MARSILIO, I DISASTRI DELLO ZELIG DI ROMA MALGRADO FONDI E NASTRI TAGLIATI
IL BILANCIO: SFASCIO SANITA’ E TRASPORTI, MA PIOGGIA DI SOLDI PER SAGRE E FIERE
Altro che marziano paracadutato da Roma: Marco Marsilio ha dimostrato che, volendo, può essere più abruzzese degli stessi abruzzesi o qualunque cosa altro voglia sembrare. Grazie a quella stessa dote che prima di lui ha reso immortale Leonard Zelig, il personaggio uscito dalla fantasia di Woody Allen, capace di assumere le movenze e persino le caratteristiche fisiche di ogni suo interlocutore, si tratti di un trombettista nero o un cinese in una fumeria d’oppio.
Da par suo Marsilio, classe 1968 già noto in gioventù come il “lungo” di Colle Oppio, per compiacere Giorgia Meloni, aveva dismesso nel 2019 i panni appena indossati di senatore della Repubblica per vestire in fretta e furia quelli di presidente dell’Abruzzo che oramai ama al punto da voler conservare per un altro lustro. Ma sempre da novello Fregoli con una promessa sempre pronta in tasca, come ha dimostrato anche in campagna elettorale. Da ultimo gli è bastato indossare il berretto da ferroviere, in quel di Lanciano, per diventare capotreno e giurare che per il Giubileo del 2025 serviranno molto meno delle solite 3, anzi 4 ore, che servono abitualmente per raggiungere Roma. L’altro giorno invece s’è fatto alpino tra gli alpini al Santuario di San Gabriele: in mezzo alle penne nere radunate ai piedi del Gran Sasso gli è toccato pure intonare il canto d’Abruzzo, il Vola vola vola e pace se non ne sapeva mezza parola. Allo stesso modo, ossia en travesti, vestito da capocantiere, ha inaugurato i lavori per allungare la pista dell’aeroporto di Pescara che però, mollata vanga e caschetto, non sono mai iniziati. Sempre meglio dello scorso anno quando, per convincere tutti che era finalmente fatta per la riapertura della piscina regionale delle Naiadi, aveva indossato cuffietta e slippino per un tuffo che si è rivelato una panciata: pochi giorni dopo l’impianto natatorio è stato posto sotto sequestro dalla Procura. E che dire di quella volta che, nel 2021, si era improvvisato geografo per dire che “l’Abruzzo è l’unica regione che si affaccia sui due mari. Anzi, su tre, compreso lo Ionio oltre all’Adriatico e il Tirreno”.
Meno di tre mesi fa invece, Marsilio si è mascherato addirittura da capo dell’opposizione: “Dormivate o siete complici?” aveva detto strigliando le file del centrosinistra reo, a suo dire, di non aver vigilato sulla porcata di fine anno voluta dalla sua maggioranza. Ossia la cancellazione di mille ettari della Riserva del Borsacchio approvata con il favore delle tenebre per la gioia dei palazzinari che si fregano le mani a Roseto e che potrebbe finire impugnata dal governo davanti alla Corte Costituzionale. Ovviamente dopo le urne di domenica. Un altro aiutino da Roma a Marsilio che ha visto mobilitarsi per la sua rielezione frotte di ministri, ma soprattutto la presidente del Consiglio, generosissima di questi tempi con l’Abruzzo: a pochi giorni dal voto sono rispuntati i soldi per la tratta ferroviaria Pescara-Roma che erano stati stralciati dal Pnrr solo lo scorso anno per mano di Palazzo Chigi. Per tacere del fatto che l’Abruzzo è stata la prima regione del sud a firmare l’accordo che sblocca i fondi sviluppo e coesione che invece Giorgia Meloni nega a Vincenzo De Luca accusandolo di volerli usare per la fiera del caciocavallo e dello scazzatiello: Marsilio, bontà sua, potrà tranquillamente adoperarli anche per la sagra delle pallotte cacio e ova e del cic ciac di maiale. C’è da dire che regnante il governatore Fratello d’Italia, le finanziarie regionali hanno registrato un record di contributi a pioggia per fiere, festival, sagre e bocciofile, un mercato delle vacche e delle cortesie finito pure all’attenzione delle Corte dei Conti. Epperò a dispetto di tanto soverchio impegno Marsilio è relegato terzultimo nella classifica che ogni anno il Sole 24 Ore dedica ai presidenti di regione: sarà per i trasporti, per le liste d’attesa drammatiche, le Asl in debito, le decine di milioni di euro che la regione sborsa ogni anno per coprire i costi delle cure che gli abruzzesi sono costretti a cercare fuori regione. O per i giovani abruzzesi costretti ad andarsene che sono circa il 12%. Dice l’Istat, mica i malpancisti pezzenti.
(da ilfattoquotidiano.it)
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