delle preferenze.
(da “Huffingtonpost”)
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